Il capogruppo dell’Idv, Adriano Salis, ha espresso la propria solidarietà ai due rappresentanti dell’Ogliastra in Consiglio regionale, Sabatini e Stochino, che “pongono le loro giuste preoccupazioni”. Salis ha ricordato all’assessore Liori che già in occasione della discussione sulla creazione di un Albo per le morti di tumori era giunta dall’Idv l’indicazione a porre attenzione sull’allarme dell’opinione pubblica sarda, e in particolare dell’Ogliastra, su questa vicenda. Ha quindi sottolineato che quando si parla di industrie legate alla guerra, si parla anche di business miliardari, “che nella povertà della Sardegna e soprattutto di alcune zone, fa sì che i poligoni militari svolgano una funzione economica rilevante”.
Salis si è poi appellato al buonsenso e alla responsabilità dei Consiglieri regionali, per prendere una decisione. “Non mi fido delle indagini fatte finora a Quirra – ha detto - perché sono state gestite in maniera non trasparente”, riferendosi alle bonifiche affidate a una società “che ha una quota azionaria nelle aziende che fanno le armi poi impiegate a Quirra e Teulada”. Ha pertanto domandato che le analisi siano affidate a “un’entità indipendente”. Infine, ha concluso ricordando che “nei 1.100 ettari dello stabilimento Syndial di Porto Torres sono ostati effettuati 1.500 carotaggi, mentre nell’area del Poligono di Quirra, su un’estensione di 13 mila ettari sono stati eseguiti solo 200 campionamenti. Un dato che statisticamente è assolutamente insufficiente”.
Luciano Uras, presidente del gruppo Comunisti - La Sinistra Sarda in Consiglio regionale, si è detto maggiormente interessato ai rapporti Stato-Regione in relazione alle servitù militari. “Voglio comprendere – ha dichiarato - quale sia la vocazione di questa Regione, se sia di servitù, nel termine tecnico della parola”. Uras ha sostenuto che la Sardegna è “il campo di esercitazione delle forze armate italiane, del Patto Atlantico e di tutti coloro che intendano sperimentare armamenti e munizionamenti, pagando per questo lo Stato italiano”. Ha quindi ricordato che “tratti di mare di impressionante vastità” nella nostra Isola sono altamente inquinati e praticamente impossibili da bonificare perché “servirebbero troppi soldi”. Secondo Uras è necessario dire “una cosa soltanto: che non accettiamo di essere più una servitù. Questa è una regione autonoma, di una Repubblica democratica. Se fossi stato io il presidente della Regione, oggi avrei parlato. Ma noi abbiamo un presidente che pensa più a un’uniformità di visioni con il proprio partito, e anche per questo siamo una servitù. E ogni tanto – ha concluso - siamo anche servili e servi e forse è venuto il tempo di scegliere tra noi quella parte meno servile”.
Il capogruppo del Pd Mario Bruno, ha esordito ricordando che lo Stato – “come da noi pronosticato” - ha impugnato due leggi della Regione Sardegna, la n.5/2011 che contiene disposizioni che integrano le norma per la protezione della caccia nell’Isola e la legge finanziaria 2011. Ha quindi ricordato gli elementi in comune tra la mozione su Quirra presentata in Consiglio regionale e le due mozioni presentate in Senato da Pd e Pdl, che stabiliscono non si “possa mettere in contrapposizione il diritto alla salute con quello al lavoro. Quando è in gioco la salute dei cittadini – ha precisato Bruno - ogni altra preoccupazione deve essere messa da parte. È nostro dovere, pertanto, chiarire i dubbi e le paure”. Bruno ha ricordato la lettere inviata al presidente Cappellacci in cui lo si invitava a portare il caso Quirra in Consiglio dei Ministri e a “porre fine al suo imbarazzante silenzio”. Per il leader dell’opposizione occorre una presa di posizione forte e determinata sul tema delle servitù militari mentre con la Giunta Cappellacci “il tema è scomparso, colpevolmente rimosso negli ultimi due anni, e non si comprende quale sia posizione della maggioranza sull’ingombrante presenza militare nell’Isola che sarebbe da porre sotto l’attenzione dello Stato”.
“I dati pubblicati sugli organi di informazione sulla realtà di Quirra sono o possono apparire inquietanti ma, dal punto di vista scientifico, risultano incompleti ed insufficienti”. Lo ha dichiarato l’Assessore regionale della Sanità Antonello Liori (Pdl), intervenuto al termine del dibattito sulla mozione riguardante il poligono militare di Quirra, presentata da Claudia Zuncheddu (I Comunisti-La Sinistra sarda). L’Assessore ha confutato sia i dati sulla popolazione locale che quegli relativi agli allevatori. “Dai primi, ha sostenuto Liori, non si capisce nemmeno se si tratta di popolazione residente e questo vale per civili e militari. Sui secondi, se fossero veri, saremmo a livello di Chernobyl”.
E’vero, però, ha riconosciuto l’Assessore, che dobbiamo risposte alla società sarda e che, allo stato attuale delle conoscenze, non possediamo tutti gli elementi necessari per rassicurare la popolazione.
“Contiamo entro un anno – ha concluso – di presentare una relazione completa, ambientale ed epidemiologica. La stiamo predisponendo con la collaborazione di qualificati organismi scientifici nazionali, e contiamo di acquisire anche quella dell’Istituto Tumori di Milano”.
La replica all’assessore Liori è stata affidata a Chicco Porcu (Pd) che si è dichiarato soddisfatto per la consapevolezza dell’assessore e di tutti i consiglieri intervenuti, dell’esistenza di un problema serio che deve essere affrontato. “Vedo un punto di accordo sul fatto che occorrono ulteriori dati e accertamenti, ma chiedo all’assessore se concordi sul fatto che l’attività del Poligono di Quirra vada comunque sospesa in attesa di avere questi dati. È necessario darsi dei tempi, non si può pensare a dare il via a ricerche che andranno avanti per anni mentre continuano le esercitazioni. Un monitoraggio va fatto a bocce ferme”.
L’altro punto da chiarire, secondo Porcu, è il riequilibrio complessivo della presenza delle basi in Sardegna: “Oggi 35mila ettari di terreno della nostra regione portano il peso dei gravami militari, un peso che deve portare a una perequazione su quanto la Sardegna ha già dato allo Stato”.
Porcu ha dunque proposto di sospendere il voto sulla mozione 103 (Zuncheddu e più) per poter predisporre un ordine del giorno che racchiuda le questioni sanitarie legate alla “sindrome di Quirra” ma soprattutto che impegni la Regione e il suo presidente a porre sul tavolo del federalismo l’esigenza di un riequilibrio che restituisca il territorio ai sardi liberandolo dalle servitù militari.
Accogliendo la proposta di Porcu la presidente Lombardo ha proseguito i lavori dell'Assemblea dando la parola a Giacomo Sanna (PSd’Az) che ha illustrato la mozione 111 (Sanna e più) sul trasporto marittimo Sardegna-Continente-Sardegna-Isole minori.
Sanna ha ricordato l’importanza di un tema, quello della mobilità dei sardi, ormai onnipresente da anni nei lavori del Consiglio regionale. Sanna ha sottolineato come la recente gara per la privatizzazione della Tirrenia “sta portando un gruppo di tre imprenditori napoletani a fare cartello, con il rischio per i sardi di essere tagliati fuori e perdere una grande occasione”.
Sanna ha ricordato la battaglia degli anni Ottanta per la nascita di una compagnia di navigazione di bandiera e come oggi la questione possa essere riproposta se la Regione “saprà inserirsi con autorevolezza nella partita nazionale, così come il Consiglio regionale stesso ha deciso inserendo la questione in Finanziaria”.
La situazione che si sta creando, per il consigliere sardista, ha gravi conseguenze sull’aumento indiscriminato delle tariffe da parte delle altre compagnie a scapito dei residenti in Sardegna, del trasporto merci e della mobilità turistica con grave danno per l'economia della Sardegna. “La colpa di questo è di tutti noi, ma prima di tutto di questa maggioranza, non possiamo tacere su questo tema così importante”.
“La mozione all’ordine del giorno impegna la giunta regionale ad attivare tutte le procedure necessarie per garantire una tariffa unica per tutti i sardi da e per la Sardegna e per le isole minori; la partecipazione alla privatizzazione di Tirrenia così come disposto dalla legge regionale 1 del 19 gennaio 2011; l'istituzione della continuità territoriale delle merci e per assicurare alla Sardegna di svolgere un ruolo importante nel mercato turistico e commerciale, assicurando servizi di alta qualità, sostituendo i traghetti con navi moderne e più veloci, scongiurando così una disparità di trattamento nei confronti dei cittadini e favorire così lo sviluppo della nostra economia”.
“E’importante che la Regione riveda con urgenza la sua posizione sulla privatizzazione della Saremar, perché entro il 14 marzo, gli enti locali del territorio esprimeranno con forza, a partire da una prossima riunione a Carloforte, una linea contraria a questa scelta e favorevole, invece, al mantenimento del 51% delle quote societarie nelle mani della Regione”. Nell’esprimere questa opinione, il capogruppo dell’Idv Adriano Salis ha proseguito inquadrando il problema in termini generali, e suggerendo che la nuova Saremar a maggioranza pubblica “trovi spazio all’interno dell’agenzia regionale del trasporto, come soggetto firmatario di contratto”.
Secondo Salis, queste tesi sono “Simili a quelle di Giacomo Sanna, della cui proposta condivido molti contenuti, e sono d’accordo anche sul ricercare una linea unitaria del consiglio”. Salis ha concluso auspicando che dall’assemblea emerga una posizione condivisa, che potrà essere “concretizzata in un ordine del giorno”.
Secondo l’On. Angelo Stochino (Pdl) “non si è riflettuto abbastanza sui danni provocati dalla soppressione della linea bisettimanale Tirrenia Arbatax-Olbia-Genova, che tanti danni ha causato ai passeggeri ed al sistema economico locale e regionale”. Stochino ha citato alcuni dati a supporto: l’80% del trasporto su ruote è concentrato nella zona sud dell’isola. Ora la distanza Cagliari-Arbatax, di 140 chilometri, può essere coperta da un mezzo pesante in 2 ore circa, mentre per arrivare da Cagliari ad Olbia (percorso ora obbligato dopo la scelta di sopprimere la linea con Arbatax), servono ben 4 ore.
E tutto questo è avvenuto, ha ricordato l’On. Stochino, senza che la Regione sia stata neppure consultata informalmente. Occorre, in altre parole, “recuperare un ruolo in un settore strategico per la nostra economia-ha concluso l’esponente del Pdl – ed è necessario farlo in questo momento in cui si stanno assumendo decisioni di grande importanza”.
Si è aperta la discussione generale sull’interpellanza 202/A (Bruno e più) "sull’annunciata cessazione dell’attività di Enermar trasporti srl sulla tratta La Maddalena – Palau". Pier Luigi Caria (Pd) ha esordito ribadendo il diritto alla mobilità per le isole minori e si è detto deluso dall’operato della Giunta regionale e del presidente Cappellacci che, “chiusa la partita del G8, ha fatto calare il sipario su La Maddalena”. Secondo il consigliere dell’opposizione non si è saputa sfruttare un’occasione che avrebbe permesso di risvegliare l’economia dell’arcipelago, e colpevolmente la Giunta non ha avviato alcun processo di riconversione, necessario per un’isola che “ha pagato con un alto costo la presenza militare nel suo territorio. Unico centro sul mare della Sardegna – ha concluso - a non avere registrato negli ultimi 30 anni nessuna crescita, nonostante sia caratterizzato da bellezze uniche al mondo”.
Efisio Planetta (Psd’Az) è intervenuto sulla mozione 111 (Giacomo Sanna e più) sostenendo, come già fatto dal suo capogruppo, la necessità per la Sardegna di dotarsi di una propria flotta marittima e invitando l’intera Assemble a raccogliere questo segnale. Secondo Planetta il regime di monopolio della Tirrenia – “che riceve 480 milioni di euro l’anno di aiuti pubblici” – ha prodotto fino ad oggi “l’unico risultato di danneggiare la libertà di movimento dei sardi e con essa i diritti di equità e di uguaglianza”. Una circostanza che dimostrerebbe come nei fatti l’Isola sia ancora una colonia dello Stato italiano, definito da Planetta “il vero separatista”. L’invito del consigliere del Psd’Az è quello di riflettere sull’entità dei finanziamenti statali alla Tirrenia alla luce del livello scadente del servizio fornito in regime di continuità territoriale. “La Tirrenia – ha denunciato – ha lucrato a piene mani sulla nostra Isola. Guadagni di decenni avrebbero dovuto indurla a un altro atteggiamento. Vogliamo - ha concluso - finalmente stabilire che quello che ci spetta e che ci è dovuto non può essere trattato?
La presidente Lombardo al termine dell’intervento di Planetta ha convocato la conferenza dei capigruppo. I lavori riprenderanno alle ore 16,30 Red