Federalismo municipale vuol dire più tasse per tutti. Per chi le paga, ovviamente, e i lavoratori dipendenti e i pensionati le pagano “alla fonte”. Per loro, più che per altri, il governo Berlusconi ha apparecchiato una bella stangata: arriverà con l’applicazione del decreto sul federalismo municipale, dazio dovuto alla Lega per consolidare una maggioranza che spesso mostra crepe. Il federalismo municipale porterà all’aumento delle addizionali Irpef per 16 milioni di contribuenti. A calcolarlo è il Dipartimento politiche economiche della Cgil con uno studio che mette in fila una serie di passaggi: il federalismo municipale dà ai Comuni la possibilità di aumentare l’addizionale Irpef, “opportunità” concessa a quei municipi che oggi applicano un’aliquota inferiore allo 0,4%. Potranno rincarare la dose dello 0,2% l’anno (per un massimo di +0,4% quindi al massimo per 2 anni). Restano esclusi quei Comuni che gli aumenti l’hanno già fatti (si pensi a Roma che applica lo 0,9% cioè l’aliquota massima di imposta).
Considerata la maxi scure che il governo ha fatto calare sui trasferimenti ai Comuni (4 miliardi tra quest’anno e il prossimo) è del tutto evidente che poter andare avanti e garantire qualche servizio di base i municipi dovranno recuperare per altre vie quanto tagliato da Tremonti.
La Cgil ha stimato in 3500 i comuni che aumenteranno le tasse, il 44% dei Comuni italiani, per un totale di 16 milioni di cittadini. Tutte le regioni sono coinvolte, a nord e a sud indifferentemente. Pagheranno soprattutto quelle a statuto speciale, a partire da Trentino Alto Adige (con 327 comuni coinvolti) e Sardegna (297 comuni), mentre tra quelle a statuto ordinario, i picchi si registrano in Lombardia (804 comuni), Piemonte (514 comuni) e Campania (194 comuni). È chiaro che a essere penalizzati maggiormente saranno proprio i Comuni dove le addizionali Irpef sono oggi zero, e ci sono quindi i margini più ampi di aumento.
Il record di aumenti - ipotizza la Cgil - potrebbe toccare a Milano con, nel 2012 rispetto al 2010, un aumento medio di 122 euro per lavoratori dipendenti e pensionati. 86 euro a Venezia, 80 a Bologna, 78 a Catania, 69 a Genova... e via così fino ai 27 euro di Torino, 26 a Firenze, 24 a Napoli, Bari e Verona, 3 euro a Palermo. «Già a partire da quest’anno il federalismo municipale comporterà inevitabilmente più tasse e mal distribuite», rileva il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, «a pagare saranno ancora una volta gli stessi».
Lo sblocco delle addizionali si tradurrà in un fisco più pesante sul lavoro, già particolarmente gravato, «a scapito della crescita e dell’equità. E questo perché non si modifica l’assetto attuale del sistema fiscale, se non per l’attribuzione ai diversi livelli istituzionali-territoriali» Il federalismo così come è stato partorito dalla maggioranza berlusconiana è infatti lontano dai principi di equità e solidarietà che pure poteva assumere, «non si dovevano riorganizzare le tasse come tra “fette” - continua Barbi - ma allargare la “torta” delle entrate, istruendo un allargamento delle basi imponibili, come ad esempio le grandi ricchezze e le rendite finanziarie». Per aumentare il gettito senza aumentare le tasse.