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La diplomazia frena i raid e nel frattempo la Norvegia sospende la partecipazione alle operazioni

Dopo le prime ondate di raid aerei sulla Libia, si agita il fronte diplomatico. Nell'Ue crescono le pressioni perché sia la Nato ad assumere il comando dell'operazione Alba dell'Odissea, mentre i distinguo della Lega araba fanno temere un'incrinatura nel fronte anti-Gheddafi.

Alla riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue a Bruxelles, che ha approvato una terza tornata di sanzioni contro il regime libico, il titolare della Farnesina, Franco Frattini, ha auspicato che sia l'Alleanza atlantica a guidare le operazioni militari. Serve "un approccio più coordinato sotto la Nato, perché ne ha le capacità", ha spiegato. "Altri Paesi della coalizione la pensano come noi - gli ha fatto eco da Roma il ministro ella Difesa, Ignazio La Russa, "ma su questo non c'è una totale condivisione. La linea di comando della Nato è collaudata, gli assetti sono già prestabiliti e determinati. La qualità degli interventi avverrebbe in maniera più chiara e trasparente". Frattini ha anche proposto che Ue, Onu, Lega araba e Unione africana promuovano un dialogo nazionale di riconciliazione in Libia, che tenga conto dei gruppi tribali.

 Se la Nato non assumerà a breve il coordinamento delle operazioni militari in Libia, "se ci fosse una moltiplicazione dei comandi, dovremo studiare un modo perché l'Italia assuma la responsabilità del controllo delle proprie basi". Lo ha detto al termine del Consiglio Affari esteri il ministro Franco Frattini.

 La Lega Araba, da parte sua, ha ribadito il sostegno alla risoluzione 1973 ma anche la preoccupazione che civili libici possano essere colpiti dai raid. Una puntualizzazione che ha fatto dire al ministro tedesco, Guido Westerwelle, che la Germania aveva "buone ragioni" per temere questa offensiva.

Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, in visita al Cairo, ha sottolineato al segretario della Lega Araba, Amr Mussa, l'importanza che il mondo parli "con una voce sola" sulla Libia. Al termine del colloquio una cinquantina di manifestanti pro-Gheddafi hanno circondato Ban in piazza Tahrir, costringendolo a uscire da un ingresso secondario.

 Critiche all'intervento militare sono arrivate dalla Russia, il cui premier Vladimir Putin ha definito la risoluzione Onu una "chiamata medievale alle crociate" ma il presidente Dmitry Medvedev le ha definite "inaccettabili".

Il presidente russo Dmitri Medvedev ha affermato che la risoluzione dell'Onu sulla Libia è giusta: "Io non ritengo sbagliata la risoluzione 1973 perché in generale riflette la nostra comprensione degli avvenimenti".

Il governo libico ha definito "senza senso" la notizia, diffusa dall'opposizione, della morte di Khamis Gheddafi, sesto figlio del Colonnello e comandante della 32ma Brigata. Smentite anche da testimoni oculari le notizie diffuse da Al Arabiya di bombardamenti sulla capitale nelle prime ore del mattino.

Secondo i ribelli le forze leali a Muammar Gheddafi stanno trasportando a Misurata "civili da una città vicina da utilizzare come scudi umani". Gheddafi ha esortato il popolo libico di tutto il Paese a partecipare ad una "marcia verde popolare strategica" verso Bengasi impugnando rami di ulivo per fermare "l'aggressione straniera".

Intanto la società napoletana Augusta ha confermato che il rimorchiatore italiano sequestrato in Libia è ancora in navigazione e non ha raggiunto un attracco.

 La Nato "è disponibile a venire in sostegno" dell'intervento della coalizione internazionale in Libia ed è pronta a farlo "entro pochi giorni". Lo ha indicato a Bruxelles il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè.

 L'intervento della coalizione internazionale in Libia "è un successo" - ha detto Juppè - e "ha salvato la popolazione di Bengasi da un bagno di sangue".

Intanto la situazione a Misurata è sempre più critica. Un testimone ha riferito che le forze di Gheddafi hanno sparato sulla folla causando almeno undici morti. Mentre i rivoltosi temono l'utilizzo di scudi umani e la città, circondata, è ancora senz'acqua.

 Il consiglio nazionale libico ha detto che non negozierà con Gheddafi alla fine della guerra.

 L'intenzione della coalizione è che il comando dell'operazione libica passi alla Nato. "Col tempo vogliamo che il comando e controllo dell'operazione passi alla Nato", ha detto Cameron alla Camera dei Comuni.

Secondo Cameron, una volta che la Nato assume il comando, la guida dell'operazione potrà andare a un americano, un francese o a un britannico.

 Le forze della coalizione hanno ampiamente neutralizzato le difese aeree libiche e evitato "in extremis" un massacro a Bengasi. Lo ha detto il primo ministro David Cameron alla Camera dei Comuni.

 La 'no fly-zone' autorizzata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla Libia è in via di espansione, e presto arriverà a coprire un migliaio di chilometri quadrati, mano a mano che sul teatro delle operazioni arriveranno gli aerei da guerra inviati a imporre il divieto di sorvolo dai Paesi membri della coalizione internazionale: lo ha dichiarato nel corso di un briefing al Pentagono il generale Carter Ham, responsabile dell'Africom, il Comando Usa per l'Africa con sede centrale a Berlino, che finora ha coordinato gran parte dei contributi all'intervento militare contro il regime di Muammar Gheddafi. Secondo Ham, gli aerei partecipanti all'imposizione della 'no fly-zone' stanno proseguendo le rispettive missioni, al punto che le truppe di terra libiche stanno allontanandosi in direzione sud da Bengasi, 'capitale' dell'insurrezione, e dimostrano "ben poca volontà o capacità" di combattere.

 La Norvegia sospende la sua partecipazione alle operazioni militari in Libia finché non sarà chiarita la questione del comando. Lo ha detto il ministro della Difesa norvegese Grete Faremo.

 Forze fedeli a Gheddafi hanno bombardato la città occidentale di Zenten per diverse ore. Lo riferisce la tv Al Jazira senza fornire ulteriori dettagli.

 

Prima missione dei caccia italiani: Colonna di fumo dal palazzo del Rais

Nel secondo giorno dell'operazione 'Odissey Dawn' della coalizione internazionale, che ha visto la partecipazione anche di caccia italiani al fianco dei jet statunitensi, britannici e francesi sono cadute ancora numerose bombe sulla Libia.

"Da oggi i nostri aerei compiranno azioni". Lo ha detto ieri sera il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. E, infatti, poco dopo le 20 sono decollati i primi Tornado dalla base di Trapani Birgi, sede del 37esimo stormo dell'Aeronautica militare: sei in tutto i caccia italiani partiti per la Libia. Due velivoli sono tornati dopo poco alla base. Successivamente, nella tarda serata, hanno fatto ritorno alla base di Trapani Birgi anche gli altri quattro Tornado italiani. Hanno "portato a termine la loro missione di soppressione delle difese aeree presenti sul territorio libico" ha sottolineato lo Stato maggiore della Difesa. "Non siamo entrati in guerra, è un'operazione dell'Onu", ha affermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

In serata gli Stati Uniti hanno fatto sapere che le forze della coalizione non hanno l'obiettivo di dare la caccia a Gheddafi e che finora non risultano vittime civile degli attacchi occidentali. I raid, criticati apertamente dalla Lega Araba, hanno permesso di neutralizzare le difese antiaeree di Gheddafi. Sempre in serata si sono udite forti esplosioni a Tripoli e una colonna di fumo si è vista salire dall'area dove c'è la residenza del colonnello. L'ammiraglio statunitense Mike Mullen ha annunciato che la no-fly zone è stata di fatto imposta sui cieli libici, senza perdita apparente di civili. La tv libica sostiene invece che nei bombardamenti di ieri sono morti 48 libici.

Nascosto in qualche bunker super segreto, il Colonnello ha fatto sentire la sua voce con un messaggio audio trasmesso dalla tv di stato contenente minacce alla coalizione "di crociati e nazisti" e all'Italia, accusata nuovamente di "tradimento". "L'attacco alla Libia e' una nuova crociata contro l'Islam, ma sarete sconfitti, come già siete stati sconfitti in Iraq, in Vietnam e in Somalia, come vi ha sconfitto bin Laden", ha detto Gheddafi, che ha promesso una "guerra lunga e infernale". "Avete attaccato il civile popolo libico che non vi aveva fatto nulla. Siete barbari, terroristi, mostri e criminali e volete solo il nostro petrolio. Vi combatteremo e vi sconfiggeremo, perché noi siamo oppressi e colui che è oppresso vincerà, mentre gli oppressori saranno sconfitti. Chiudetevi nelle vostre basi e pensateci bene".

La seconda giornata di raid è cominciata attorno alle 12 ora di Tripoli (le 11 in Italia). Fra i vari attacchi, tre bombardieri americani 'Stealth', invisibili ai radar, hanno colpito con 40 missili la base aera di Al Watyah, 170 chilometri a sud-ovest di Tripoli. Bombardate anche le difese aeree a Tripoli e distrutta una colonna di carri armati e blindati sulla strada che collega Ajdabiya a Bengasi, la roccaforte degli insorti. Nonostante i raid, però, le truppe lealiste sono riuscite ad entrare a Misurata, terza città libica 170 chilometri ad est di Tripoli insorta in armi contro Gheddafi.

Secondo un portavoce dei ribelli, i gheddafiani sono entrati con i carri armati nel centro della città, dove si contano "molti morti". La fonte afferma anche che "alcune imbarcazioni stanno bloccando il porto impedendo agli aiuti di raggiungere la città. A partire dalle 21 di Tripoli (le 20 in Italia), il governo libico ha annunciato un nuovo cessate il fuoco. "In risposta ad un appello lanciato dall'Unione africana e in risposta alle risoluzioni 1970 e 1973 delle Nazioni Unite", ha precisato un portavoce dell'esercito libico leggendo un comunicato in tv.

C'è preoccupazione, intanto, per l'equipaggio dell' 'Asso 22', un rimorchiatore italiano trattenuto da ieri pomeriggio nel porto di Tripoli da uomini armati. A bordo ci sono otto italiani, due indiani e un ucraino. Il rimorchiatore aveva riportato a Tripoli alcuni dipendenti libici della National Oil Corporation, il colosso petrolifero di Tripoli, quando alcuni uomini armati, tra cui uno che si sarebbe qualificato come il comandante del porto, hanno fermato l'equipaggio, impedendo alla nave di ripartire. L' 'Asso 22' è di proprietà della società 'Augusta Offshore spa' di Napoli, specializzata nel servizio di assistenza alle piattaforme petrolifere e in attività di esplorazione.

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha detto che "non si può escludere un sequestro" ed ha annunciato che il rimorchiatore con gli uomini armati a bordo "sta facendo rotta verso una raffineria dell'Eni". L' 'Asso 22' si rese protagonista due anni fa di una encomiabile operazione di soccorso di immigrati in mare: nel marzo del 2009, il rimorchiatore riuscirà mettere in salvo oltre 350 migranti al largo delle coste libiche. In quel periodo il rimorchiatore, lungo 75 metri, stava assistendo tre piattaforme petrolifere al largo della Libia quando incrociò una carretta del mare in difficoltà carica di migranti che fu agganciata e rimorchiata fino al porto di Tripoli.