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Salis (IdV): “Mentre il mondo intero accelera il passo sulle rinnovabili, l’Italia strangola il settore delle energie pulite e sicure”.

Adriano Salis, capogruppo IDV in Consiglio regionale, si è così espresso sull’esito della riunione di venerdì scorso tra il Ministero dell’Ambiente e le Associazioni nazionali dei produttori: "Mentre il mondo intero, dopo la tragedia giapponese, accelera il passo sulle rinnovabili, l’Italia strangola il settore delle energie pulite e sicure".

"Con il decreto Romani – ha rposeguito Salis - il Governo ha manifestato con chiarezza la volontà di chiudere il fotovoltaico. Concordiamo con il giudizio espresso al termine della riunione da Massimo Sapienza, presidente di AssoEnergieFuture, e portavoce degli imprenditori del comparto: "il ministero dell’Ambiente ha espresso la sua volontà di anticipare a Maggio il termine del bando 2011 e di fissare una nuova tariffa a partire da Giugno, con incentivi che escludono gli impianti solari medi e grandi, tagliando così fuori non solo l’industria che sta cercando di sopravvivere assieme ai suoi 150.000 lavoratori, ma anche le aziende agricole e artigianali che in questi mesi hanno investito nel fotovoltaico".

"Il tetto degli 8.000 megawatt previsto dal bando è già stato raggiunto e  questo taglia il contributo italiano al comparto dell’energia pulita. – ha aggiunto il capogruppo - Si tratta di decisioni miopi,  in totale controtendenza ad esempio rispetto a quelle ribadite dal governo tedesco; che non solo ha come obiettivo 52.000 megawatt da fotovoltaico ma ha deciso proprio oggi un rilancio delle rinnovabili per far fronte alla chiusura delle sette centrali nucleari decisa dopo la tragedia in Giappone".

"Italia dei Valori si schiera a fianco delle aziende produttrici che hanno deciso di ricorrere per danni all’Alta Corte di Giustizia – ha concluso Salis - Chiederemo inoltre alla Giunta che anche la Sardegna si schieri con le altre Regioni che hanno già manifestato la volontà di ricorrere alla Corte costituzionale per chiedere l’annullamento del decreto Romani". Red.

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