Con 10 voti a favore, 5 astenuti (Russia, Cina, Brasile, India e Germania) e nessun voto contrario il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato la risoluzione che autorizza l'imposizione di una “no-fly zone” sulla Libia «con tutti i mezzi a disposizione», incluso il ricorso all'uso della forza.
La decisione arriva mentre Gheddafi sta per sferrare l'ultimo attacco in Cirenaica a Bengasi, dopo aver riconquistato quasi tutti i centri importanti che erano caduti nelle mani dei ribelli. L'obbiettivo della risoluzione è l'immediato «cessate-il-fuoco e la fine completa delle ostilità», frase inserita su richiesta della Russia, che voleva l'approvazione di un testo diverso da quello messo a punto, nella versione finale, dalla delegazione della Francia. Una limitazione, questa, che cambia di poco la sostanza delle cose: da questo momento è possibile l'uso della forza contro Gheddafi, in pratica è esclusa soltanto l'invasione della Libia. E i tempi, vista la situazione, sono stretti.
Questo è stato sottolineato dal ministro francese Juppé nel suo intervento: «E' una questione di ore». Nessun aereo, però, partirà stanotte dalle basi italiane. Lo fanno sapere fonti del ministero della Difesa italiano, spiegando che l'aviazione militare francese, se dovesse intervenire nel giro delle prossime ore per far rispettare la “no-fly zone” imposta sulla Libia dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, non utilizzerà basi militari italiane. Il viceministro degli Esteri libico Khalid Kaim , dopo il via libera del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ha detto che il suo governo è pronto a osservare un cessate il fuoco ma che resta in attesa di dettagli tecnici dopo la risoluzione Onu. «Se ci attaccano risponderemo, questo è ovvio», ha aggiunto il ministro, che si è anche augurato che «l'Italia resti fuori» dall'azione.
I temi chiave su cui si sono confrontati i membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu sono stati la no fly zone, la protezione dei civili, da subito, a Bengasi, il divieto di voli commerciali da e per la Libia, il rafforzamento dell'embargo di armi. L'unica esclusione esplicita è stata quella che riguarda una «forza occupante» in Libia. La Gran Bretagna, poco prima dell'approvazione del documento, aveva annunciato che la Royal Air Force era pronta a sferrare la prima ondata di raid in poche ore. La risoluzione vieta «tutti i voli nello spazio aereo». Il divieto non si applica «ai voli il cui unico obiettivo è umanitario». Gli Stati, che «potranno agire a livello nazionale o tramite organizzazioni regionali», vengono autorizzati a mettere in atto la no fly zone. Le operazioni dei jet militari andranno intraprese «dopo aver notificato il segretario generale (dell'Onu) e il segretario generale della Lega Araba».
Il testo autorizza l'uso di «tutte le misure necessarie» per «proteggere i civili e le aree civili popolate sotto minaccia di attacco in Libia, compresa Bengasi», citata esplicitamente per permettere un intervento prima dell'arrivo delle forze di Gheddafi. L'Onu dovrà essere «informato immediatamente delle misure intraprese dagli Stati». In questo passaggio, rispetto alla prima versione, è stato aggiunto un inciso importante che «esclude una forza occupante». La bozza impone misure ancora più dure per fermare le armi che arrivano ai soldati di Gheddafi e «al personale mercenario armato», autorizzando ispezioni in «porti e aeroporti, in alto mare, su navi e aerei». Riguardo le sanzioni contro il regime, la bozza aggiunge nuovi nomi rispetto a quelli contenuti nella risoluzione 1970, approvata qualche giorno fa. In particolare, vengono inseriti l'ambasciatore della Libia in Ciad e il governato di Ghat (nella Libia del Sud), perché «coinvolti nel reclutamento dei mercenari» da altri Paesi dell'Africa. Vengono bloccate una serie di entità finanziare libiche quali la Central Bank of Libya, la Libyan Investment Authority, la Libyan Foreign Bank, oltre che la Libyan National Oil Company. Tutti i voli di tipo commerciale da e per la Libia vengono vietati, esattamente come quelli militari, per fermare l'afflusso di denaro nelle casse del Colonnello o l'arrivo di nuovi mercenari.
Caduto il «no» di Russia e Cina, all'Onu è arrivata la svolta, particolarmente voluta dai francesi dopo l'esplicito sostegno di Sarkozy ai ribelli. Proprio il ministro francese Juppé, al consiglio di sicurezza Palazzo di vetro, spende le parole più decise: «Non c'è più tempo da perdere» e l'intervento militare è «questione di ore». Gli Usa, fino a pochi giorni fa più prudenti, hanno mutato posizione, temendo che Gheddafi possa «tornare al terrorismo e all'estremismo violento» se riuscisse schiacciare la rivolta. Dal canto suo l'Unione europea non ha alcuna intenzione di «riprendere più i contatti con il regime di Gheddafi». Lo ha detto Michael Mann, portavoce della rappresentante per la Politica estera europea, Catherine Ashton. «Ci basiamo sulle decisioni del Consiglio europeo di venerdì scorso - ha precisato Mann - non pensiamo di riprendere il dialogo».
Fonti ufficiali dell'Unione europea hanno fatto sapere che Bruxelles è pronta «a dare esecuzione» alla risoluzione Onu. Fonti anonime Nato hanno invece sottolineato che i Paesi membri dell'Alleanza Atlantica sono pronti a esaminare le conseguenze della risoluzione Onu in una riunione imminente. «La Nato esaminerà questa risoluzione per capire se ci sono i presupposti per agire», ha poi precisato il colonnello Massimo Panizzi, portavoce italiano della Nato, a SkyTg24. La risoluzione Onu, ha aggiunto, «andrà esaminata attentamente».
Il primo ministro britannico, David Cameron, ha convocato per venerdì mattina una riunione straordinaria del governo di Sua Maestà sulla crisi libica dopo la risoluzione dell'Onu sull'uso della forza, e ha annunciato che parlerà della Libia alla Camera dei Comuni. Lo ha detto una portavoce del governo. «Abbiamo ovviamente preparato un piano d'azione per essere pronti a sostenere la risoluzione. Siamo un membro permanente del Consiglio di sicurezza e giocheremo un ruolo» nel far valere la risoluzione, ha dichiarato la portavoce. Quanto agli Stati Uniti, che si sono detti soddisfatti della decisione Onu, fonti militari affermano che si attende che il tentativo per bloccare le forze aeree di Muammar Gheddafi possa iniziare entro domenica o lunedì. Lo sforzo comporterebbe l'intervento di jet, bombe e portaerei.
Subito dopo la decisione dell'Onu è stata convocata una riunione urgente del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi con il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e i vertici militari. Alla riunione si è poi unito anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Successivamente «fonti qualificate» hanno fatto sapere che l'Italia è pronta a mettere a disposizioni basi e aerei per contribuire all'attuazione della «no fly zone» autorizzata dall'Onu. Le stesse fonti sottolineano che sono già state pianificate diverse opzioni che saranno ora valutate con gli altri partner internazionali.