Luciano Uras e Carlo Sechi, rispettivamente capogruppo e componente della Commissione Autonomia del Consiglio regionale, hanno così commentato il responso del Consiglio regionale in merito alla riforma del sistema pubblico regionale e locale: "Con un voto bipartisan, solo alcuni contrari (cinque) tra cui quelli nostri, ieri il Consiglio regionale ha approvato la conservazione del sistema esistente per l’elezione dei consigli comunali e provinciali e la costituzione degli esecutivi delle amministrazioni locali".
"Rimane confermata, pertanto, - hanno proseguito Uras e Sechi - la popolazione di consiglieri e amministratori per le otto province e per i 376 comuni della Sardegna in circa 6000 unità. Tutto ciò in una situazione, come quella determinata dalla elezione diretta dei Presidenti di Provincia e dei Sindaci che ha ridimensionato e dequalificato il ruolo delle assemblee elettive e dei consiglieri relegando la loro funzione deliberativa all’adozione di alcuni atti e piani di valenza generale e del bilancio comunale o provinciale. Si è espressa ancora una volta la incapacità di auto - riforma della politica e del sistema istituzionale regionale e locale".
"Avevamo chiesto di affiancare a questo provvedimento - hanno precisato i consiglieri - e la legge costituzionale di iniziativa regionale da noi presentata da inizio legislatura per la riduzione a 60 del Consiglio regionale. Abbiamo registrato ancora una volta il "no" bipartisan del resto del Consiglio. Abbiamo accettato il principio del "non cambiare le regole in corso d’opera" mantenendo la stessa composizione degli organi comunali e provinciali per il solo prossimo turno a condizione che immediatamente dopo le elezioni di maggio si applicasse automaticamente la riduzione del 20% prevista dalla nuova normativa nazionale. Un accordo raggiunto tra tutti in Commissione e bocciato a voto segreto su in aula".
"Avevamo anche chiesto - hanno messo i componenti della Commissione - che insieme a questo provvedimento si potessero discutere e approvare disposizioni interpretative per favorire l’applicazione delle leggi regionali in materia di cantieri comunali, per garantire maggiore occupazione; in materia di precariato, per assicurare la celere predisposizione dei piani di stabilizzazione; in materia di gestione della SBS (società bonifiche sarde) per evitare il progressivo depauperamento del patrimonio regionale nella disponibilità della società partecipata; in materia di personale regionale per rimediare ad un evidente errore nei confronti di alcuni dipendenti il cui rapporto di lavoro era stato illegittimamente interrotto e ricostituito a stipendio iniziale, con grave danno anche sul piano previdenziale integrativo. Non abbiamo fatto nulla di tutto ciò. Abbiamo mantenuto un elefantiaco sistema di rappresentanza che rischia di divorare una fetta importante delle risorse pubbliche disponibili sottratte così agli investimenti sociali ed economici per soddisfare gli urgenti bisogni delle nostre comunità. Non abbiamo affrontato alcun tema concreto e abbiamo, ancora una volta, offerto al Governo nazionale la possibilità di impugnare la legge per vizi di costituzionalità".
"Un disastro, una perdita di tempo e di credibilità dell’istituzione regionale che - hanno così concluso - si aggiunge a tutte quelle finora collezionate in questa legislatura. Ad iniziare dalla incapacità di approvare un ordine del giorno per intervenire a tutela dell’ambiente e della salute delle popolazioni e degli addetti militari del poligono di Quirra". Red.