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Trentacinque arresti in Lombardia per associazione per delinquere, estorsione, spaccio di droga, minacce e smaltimento illecito di rifiuti.

Effettuati ieri mattina in Lombardia da parte del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano, dei Carabinieri del Ros, in collaborazione con la Polizia locale, 35 presunti affiliati alla 'ndrangheta. Inoltre sono stati sequestrati beni per 2 milioni di euro.

Gli arrestati sono indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, minacce, smaltimento illecito di rifiuti e spaccio di sostanze stupefacenti. L'operazione è coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, insieme ai pm Alessandra Dolci, Paolo Storari e Galileo Proietto.

Questa operazione giunge a quattro giorni di distanza dall'allarme lanciato nella relazione annuale della Direzione nazionale antimafia per la «penetrazione con il modello della colonizzazione» delle cosche calabresi di 'ndrangheta in Lombardia.

Non c'è solo la «classica» e diffusissima infiltrazione nel settore del movimento terra nei cantieri edili di Milano, ma anche la gestione della «security» in molti, notissimi, locali notturni, l'estorsione agli esercizi pubblici che sorgono nelle stazioni della metropolitana, l'attività di «pizzo» ai chioschi dei «porchettari», il controllo dei posteggi fuori dalle discoteche più celebri, gestione di cooperative appaltatrici dei servizi di trasporto in Tnt e persino una «tassa» imposta a chi intendeva spacciare in alcune piazze della città. È l'inquietante quadro, l'ennesimo, che emerge dall'operazione, denominata «Redux - Caposaldo». Delle 35 ordinanze di custodia in carcere richieste dalla Dda di Milano e disposte dal gip Giuseppe Gennari, ben 14 contestano l'associazione per delinquere di stampo mafioso e sono indirizzate a personaggi di primo piano della 'ndrangheta «milanese».

Oltre al boss Giuseppe «Pepé» Flachi, suo figlio Davide ed Emanuele Flachi (ritenuti legati ai Pesce di Reggio Calabria, e da decenni imperanti dalla Comasina a Quarto Oggiaro, dalla Bovisa ad Affori fino a Bruzzano), per il 416 bis sono scattate le manette anche ai polsi di Paolo Martino, considerato «diretta espressione» della famiglia reggina dei De Stefano, e di Giuseppe Romeo e Francesco Gligora considerati punti di riferimento delle cosche di Africo in Lombardia.

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