Nel tardo pomeriggio di ieri si è consumata nell'Aula di Montecitorio una giornata nera per la politica naizonale. Infatti, durante il dibattito su una nuova legge per salvare dalla giustizia il cavaliere (l'ennesima), alla Camera vi è stato uno scontro totale durante l'esame della 'prescrizione breve'.
Di prima mattina si è discusso in Comitato dei nove della commissione Giustizia. Poi la tensione sale in Aula quando si decide di votare l'inversione dell'ordine del giorno dei lavori per far passare il testo che, come ricorda Federico Palomba (Idv), "estinguerebbe subito il processo Mills". Ma il 'clou' si raggiunge con il 'vaffanculo' che il ministro della Difesa indirizza al presidente di Montecitorio Gianfranco Fini dopo quella che Pd e Fli bollano come "la provocazione" di La Russa ai manifestanti che protestano fuori del Palazzo contro il progetto di legge.
Tutto comincia verso le 9 del mattino quando, durante la riunione dell' Ufficio di presidenza, Fini comunica la sua decisione di far votare l'Aula sul conflitto di attribuzioni contro il Tribunale di Milano sul caso Ruby cosi' come richiesto dalla maggioranza. Per prassi la scelta toccherebbe all'Ufficio di presidenza. Ma lui sostiene che si tratta di un caso senza precedenti e che il compito spetti all'Aula.
L'organismo presieduto da Fini comunque vota e raggiunge la parita': 9 a 9 (Fini non vota e Lombardo dell'Mpa fa sapere di essere malato). L'annuncio della seconda carica dello Stato sembra di quelli destinati a rasserenare il clima. E invece no. L'intenzione, ventilata sin da ieri nel centrodestra, di invertire l'ordine del giorno dei lavori, fa esplodere la polemica. L'opposizione parla di 'blitz' e di 'strappo' della maggioranza. Mentre il leader Udc Pier Ferdinando Casini chiama direttamente in causa il Guardasigilli per il suo "impegno non mantenuto".
Alfano, infatti ricorda l'esponente centrista, aveva assicurato di voler sgombrare il campo dalle norme ad personam per favorire il dialogo sulla "riforma epocale". Ma cosi' non e' stato. Intanto, si riunisce la conferenza dei capigruppo e fissa a martedi' 5 aprile il voto sul conflitto di attribuzioni. "Comunque in tempo per il 6 aprile", malignano nel Pd: il giorno della prima udienza del processo 'Ruby'. Fini pero' raddoppia i tempi del dibattito e garantisce l'esame di un maggior numero di emendamenti.
Il Pd, che insieme al resto dell'opposizione, aveva gia' abbandonato i lavori del Comitato dei nove, discute se replicare l'Aventino anche per l'Aula. Alcuni come Rosy Bindi sono a favore. Altri come Massimo D'Alema dicono no. Comunque, anche se non si disertera' l'emiciclo, avverte il segretario Pier Luigi Bersani "li faremo ballare" lo stesso. Sara' battaglia dura dentro e fuori il Palazzo. E cosi' avviene. Ma quando i primi manifestanti cominciano ad arrivare davanti a Montecitorio per partecipare al sit-in promosso dal Pd, Fli e Idv, La Russa esce dall'ingresso principale per vedere cosa succede.
E quando viene accolto da una salva di fischi e cori di "Fascista! Fascista!" invece di rientrare prosegue il giro prendendosela con chi e' in piazza, scortato dalle forze dell' ordine. Quando la situazione diventa complessa con i manifestanti a due metri dall'ingresso il ministro viene fatto rientrare. E lui corre in Aula a riferire l'accaduto. Il capogruppo Pd Dario Franceschini definisce "singolare" il comportamento del ministro e il fatto che si sia consentito a chi protesta di arrivare fin davanti all'ingresso della Camera.
Mentre in Fli si parla più apertamente di "provocazione". La Russa reagisce e Fini lo richiama. Lui grida "vaffanculo" all'ex compagno di partito e quest'ultimo sospende la seduta. In Transatlantico infuria la polemica e in molti anche nel centrodestra stigmatizzano l'atteggiamento del ministro proponendo come fa Pierluigi Mantini (Udc), un"test anti-droga". La Russa in serata chiama Fini ma le scuse vengono respinte al mittente. La tensione e' alle stelle e domani si potrebbe replicare.