I sostenitori di una no-fly zone sulla Libia vogliono arrivare oggi al voto e all'approvazione della risoluzione presentata e discussa ieri al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che impedirebbe a Muammar Gheddafi di condurre raid aerei contro i cittadini libici. Il colonnello intanto accelera nella riconquista delle città cadute nelle mani dei ribelli: oggi tocca a Misurata, dice in tv. E a Le Figarochiarisce: "Con i ribelli non tratto".
Mentre Regno Unito e Francia vogliono l'imposizione del controllo aereo, la Russia avrebbe invece dubbi sull'uso della forza contro Gheddafi e altri Paesi, come India e Germania, si sarebbero mostrati titubanti di fronte al piano di embargo presentato dal Libano, unico membro arabo al Consiglio, e appoggiato dalla Lega araba.
Nelle rivelazioni coperte da anonimato di un diplomatico dopo la riunione di otto ore, ieri notte, al palazzo di vetro, l'impotenza e le divisioni della comunità internazionale sulle modalità per fermare Gheddafi. Gli Stati Uniti avrebbero sottolineato come una no-fly zone possa essere pericolosa per i cittadini. Versione confermata dall'ambasciatore Usa all'Onu Susan Rice al termine della riunione: "Siamo interessati a una vasta gamma di azioni per proteggere i civili e aumentare la pressione sul regime di Gheddafi per fermare l'uccisione e per garantire al popolo libico di esprimersi nelle loro aspirazioni in modo libero e pacifico". Tra le misure al vaglio anche "una no-fly zone - ha detto Rice - ma l'opinione degli Stati Uniti è che ... una no-fly zone ha dei limiti insiti in termini di protezione dei civili in caso di pericolo immediato".
Per questo gli Usa avrebbero proposto un emendamento, ottenuto dall'Associated Press, che autorizzerebbe gli Stati "a proteggere la popolazione civile e obiettivi civili dal regime di Gheddafi, arrestando gli attacchi via aria, via terra e le forze di mare sotto il controllo del regime di Gheddafi". Washington sarebbe infatti molto preoccupata dell'avanzata delle truppe di Gheddafi verso Bengasi e l'emendamento sarebbe il risultato della convinzione che la no-fly zone non sia sufficiente per proteggere i civili.
Gheddafi, dopo aver detto al francese Le Figaro che non ci potrà essere alcun dialogo con i ribelli, all'emittente libanese Lbc assicura che il popolo è con lui e che per prendere Bengasi non servirà una battaglia: "Tutti i luoghi in cui (i ribelli) si nascondono, sono in via di bonifica grazie all'aiuto del popolo, sono loro a dire dove si nascondono", ha detto il rais.
Una stretta finale preannunciata ieri da una guerra di comunicati fra il regime e gli insorti rintanati in Cirenaica: il figlio di Muammar Gheddafi Seif al-Islam aveva
detto a Euronews che "le operazioni militari sono terminate, tutto sarà finito in 48 ore, le nostre forze sono vicine a Bengasi". "Solo propaganda" aveva replicato il Consiglio nazionale transitorio (Cnt), il "governo" dell'insurrezione, secondo cui "a Bengasi la situazione è tranquilla come ieri". Poi in serata lo stesso Gheddafi ha affermato alla tv libica che le forze a lui fedeli scateneranno oggi una "battaglia decisiva" per prendere il controllo di Misurata, terza città del Paese 150 km a est di Tripoli, ancora in mano agli insorti.