Il dibattito è proseguito con l’intervento di Pietro Pittalis (Pdl). L’esponente politico della maggioranza ha detto che “Mi sembra di vivere in uno scenario surreale”. Pittalis (Pdl) commentando poi negativamente la volontà di alcuni di voler sottolineare “solo e soltanto gli aspetti negativi di una vertenza per la quale il Presidente della Regione, responsabilmente, ha voluto riconoscere il merito di tutti. Avremo altri momenti di confronto, se si vuole anche di scontro politico, ma in questa circostanza dovremmo evitarlo”.
Dall’esponente del Pdl è arrivata poi una valutazione positiva sulla “prudenza istituzionale” che ha contraddistinto l’atteggiamento sia del Presidente della Regione che dell’Assessore del Bilancio e sulla scelta di rivolgere un appello alla mobilitazione della politica e della società sarda. Occorre quindi andare avanti, secondo Pittalis, perchè il risultato raggiunto non è di poco conto, “ma bisogna sforzarsi di abbandonare la cultura del piangersi addosso, valorizzando almeno le cose sulle quali siamo d’accordo”. E ciò vale, ha puntualizzato, “Anche per alcuni settori della maggioranza, che hanno forse superato il limite della ragionevolezza”.
Il Presidente della Regione-ha ricordato ancora Pittalis-ha detto chiaramente che se i risultati raggiunti in commissione paritetica dovessero tornare in discussione, la Regione proporrà il conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale: “Cos’altro gli si può chiedere?”
Per il Pd, Gianvalerio Sanna ha preso atto della “propensione festaiola” del collega Pittalis ma ha invitato tutti a rendersi conto che, su questa fase della vicenda entrate, “c’è un clima ordinario, dimesso, che fa emergere i limiti dell’atteggiamento della Regione nei confronti dello Stato”.
Nei conti del dare e dell’avere, ha aggiunto Sanna, “non c’è dubbio che lo Stato ci ha tolto molto più di quello che ci dato, con i fondi Fas e non solo con quelli”. Il consigliere del Pd ha poi criticato l’impostazione esclusivamente “finanziaria” del rapporto Stato Regione: in effetti la giunta regionale “si è barcamenata su quanto proposto dal governo, senza elaborare e rilanciare una sua idea di autonomia densa di contenuti”.
A suo parere, è mancata la politica, che poteva cercare e trovare altre risposte, ad esempio sulle concessioni demaniali e sulle accise. Sullo sfondo, inoltre, resta la questione della spesa, che costringe la Regione a non poter programmare con chiarezza ogni anno”.
In sintesi, è il giudizio di Sanna, “Si è persa una occasione per far fare alla politica sarda ed all’autonomia regionale un salto di qualità. E temo che una certa politica non voglia e non sappia trovare la voce per far valere le sue ragioni”.
Breve l’intervento di Gianvittorio Campus (Pdl) che ha preso la parola per esprimere soddisfazione per il passo avanti raggiunto “innegabilmente utile nella vertenza” e per richiamare i suoi colleghi consiglieri a una maggiore concretezza: “Le posizioni sono state chiarite, ognuna per la sua parte, ma ci sono altri punti all’ordine del giorno di questa seduta sui quali si possono esprimere i punti di vista politici, chiudiamo questo dibattito e andiamo avanti”.
Francesca Barracciu (Pd) invece non vede nessun motivo di festa e soddisfazione nel parere della Commissione paritetica Stato-Regione: “E’ solo un passo in più nel compitino che la giunta ha eseguito su diktat del governo nazionale”. Barracciu ha chiarito che l’opposizione ha sempre ritenuto non necessarie le norme di attuazione e che si trattasse di una perdita di tempo per la Sardegna. Barracciu ha richiamato il presidente Cappellacci e la sua giunta a pensare ai problemi seri dell’Isola. In riferimento all’invito della maggioranza al dialogo la consigliera dell’opposizione ha ricordato che “l’unità del popolo sardo era stata già espressa quando fu approvato l’ordine del giorno unitario, è lei presidente che non ha tenuto nella giusta considerazione i provvedimenti del Consiglio regionale”. In chiusura Francesca Barracciu non ha esitato a bacchettare il presidente Cappellacci sulla questione femminile: “Dovrebbe avere maggiore pudore quando parla dell’8 marzo e della celebrazione della capacità delle donne. Lei non ha titolo per farlo, non è credibile, lo avrà solo quando nei banchi della sua giunta, dopo l’ennesimo rimpasto, siederanno rappresentanti femminili”.
Adriano Salis (Idv) si è ricollegato all’intervento di Pittalis che aveva avuto parole dure per l’atteggiamento dell’opposizione. Per Salis: “L’opposizione non ha mai assunto posizioni irresponsabili e propagandistiche”. Salis ha voluto ricordare il percorso sulle entrate cominciato nella passata legislatura: “L’accordo sulla modifica dell’articolo 8 è già stato applicato, nel 2008 e 2009 infatti lo Stato aveva già versato nelle casse sarde circa 500 milioni a titolo di acconto, perché era stata individuata tra Soru e Prodi una fase preliminare dell’accordo che sarebbe dovuta entrare a regime nel 2010, con centinaia di milioni in più che sarebbero dovute essere versate nelle casse isolane”. “Già due anni fa – ha sottolineato Salis – all’indomani delle elezioni, avevamo esortato il presidente Cappellacci a mettersi alla testa di un movimento di popolo per chiedere l’immediata applicazione, anche per il 2010, dell’articolo 8, quantomeno per la parte che non aveva bisogno di norme di attuazione”. “Festeggerò – ha concluso Salis - quando le modifiche dell’intesa verranno approvate dal governo insieme alla variazione di bilancio dello Stato per inserire i soldi che ci spettano”. (M.P.)
Per Franco Cuccureddu (Gruppo Misto) “si tratta di una discussione paradossale dove chi dovrebbe gioire è chi ha portato a casa un risultato è chi ha trattato con il governo Prodi, trattativa che noi abbiamo sempre contestato”. In particolare Cuccureddu ha evidenziato come in questa trattativa la Sardegna abbia ottenuto meno entrate delle altre regioni a Statuto speciale e in più ha avuto il carico della Sanità e dei Trasporti. “Nella vecchia partita – ha aggiunto – non c’erano tra l’altro le accise. Questa Giunta non poteva, quindi, fare altro che trovare il modo migliore di dare attuazione a un atto. E’ un primo passo. Credo che la strada finora percorsa dalla Giunta regionale sia coerente ed efficace e che stia dando i suoi frutti”. Cuccureddu ha affermato inoltre: “Non si è perso tempo. Chi ci impedisce di spendere è il Patto di Stabilità. Quello che sorprende, certo, è che ottenere un risultato con il governo nazionale sia così difficoltoso. Bisogna creare accordi e trovare percorsi comuni con altre regioni del Mezzogiorno e con la Sicilia per portare le nostre rivendicazioni a Roma”. Per l’esponente del Gruppo misto: “La vera partita è quella del Patto di Stabilità. Roma è già riuscita ad essere esentata, grazie all’intervento dei suoi parlamentari. Non so se i nostri parlamentari saranno altrettanto coraggiosi”. Cuccureddu ha poi elencato le vertenze importanti per la Sardegna che devono essere portate avanti: il Patto di Stabilità, i Trasporti, le accise, i fondi Fas e il Demanio marittimo.
La presidente del Consiglio, on. Claudia Lombardo, ha poi dato la parola al capogruppo dei Comunisti – La Sinistra sarda, on. Luciano Uras: “Bisogna dare una valutazione positiva: abbiamo uno schema di decreto che può eventualmente essere utilizzato per investire della vertenza entrate la Corte Costituzionale. Un giudizio positivo anche perché è frutto dell’accelerazione dovuta all’insistenza della minoranza, con azioni anche dure assunte in quest’Aula, che hanno dato vita a un Ordine del giorno adottato, soltanto in parte, dalla Giunta”. Per Uras dal Consiglio regionale deve essere lanciato un segnale forte: “E’ una controversia che non è terminata e che bisogna tenere alta. Con questo governo – ha aggiunto l’on. Uras – viene ascoltato chi urla di più. Questo governo si preoccupa degli altri se gli altri lo fanno preoccupare”. Il capogruppo dei Comunisti – La Sinistra sarda ha auspicato estrema celerità nella trasmissione al Governo e ha proposto il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, dell’ex presidente Soru e di tutto il sistema economico per far sentire la voce della Sardegna. “Diamo un segnale che siamo un popolo così lo capiscono anche a Roma, – ha concluso l’on. Uras esortando a un’attenta vigilanza su un governo “nemico” – non facciamo la figuraccia che abbiamo fatto per Quirra”.
“Oggi non è un giorno di festa. Le condizioni della Sardegna non lo consentono, anche per gravi colpe del governo nazionale”. Partendo da questa constatazione amara, il capogruppo Udc-Fli Giulio Steri ha condiviso l’appello all’impegno unitario di tutte le forze politiche. Steri condivide la valutazione sulla grande importanza del passaggio con cui il Consiglio dei Ministri ratificherà gi accordi raggiunti dalla commissione paritetica Stato-Regione sulle entrate. “Dubitiamo però che lo Stato abbia la nostra stessa consapevolezza-ha dichiarato Steri-e dubitiamo che anche che prenda questa decisione in tempi brevi. Abbiamo purtroppo altri segnali”.
Steri si è poi soffermato sulla battaglia riguardante la riforma del patto di stabilità, che dovrà essere adeguato al nuove regime delle entrate, inquadrandola nella forte critica del suo gruppo al cosiddetto federalismo fiscale. “Costringerà le autonomie ad introdurre nuove tasse-ha detto l’esponente dell’Udc-Fli- e metterà in pericolo la coesione nazionale”.
La Sardegna-ha concluso-deve dunque essere capace di elaborare un suo progetto di riforma che deve partire dal riconoscimento del principio dell’insularità. Steri ha poi risposto indirettamente all’accenno polemico dell’On. Pittalis su alcuni eccessivi “distinguo” provenienti da forze alleate della maggioranza. “Se si riferiva a noi riteniamo queste critiche immeritate-ha chiarito Steri-siamo sempre disponibili al confronto”.
Il momento richiede che “la politica sarda dimostri una grande comunione di intenti”. E’l’auspicio del capogruppo del Pdl Mario Diana secondo il quale “in questo contesto e su questo argomento le polemiche sono inutili. La vera festa per noi è domani ed io esporrò il tricolore come faranno tante famiglie sarde.” Diana ha poi smentito che sulla vertenza entrate la Regione abbia proceduto con ritardo, “perché è vero che l’art. 8 entrava in vigore dal 1° gennaio 2010 ma è anche vero che da allora lo Stato non ha trasferito risorse alla Sardegna: ciò significa che le norme di attuazione erano necessarie.”
Il capogruppo del Pdl ha poi rivendicato con forza la centralità del consiglio regionale su questa partita ricordando alcuni altri temi sui quali sarà necessario il massimo impegno: patto di stabilità, concessioni demaniali, riscossione diretta da trasferire alla Sardegna di una lunga serie di “piccole” imposte come già accade in altre regioni. “Piuttosto non bisogna sprecare tempo-ha ammonito Diana-e vorremmo che anche il centro sinistra partecipasse a questo percorso garantendo tutto il suo impegno. Dobbiamo pensare in prima battuta alla riforma del patto di stabilità ma, nello stesso tempo, dobbiamo anche cercare di guardare oltre perché, dopo aver ottenuto le risorse, dobbiamo anche dimostrare, in questa legislatura, di saperle spendere per fare il bene della Sardegna”. Segue