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Raid della coalizione su Misurata

Le forze della coalizione hanno lanciato due attacchi aerei nella zona dove sono di base le forze fedeli al colonnello libico Muammar Gheddafi, nella città di Misurata, in mano ai ribelli.  Alcuni cittadini hanno detto che dopo l'attacco aereo l'artiglieria e i tank delle forze leali al rais hanno smesso di sparare. Martedì sera Gheddafi, parlando dalle rovine del suo palazzo, aveva attaccato la coalizione («Sono i nuovi nazisti») e dicendo che «noi ridiamo dei missili».

Raid aerei alleati sono stati effettuati anche sulla cittá di al-Jamil, in Tripolitania, a sud di Zuara. Lo ha annunciato la tv di stato di Tripoli. «La cittá di al-Jamil - si legge in un messaggio apparso sullo schermo - ha subito poco fa un attacco colonialista e crociato». Intanto i ribelli armati, quasi tutti civili, da giorni fermi al checkpoint di Zueitina, si sono allontanati rapidamente dalla zona subito dopo i colpi. Secondo le loro testimonianze, le forze governative si trovano a 10 chilometri dal loro posto di blocco di Zueitina in direzione di Ajdabyia e controllano gli ingressi est ed ovest della città. Attraverso la postazione dei rivoluzionari è passata un'ambulanza a sirene spiegate in direzione di Bengasi, mentre un'altra è accorsa sul posto probabilmente a recuperare dei feriti. Al checkpoint di Zueitina si respira un'aria di stallo, in attesa di riorganizzare la guerriglia.

Intanto il governo britannico ha ammesso di non sapere quanto durerà l'operazione militare, aggiungendo che l'intervento potrebbe portare a uno «stallo» tra il regime di Tripoli e i ribelli. Il ministro per le Forze armate, Nick Harvey, citato oggi dai media britannici, ha risposto: «Quanto è lungo un pezzo di spago? Non so quanto durerà. Non sappiamo se porterà a una situazione di stallo. Non sappiamo se le capacità libiche verranno neutralizzate in tempi rapidi. Chiedetemelo tra una settimana».

 

La Francia cede: sì alla Nato

Anche la Francia cede. E dice sì ad un comando Nato nell'operazione 'Odiessea all'alba' in Libia. Il pressing della diplomazia internazionale su Parigi che solo fino ad oggi pomeriggio sembrava 'blindata' sulla sua posizione, escludendo di mettere le operazioni in Libia sotto il cappello dell'alleanza atlantica, è andato a segno. E l'Eliseo ha dato il suo sostanziale via libera affidando al suo portavoce, Bernard Valero, una dichiarazione all'Ansa in cui si dice "favorevole" a un comando integrato dell'Alleanza "in sostegno alle forze della coalizione" presenti in Libia.

Convergendo così su una posizione sostenuta dall'Italia e ribadita oggi anche dal capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha definito un comando unificato quale "soluzione di gran lunga più appropriata". Una posizione - aveva ricordato Napolitano - appoggiata anche dagli Usa e della Gb. Che nel corso della giornata ha ricevuto anche l'appoggio della Turchia di Erdogan, fino a ieri schierata con Parigi in quella che rischiava di diventare una situazione di stallo. 

L'avvicinamento di Istanbul era arrivato già nel pomeriggio: Erdogan, nel corso di un colloquio con il presidente americano Obama, aveva infatti concordato sul fatto che i "contributi nazionali" per l'attuazione della risoluzione sulla Libia "sono resi possibili dalle capacità di controllo e dal comando unico e multinazionale della Nato". Lasciando così di fatto Parigi isolata nella sua posizione. 

Una posizione, quella dell'Eliseo, che nelle ore successive è apparsa sempre meno intransigente. E che ha registrato una vera e propria apertura dopo una serie di contatti - riferiti dalla Casa Bianca - tra Obama e la Gran Bretagna di Cameron e soprattutto la Francia di Sarkozy. Colloqui nei quali si è concordato sulla necessità di un "ruolo chiave" dell'alleanza Atlantica nell'attuazione della no-fly zone. Anche se Washington non parla di "comando" ma "di ruolo chiave" spiegando che la Nato dovrà essere "parte di una struttura di comando internazionale una volta che gli Usa lasceranno" la guida, anche per la più volte ribadita esigenza di coinvolgere nelle operazioni non solo i 28 paesi dell'Alleanza ma anche il mondo arabo.

La diplomazia internazionale è riuscita così a superare, almeno sulla carta, l'impasse. Anche se resta ancora tutto da chiarire cosa si intenda per 'struttura di comando internazionale' ed il nodo probabilmente non sarà sciolto se non nelle prossime ore. 

Il passaggio del comando delle operazioni militari in Libia"‚ una questione di serietà, una questione altamente politica", aveva spiegato oggi Frattini sottolineando che "non possiamo immaginare che ci siano comandi separati da ciascuno dei quali dipendano alcune scelte". 

E mentre la Germania di Angela Merkel si sfila - annunciando, secondo notizie di stampa, il ritiro dalle operazioni Nato nel Mediterraneo - da Bruxelles, nel corso della riunione dei suoi ambasciatori l'Alleanza ha accettato di prendere in carico l'embargo sulle armi, con il suo segretario generale, Anders Fogh Rasmussen, che ha annunciato che il comando delle navi e degli aerei dell'Alleanza nel Mediterraneo centrale è affidato all'ammiraglio Stavridis. Ed ha riferito che la Nato ha anche "completato i piani per imporre una no-fly zone per portare il nostro contributo, se necessario al vasto sforzo internazionale per proteggere il popolo libico dalla violenza del regime di Gheddafi". In una riunione fiume, riaggiornata a domani.