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Il caso Ruby e le accuse dei Pm milanesi

"So che siamo diversi. Siamo su opposte barriere. Ma vi parlo con la mano sul cuore. Questa volta seguo il mio istinto e voglio spiegare come stanno davvero le cose". Se non ci fosse l'allarme nucleare in Giappone, sarebbe la 'madre di tutte le notizie' nel panorama italiano. Silvio Berlusconi si spiega a La Repubblica  sul caso Ruby, quasi uno sfogo, il suo, "anche con chi 'si trova su sponde opposte' ".

Al quotidiano diretto da Ezio Mauro che lo bersaglia da 20 anni, il premier dice: "Mentre leggevo quelle agenzie non credevo ai miei occhi. Pensavo che fosse uno scherzo di Bonaiuti. Ma le pare possibile? E' mai possibile che quelle cose rispondano al vero? Hanno messo in piazza 33 ragazze che passeranno il resto della loro vita con il marchio della prostituta. E
invece erano ragazze che hanno avuto solo il torto di partecipare a cene con
il presidente del Consiglio in cui c'erano tre musicisti e 6 camerieri. Di
questi sei camerieri, tre venivano da un'agenzia e quindi non erano miei
dipendenti".
Cene spensierate, eleganti - prosegue Berlusconi - Le ragazze facevano quattro salti in discoteca. Da sole, perché a me non è mai piaciuto ballare. Niente di più. E
ora vedo queste cose allucinanti". E aggiunge: "Io non posso credere a un uso
della giustizia così barbaro e così lontano dalla realtà. Io poi ho 75 anni e
sebbene sia birichino... 33 ragazze in due mesi mi sembrano troppe anche per
un trentenne. Sono troppe per chiunque. E poi c'è un ostacolo in più. Ho
sempre avuto vicino a me la mia fidanzatina che per fortuna sono riuscito a
tenere fuori da questo fango. Se avessi fatto tutto quello che dicono, mi
avrebbe cavato gli occhi. E assicuro che ha anche le unghie lunghe. La verità
è che la giustizia di questi signori è senza senso".

Il Presidente del Consiglio ribadisce: "Io non ho mai pagato una donna invita mia. E poi può mai essere possibile che uno paghi con dei bonifici bancari una prestazione sessuale? Ma dove si è mai visto? Io sono come una Caritas quotidiana. Pago interventi chirurgici, il dentista, le tasse universitarie a tutti coloro che ne hanno bisogno. Sono in grado di farlo e sono felice di poterlo fare. Alcuni di quei bonifici servivano a pagare il mutuo ai genitori di una ragazza. Dei signori in difficoltà. E' chiaro che queste persone sono anche attirate dal fatto che io sono una persona con certe possibilità. Ma io ho sempre aiutato e l'ho fatto anche contante altre persone".

Berlusconi sottolinea che "nessuna di queste ragazze dice di essere stata pagata. Perché non è mai accaduto. Poi con bonifici bancari... ma quando mai? Per di più 130mila euro per una prestazione sessuale... Sono indignato. Anche perché negli altri paesi le intercettazioni telefoniche non sono pubblicabili, solo da noi avviene una barbarie come questa".

Sulla telefonata alla Questura di Milano Berlusconi afferma: "Posso giurare
che una settimana prima avevo parlato con Mubarak per almeno 15 minuti di
questa ragazza. Ho tutte le testimonianze. Gli interpreti e i commensali
possono confermarlo. In quei giorni poi mi stavo occupando della crisi tra la
Libia e la Svizzera. Ho pensato: e se anche da noi una parente di un premier
straniero, in questo caso Mubarak, va in prigione? Che succede? Abbiamo allora mandato una persona incensurata per risolvere il problema. Senza contare che
il presidente del Consiglio ha il diritto di intervenire in campo amministrativo. Mi hanno spiegato che Craxi fece cose simili in occasione del caso Sigonella". E aggiunge: "Io ho chiesto solo informazioni, nessuna pressione. Lo dicono anche i funzionari di polizia. Non c'è una vittima e non  c'è un trattamento privilegiato. E' solo una montatura, uno scandalo. Perché la gente, sa, è cattiva".

"Pensi che i genitori di alcune di quelle ragazze sono stati licenziati solo per il fatto che c'è questa inchiesta. Tutte queste ragazze non possono più lavorare, non possono fare una sfilata, nessuno offre loro un contratto. Io voglio difenderle pubblicamente. Perché per 14 mesi i telefoni sono stati messi sotto controllo. I miei avvocati mi hanno imposto di non rispondere più alle loro telefonate. E giustamente alcune di loro hanno pensato che le stessi scaricando. Ma, lo ripeto, non c'è un solo motivo che giustifichi un reato. E' fatto tutto solo per gettare fango sull'immagine di queste ragazze. Che rischiano di passare il resto della loro vita con una macchia indelebile. Per questo andrò in tv: per spiegare tutto questo, per difendermi e difendere quelle ragazze. E parteciperò a tutte le udienze dei processi. Anche se non sarà facile. Perché non è per niente facile affrontare quattro processi e fare il presidente del Consiglio".

"Emilio Fede si farà interrogare dai magistrati, ma non prima di una decina di giorni, giusto il tempo di prendere visione di tutti gli atti che ancora non conosciamo". Lo ha dichiarato l'avvocato Nadia Alecci, difensore del direttore del Tg4, indagato nel caso Ruby per induzione e favoreggiamento della prostituzione e prostituzione minorile. In mattinata il legale ha incontrato il procuratore aggiunto Ilda Boccassini che coordina l'inchiesta. In 'teoria', secondo quanto stabilisce il codice, Fede ha venti giorni di tempo per presentare memorie a difesa o chiedere di essere sentito.