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Carceri: da romanzo Annino Mele monito su “Miti” e realtà sarda

La Sardegna di ieri dove l’offesa, in assenza di uno Stato in grado di applicare la legge per garantire la dignità violata, veniva sanzionata in base alla norma non scritta sancita dalla comunità. Si compiva così il destino del probo e del malvagio. L’isola di oggi in cui la criminalità, pur non assimilabile a quella  mafiosa o camorristica, presenta tratti preoccupanti distanti da quelli del passato ma con qualche traccia che ancora affiora qua e là. Se ne è parlato a Cagliari in occasione della presentazione de “Sa Grutta de sos Mortos”, l’ultimo romanzo di Annino Mele, ergastolano in carcere da 24 anni con la passione della scrittura creativa. Promosso dall’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, presieduta da Maria Grazia Caligaris, l’iniziativa ha messo a confronto l’autore, che per l’appuntamento ha posto alcuni quesiti allo scrittore e giornalista Paolo Pillonca. La lettera-riflessione, affidata alla psicologa Federica Serreli, ha costituito il costante punto di riferimento della serata.

A mettere l’accento sul contrasto tra legge scritta e codice comunitario è stata la criminologa sassarese Lisa Sole che ha ricostruito il clima culturale che ha caratterizzato la Barbagia della seconda metà dell’Ottocento e fino agli anni Sessanta del Novecento. “Un contrasto insanabile – ha sottolineato – considerando il fondamento stesso della comunità a cui l’uomo d’onore doveva rispondere quando le modalità della giustizia ufficiale non garantivano la punizione a chi si era macchiato di un gesto infame. Non si tratta però di giustificare un reato ma di delinearne i contorni, chi l’aveva commesso, in quali circostanze e perché. La gravità della “giustizia fai da te” era in qualche modo attenuata per una necessità incombente: sanare un grave torto subito”

“Nel romanzo di Annino Mele – ha affermato Paolo Pillonca – si trovano storie di uomini veri e di traditori, di virtuosi e di vigliacchi dentro paesaggi che sembrano proprio paesi noti e personaggi vividi, come la figura di Tziu Ventu. A lui spetta il compito di sanare il torto e arriva a compiere l’atto sapendo aspettare il momento giusto, senza fretta. Consapevole che non si può sfuggire al pagamento del debito”.

Rispondendo poi alle riflessioni di Annino Mele sulle dolorose conseguenze del “torrare a su connottu”, il giornalista non ha dubbi. “Bisogna intendersi sul significato – ha detto – che si attribuisce a questa espressione. Certamente sì se significa restituire dignità alle persone non lasciando che la povertà ne annienti la libertà. E quindi salvaguardare gli usi civici e tutte quelle pratiche che impediscono alle persone di rubare per vivere. Certo non si può accettare la legge del taglione”.

Sulle dinamiche sociali della comunità, sul ruolo delle donne nelle diverse epoche e sulla latitanza si è soffermato il segretario dell’associazione SDR Gianni Massa, giornalista già direttore dell’AGI Sardegna. Da segnalare infine l’intervento di Giuseppe Vignolo amico “di penna” di Annino Mele che ha presentato un componimento poetico.

L’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, che conta oltre 50 soci, è impegnata nella salvaguardia dei diritti dei cittadini, compresi quelli privati della libertà, e svolge iniziative di cultura e di solidarietà nelle strutture penitenziarie. Tiene contatti epistolari con diversi detenuti sardi e non che si trovano in diversi istituti della Penisola e con i loro familiari. Red-com