Critico l’intervento dell’on. Roberto Capelli (Gruppo Misto): “Vorrei rompere questo idillio. Mi sarei trovato a mio agio ad affrontare questa discussione se avessimo già concluso quella sessione di riforme annunciata quattro mesi fa. Mi sarei trovato meglio – ha proseguito - se prima avessimo rivisto la struttura amministrativa e burocratica della Regione, invece ci occupiamo degli enti intermedi. Mi sento come un papà che ruba la merendina al bambino che ha a fianco. Gli amministratori comunali sono coloro che stanno in prima linea, che vivono quotidianamente i problemi dei cittadini”. L’on. Capelli ha poi aggiunto: “I consiglieri di opposizione così come sono organizzate le amministrazioni comunali non possono fare il loro lavoro. Viene eliminata adesso anche la figura del Difensore civico, dopo i Cocico. Ormai ci si può rivolgere soltanto al Tar per opporsi agli atti amministrativi, con tutti i costi che ne derivano”. L’esponente del Gruppo Misto ha poi proseguito: “Mi sentirei di fare una riduzione drastica dei consigli comunali se avessimo prima ridotto i costi dell’amministrazione regionale. Questo tipo di riforme non possono partire dal basso, ma per essere credibili devono partire dall’alto”. L’on. Capelli ha poi dichiarato il suo voto di astensione, annunciando il suo voto soltanto per il comma 4 dell’art. 2. “Non sono sereno nei confronti dei nostri amministratori locali, quelli che ricevono intimidazioni, pallottole, minacce e vivono momenti difficili assieme alle loro famiglie. Vi invito a ulteriori riflessioni. Se non lo fa la Giunta lo facciamo noi del Consiglio stabilendo le priorità, e quella in discussione non mi sembra affatto una priorità neanche in prossimità delle elezioni del 15 maggio”.
E’ poi intervenuto l’on. Carlo Sechi (Comunisti – La Sinistra sarda): “In commissione nonostante le diverse posizioni siamo arrivati a un punto d’incontro per rendere le elezioni del 15 maggio serene e soprassedere alla riforma complessiva. Resta fermo l’impegno a metter mano alla riforma degli enti locali. Quella di oggi è già un contributo a quella discussione che proseguirà in Commissione. Noi diamo la priorità alla funzionalità, efficienza ed efficacia degli enti locali, prima di puntare sul risparmio”. L’on. Sechi si è detto d’accordo con Capelli a riistituire Cocico e Coreco, ma anche favorevole ai tagli previsti dal governo nazionale. “Un esecutivo più ristretto – ha affermato – renderebbe più snella l’attività dell’amministrazione e quindi la renderebbe più efficiente ed efficace”. L’esponente dei Comunisti – La Sinistra sarda ha poi proposto il taglio anche del numero dei consiglieri regionali, in particolari di quelli previsti nel listino “affinché venga salvaguardata la rappresentatività democratica”. L’on. Sechi ha poi concluso affermando che “c’è la volontà condivisa da tutti di avviare la stagione delle riforme”.
Franco Cuccureddu, nel ricordare il lavoro legislativo che ha preceduto la proposta di legge in esame, ha manifestato forti perplessità per i numerosi emendamenti presentati, anche su materia diverse, che di fatto snaturano il provvedimento e ribaltano la linea decisa in commissione autonomia. “E’meglio invece concentrarsi sui contenuti concordati-ha detto Cuccureddu- perché siamo sotto elezioni e c’era grande incertezza nei comuni sardi, perfino sul numero dei candidati da inserire nelle liste, ed esisteva una situazione a macchia di leopardo, con assessori provinciali che andavano da 3 a otto senza alcuna logica”.
L’esponente del gruppo Misto ha poi difeso appassionatamente il ruolo e la funzione degli amministratori locali, che spesso rinunciano alle loro indennità, peraltro irrisorie, a tengono in piedi le istituzioni democratiche fra mille difficoltà. Perplessità anche sulla capacità del consiglio regionale di predisporre in 6 mesi una riforma organica della autonomie locali, anche perché i tempi sul tappeto sono di grande importanza: fra questi quello dell’incompatibilità fra consigliere e assessore, che secondo Cuccureddu va rimossa. Il Consigliere ha infine auspicato maggiore attenzione sui temi che intaccano il patto di stabilità, per evitare nuove possibili bocciature che avrebbero effetti devastanti.
Molto critico sul testo il capogruppo de I comunisti-la Sinistra sarda Luciano Uras, secondo il quale “è un lavoro fatto di corsa, dove non c’è niente di riformatore, in coerenza con un sistema che vuole conservare anche quello che non funziona”. Uras, in altre parole, non creche che la legge in discussione potrà avere effetti positivi sugli enti locali. “La realtà è diversa-afferma Uras-le autonomie possono solo continuare a sopravvivere nella disapprovazione generale, mentre i precari restano precari e i senza lavoro rimangono tali. Ci si preoccupa di salvare una forma, mentre ci si dimentica completamente della sostanza”.
L’esponente della sinistra ha poi citato esempi che dimostrerebbero l’irreversibile “formalismo conservatorista” del sistema regionale: il piano del lavoro contenuto nella legge 20 del 2005, e la legge 8 del 2008 in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. Entrambi i provvedimenti, ha lamentato Uras, non hanno prodotto alcun risultato concreto. “Diffido degli ordini del giorno unanimi”-ha poi continuato Uras-perché dietro un apparente largo consenso su qualcosa c’è la volontà di mantenere le cose come stanno”.
Giulio Steri (Udc-Fli) ha dato atto alla commissione del lavoro fatto sul testo e ha spiegato che le norme in oggetto “sono necessitate e urgenti essendoci trovati di fronte a norme nazionali che hanno modificato la disciplina in materia, norme che riteniamo demagogiche perché non hanno affrontato i veri problemi”. Per Steri uno dei principi cardine da seguire è che “le regole non vanno cambiate il giorno prima delle elezioni”, è per questo che sul numero dei consiglieri comunali “non era il caso di incidere adesso”. In ogni caso un numero eccessivamente ridotto dei consiglieri nelle assemblee comunali, a parere di Steri, minerebbe il buon funzionamento di tutto meccanismo: “Quando rimetteremo mano a tutta la riforma degli enti locali – ha rimarcato - dovremo dettare una serie di norme che puntino soprattutto sull’efficienza”. Steri ha posto l’accento sul carattere di urgenza della norma, dettata dai dubbi generati dall’ordinamento nazionale.
Gianvalerio Sanna (Pd) ha voluto sottolineare il rilievo che la legge ha nel dibattito politico perché “nasce dall’esigenza di evitare che gli uffici delle Prefetture emanino direttive alle amministrazioni pur non avendo la titolarità queste funzioni”. In sostanza per Sanna si tratta di una norma che ripristina una titolarità unica e non cedibile nella materia degli enti locali. Citando Alcide De Gasperi, Sanna ha richiamato il principio ispiratore della democrazia moderna secondo il quale il ruolo di governo spetta ai cittadini attraverso i propri rappresentanti eletti e non a poche persone, in particolare ciò vale per le amministrazioni comunali: “Un tempo alla guida del Comune c’era il podestà, poi si è scelta la parola sindaco che richiama il principio della gestione condivisa”. E’ per questo, secondo Sanna, che la norma all’esame dell’Aula non debba essere interpretata come “una potatura”. Il tema del taglio dei costi della politica per il consigliere dei Democratici, non si può affrontare tagliando i rami secchi ma operando interventi organici “come quelli che la classe politica regionale ha messo in campo negli ultimi quindici anni, anche relativamente agli emolumenti e alle indennità dei singoli consiglieri regionali, ma che non va mai a finire sui giornali perché si preferisce fare del mero populismo”. Segue