«Sono addolorato per Gheddafi e mi dispiace. Quello che accade in Libia mi colpisce personalmente». La frase è stata pronunciata lunedì sera (senza nessuna vergogna e sensibilità verso le tantissime vittime massacrate dal suo amico e sanguinario dittatore libico) da Silvio Berlusconi a Torino a margine di una cene elettorale rischia di diventare il caso politico del giorno.
Nel frattempo e giustamente il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, ha resplicato subito attraverso il suo blog: «Affronteremo con senso dello Stato il dibattito parlamentare, ma una cosa deve essere chiara: siamo addolorati per le migliaia di donne e di uomini assassinati da Gheddafi e dai suoi scherani, non certo per la sorte del leader libico. Tra il carnefice e le vittime non abbiamo dubbi da che parte stare».
Critiche anche dal Pd: «Il fuori-onda del premier, che si è detto addolorato per Gheddafi, ha dimostrato che abbiamo ecceduto nel rapporto di amicizia con il leader libico - ha detto Marina Sereni, vicepresidente dell'assemblea del partito -. Per questo fatichiamo ad avere un ruolo centrale in questa vicenda e a contenere anche un eccesso di entusiasmo dei nostri amici francesi. Se appariamo riluttanti, come il premier ieri ha dato l'impressione di essere, è difficile che possiamo contrastare anche gli errori che possono fare alcuni alleati».
Intanto gli esponenti del governo italiano continuano ad insistere sulla necessità di un passaggio del comando della missione alla Nato. E su questa linea sembra essere in sintonia anche il Quirinale: «Il presidente Giorgio Napolitano - si legge in una nota diffusa dal Colle - ha ribadito l'esigenza imprescindibile sostenuta dall'Italia, in piena sintonia con Stati Uniti, Regno Unito ed altri alleati, di un comando unificato, osservando che la Nato rappresenta la soluzione di gran lunga più appropriata».
Dell'esigenza di affidare all'Alleanza il coordinamento delle operazioni aveva parlato per primo il ministro degli i Esteri, Franco Frattini, a cui aveva poi fatto seguito l'imprimatur da parte dello stesso premier Silvio Berlusconi. «Quella in Libia non è una missione di guerra - ha sottolineato oggi Frattini -, ma di tipo umanitario per far rispettare a Gheddafi un cessate il fuoco assoluto» ed ora dopo tre giorni in cui era indispensabile un'accelerazione dell'azione «è tempo di tornare alle regole» con «un comando unificato della Nato». Frattini, intervenendo a Radio Anch'io, ha inoltre corretto le parole pronunciate lunedì da Ignazio La Russa, che a Corriere Tv aveva detto di non temere ritorsioni libiche mediante lanci di missili, quanto piuttosto eventuali attentati condotti sul territorio da singoli attentatori: «Il comitato antiterrorismo del ministero dell'Interno è attivo ed ha rafforzato tutte le misure di prevenzione. Gli italiani possono stare tranquilli. La nostra intelligence, le nostre forze di polizia fanno un lavoro straordinario di prevenzione antiterrorismo».
Il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, parlando a Canale 5 ha invece detto che «nessun paese è padrone del Mediterraneo». Di più: «C'è una risoluzione dell'Onu e non sta bene che qualcuno, come la Francia, vada più avanti anche perchè i danni maggiori di un intervento maldestro in Libia ricadrebbero sull'Italia sia in termini di massiccia immigrazione che di rischio terrorismo».