E' scontro tra Italia e Francia sul comando delle operazioni in Libia, con il malessere del governo italiano verso il protagonismo di Sarkozy esploso oggi nelle parole del premier Silvio Berlusconi e del ministro degli Esteri Franco Frattini che hanno chiesto a gran voce che sia la Nato ad assumere la guida dell'intervento e non il duo franco-britannico. Ma i francesi non si fidano del premier italiano per i suoi trascorsi di vicina amicizia con il sanguinario dittatore libico al quale ha baciato platealmente la mano (gesto del quale si è vantato il rais) e poi non si fidano neanche tanto gli inglesi e americani per i legami poco chiari tra il cavaliere e il satrapo della Libia. In ogni caso, dopo la catalessi il governo italiano, vistosi messo da parte e usato solamente per le sue basi delle quali ha anche perso il pieno controllo, in questo frangente di guerra, ha affermato ieri con vari comunicati: "Desideriamo che il comando delle operazioni passi alla Nato e che ci sia un coordinamento diverso da quello istituito finora", ha chiarito in serata da Torino Berlusconi mentre nel pomeriggio il titolare della Farnesina era andato se possibile oltre: "E' giunto il momento di passare sotto l'ombrello della Nato", altrimenti l'Italia "avvierà una riflessione sull'uso delle sue basi per riprenderne il controllo".
L'avvertimento, in serata, si farà ancora più chiaro: senza accordo, avverte Frattini, "l'Italia considererebbe l'idea di istituire un proprio comando nazionale separato per gestire le attività di comando e controllo di tutte quelle operazioni militari, in applicazione della Risoluzione 1973, che prevedono l'uso delle sette basi che il nostro Paese ha messo a disposizione".
Le richieste del governo italiano sono però accolte con un alzata di spalle a Parigi: "Per il momento la Nato non ha alcun ruolo in questa vicenda", osserva il generale francese Philippe Ponthies, portavoce del ministero francese della Difesa, e anzi "il coordinamento delle operazioni funziona bene anche "senza il comando unico". "La Francia - sostiene Ponthies - applica pienamente e unicamente la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite, che corrisponde anche alla visione della diplomazia italiana". Parigi insomma - che da soli tre anni è rientrata a pieno titolo nella struttura militare dell'Alleanza atlantica - non ne vuol sapere di trasferire il comando solo alla Nato e punta a preservare lo status quo.
Al momento la 'coalizione dei volenterosi' può contare su tre catene di comando: quella francese, quella britannica e quella americana. Troppe, secondo molti osservatori, che rilevano il rischio di una "mancanza di coordinamento" se non di una vera e propria anarchia. E troppe anche secondo l'Italia, Paese impegnato in prima linea con basi e mezzi in 'Odissey Dawn' che però finora ha visto riconoscersi poco sul piano politico. Se le operazioni non verranno ricondotte alla Nato, Roma intende "comandare" e "controllare" quantomeno sulle sue basi.
La necessità indicata dall'Italia di attenersi rigorosamente alla risoluzione 1973 dell'Onu e l'annuncio di Berlusconi sul fatto che i nostri aerei "non hanno sparato e non spareranno" hanno anche riflessi di politica interna per smussare le riserve della Lega Nord sull'intervento militare italiano. Ma l'irritazione montante nel governo e alla Farnesina verso l'iperattivismo della Francia di Sarkozy delle ultime settimane offre una chiave di lettura altrettanto interessante. "Non è questo il momento per dividersi e per trarre giudizi, parleranno i fatti", ha risposto oggi Frattini a Bruxelles a chi gli chiedeva della Francia.
Ma nelle ultime settimane non si sono contate le 'punzecchiature' sul riconoscimento francese del Consiglio nazionale transitorio di Bengasi ("Si riconoscono gli Stati, non i governi", aveva eccepito il titolare della Farnesina). Poco gradito anche il vertice 'a tre' Sarkozy-Clinton-Cameron che ha anticipato il summit all'Eliseo di sabato scorso. Sul fronte degli aiuti umanitari infine, Frattini ha ricordato a più riprese che l'Italia, "mentre altri parlano", è stato l'unico Paese ad inviare tonnellate di materiale. "Anche gli altri facciano la loro parte", è stata la frecciata di stasera di Berlusconi.