Unità, autonomia e federalismo. La perfetta fusione tra i cardini della democrazia italiana e le spinte specialistiche della Sardegna ha avuto il suo compimento questa mattina nell’Aula del Consiglio regionale della Sardegna, riunita in seduta solenne per celebrare i 150 anni dello Stato italiano. E la consapevolezza dello stretto vincolo che lega l’isola al resto della nazione si è manifestata attraverso le parole della presidente dell’Assemblea, Claudia Lombardo: “L’autonomia per i sardi è un forte vento di passione che esalta l’amore per la propria terra e acclama l’orgoglio delle proprie radici peculiari all’interno dell’unità della Repubblica”.
L’Assemblea all’apertura della seduta ha ascoltato la lettura del messaggio che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha voluto rivolgere ai presidenti dei Consigli regionali e provinciali di tutta Italia, nel quale ha richiamato “l’identità storica e culturale della nazione che convive con il riconoscimento e lo sviluppo in senso federalistico delle autonomie che la fanno più ricca e più viva”.
Sulla specialità e l’autonomia della Sardegna, inserite in uno sviluppo di consolidamento dello Stato unitario, ha posto l’accento la presidente Lombardo durante il suo intervento di fronte a un’Assemblea partecipata ma che ha visto l’assenza, peraltro già annunciata, proprio di tutto il gruppo del Partito Sardo d’Azione. La presidente, dopo un excursus storico sulla nascita dello Stato, ha voluto ricordare le figure di quei sardi che hanno dato la vita per l’isola. Quei sardi, come Lussu e Bellieni, Tuveri e Asproni, che con le loro battaglie e il loro pensiero hanno contribuito a portare all’attenzione del dibattito politico la questione sarda: “Quel rosso che nel tricolore ricorda il sangue speso per l’Unità d’Italia è tinto anche dal sangue versato da numerose generazioni di sardi” Ma il pensiero della presidente è andato anche ai “figli della Sardegna” che anche in tempi recenti hanno continuato a dare la vita “per la salvaguardia delle libere istituzioni”.
Nelle parole della Lombardo anche il riferimento alla conquista democratica, nel 1946, del suffragio universale e del voto femminile “che fu testimonianza vivida del ruolo non secondario e fondamentale delle donne in tutte le dinamiche legate alla nascita delle istituzioni repubblicane”. Non è mancato neppure il riferimento all”Europa, vista dalla presidente dell’Assemblea sarda come “la grande sfida del futuro prossimo che attende sardi e italiani per erigere una grande patria che si fonda sulla fratellanza e la solidarietà”.
E nonostante la giornata di festa e celebrazione, mentre sotto il palazzo del Consiglio regionale manifestano gli operai dell’Eurallumina di Portovesme, la presidente ha voluto sottolineare le grandi difficoltà che in questo momento l’isola sta attraversando: “La festività solenne è fortemente offuscata dalla preoccupazione viva e sincera di tutta la classe dirigente dell’Isola per la gravità della crisi incombente, amplificata dalle carenze e dai ritardi ultrasecolari non ancora rimossi”. Salutando l’Assemblea la Lombardo ha auspicato il raggiungimento di un obiettivo “alto e nobile: la effettiva parità economica, politica e culturale tra la Sardegna, l’Italia e l’Europa”.
Dalle tribune hanno partecipato alla seduta tutte le autorità civili e militari della Sardegna che hanno potuto ascoltare, dopo il discorso della presidente, le letture di due brani di Giorgio Asproni, la “Lettera di Giorgio Asproni ai concittadini”, e di Emilio Lussu, il brano “Federalismo” da “Giustizia e libertà”.
La seduta si è chiusa con l’esecuzione di “Procurad’ e moderare” da parte di Maria Giovanna Cherchi e dell’inno nazionale di Goffredo Mameli eseguito dal coro degli allievi del Conservatorio “Pierluigi da Palestrina” di Cagliari, diretto da Giuseppe Erdas, con al pianoforte Anna Maria Irde e alla tromba Riccardo Spiga. Red