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Sanità penitenziaria: Sdr, assessore incalzi presidente cappellacci

“Ci risulta che le Regioni a Statuto Speciali, com’è la Sardegna, davanti al protratto silenzio del Consiglio dei Ministri su un provvedimento definito dalla Commissione Paritetica possano, attraverso il Presidente, non solo chiedere con autorevolezza che venga messo all’ordine del giorno dei lavori, ma anche prendere parte alla seduta. Bisogna che qualcuno lo ricordi al Presidente Ugo Cappellacci, altrimenti il CdM si occuperà sempre di altri temi”.

Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” ricordando all’assessore Antonello Liori che “ha sicuramente ragione quando afferma che la Regione ha compiuto i suoi atti a dicembre, ma il Presidente Cappellacci non può aspettare quattro mesi in silenzio che il Consiglio dei Ministri metta all’ordine del giorno e approvi il decreto. Ha invece l’autorità in base allo Statuto di Autonomia di chiedere un provvedimento urgente e comunque di farsi sentire. La Sardegna inoltre deve mobilitare anche i Parlamentari come hanno provveduto a fare altre Regioni”.

“La questione della sanità penitenziaria – sottolinea la presidente di SDR – è un’emergenza riconosciuta e affermata dai direttori, dagli operatori, medici, infermieri ed educatori, delle carceri isolane e dagli Agenti di Polizia Penitenziaria troppo spesso chiamati a piantonare in ospedale detenuti affetti da gravissime patologie. E’ particolarmente delicata e insostenibile a Buoncammino dove sono reclusi oltre 200 pazienti tossicodipendenti e quasi altrettanti con malattie del fegato, una cinquantina di sieropositivi all’Hiv, e dove si trovano anche 210 pazienti psichiatrici, alcolisti ecc. Senza dimenticare che nel CDT (Centro Diagnostico Terapeutico) sono ricoverati detenuti affetti da neoplasie, cardiopatie, ischemie, aneurismi e esiti di infarto al miocardio”

“Davanti a questo panorama sconfortante, in un momento di particolare difficoltà anche per il sovraffollamento, sarebbe auspicabile – secondo l’associazione di volontariato onlus – sentire la voce del Presidente della Regione sul perché la maggior parte di infermieri e medici spesso aspettano mesi il pagamento delle prestazioni. Tra l’altro sarebbe necessario contestualmente attivare un tavolo di concertazione per delineare con chiarezza e sufficiente anticipo l’organigramma e l’organizzazione del servizio. C’è infatti il rischio che ciascuna ASL, come in parte sta avvenendo in alcune situazioni, proceda in autonomia creando presupposti successivamente difficili da ricondurre a uniformità”.

“I problemi della sanità penitenziaria – conclude Caligaris – non possono gravare solo sull’assessore della sanità che, per quanto possa operare con avvedutezza e impegno, non può sostituirsi alla massima autorità regionale. Chiediamo quindi uno sforzo straordinario anche alle Commissioni Sanità e Diritti Civili affinché la questione sia chiusa al più presto. La problematica riguarda complessivamente almeno 2.300 detenuti a cui occorre aggiungere i relativi familiari, gli operatori sanitari e quelli penitenziari. Ancora una volta, altrimenti, l’immagine della Sardegna e l’efficienza delle Istituzioni risulteranno decisamente compromesse”. Red