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Niente aerei italiani per la no fly zone sulla Libia

Il ministro degli Esteri Franco Frattini spiega che sono stati avviati contatti col Consiglio nazionale libico costituito dagli oppositori, e che per quanto riguarda un'eventuale decisione internazionale per una No fly zone è difficile l'ipotesi di aerei italiani coinvolti.

“La prima cosa da fare con nervi saldi è essere consapevoli che questa tragedia davanti a noi (gente che muore, guerra civile) non possiamo fermarla domani, se non facendo la guerra. E la guerra non è un videogioco, la guerra è una cosa seria. La 'no fly zone' -ha proseguito- vuol dire che ci sono aerei che sorvolano impedendo ad altri aerei di alzarsi in volo e se gli aerei si alzano in volo bisogna sparare". "Evidentemente quindi l'unica cosa seria da fare è considerare i pro e i contro e in che modo Paesi come l'Italia possano contribuire. E la disponibilità delle basi l'Italia l'ha già confermata l'ho detto in varie occasioni, con la condizione che ci sia un quadro di legittimità internazionale, una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu su cui i Paesi membri stanno già lavorando, e una decisione della Nato".

A questo proposito, Frattini ha ricordato che l'Italia ha già dato il via libera al cosiddetto 'contingency plan', un piano della Nato che esamina tutte le opzioni per una no-fly zone.

 E' salito ad oltre 200 mila il numero di persone fuggite dalla Libia, stando agli ultimi dati resi noti dalle Nazioni Unite. Si tratta, dice l'Organizzazione internazionale migrazioni (Oim) soprattutto di lavoratori migranti. A Bengasi e' arrivato il pattugliatore italiano Libra, con 25 tonnellate di aiuti della cooperazione, tra medicine, generatori corrente, potabilizzatori e acqua. Un raid aereo è stato effettuato oggi nei pressi del porto petrolifero di Ras Lanuf, est libico, apparentemente nelle mani dei rivoltosi. 

 In un’intervista al Journal du Dimanche, pubblicata oggi dal Corriere della Sera. Gheddafi ha ammonito l’europa “Senza di me L’Europa sarà invasa” "Tutti hanno sentito parlare di Al Qaeda nel Maghreb Islamico ha detto - In Libia c'erano cellule dormienti. Quando è esplosa la confusione in Tunisia e in Egitto, si è voluto approfittare della situazione e Al Qaeda ha dato istruzioni alle cellule dormienti affinché tornassero a galla. I membri di queste cellule hanno attaccato caserme e commissariati per prendere le armi. E' successo a Bengasi e a Al-Baida, dove si è sparato. Lo sostiene Muammar sostiene che "gli eventi sono stati presentati all'estero in modo molto diverso. E' stato detto che si sparava su manifestanti tranquilli... ma la gente di Al Qaeda non organizza manifestazioni! Non ci sono state manifestazioni in Libia!” Il colonnello libico contesta la cifra dei 6mila morti e sulla risoluzione Onu contro la Libia afferma: "Non è competente per gli affari interni di un Paese. Se vuole immischiarsi, che invii una commissione d`inchiesta Io sono favorevole". 

E conclude: "Il regime qui in Libia va bene. E' stabile. Cerco di farmi capire: se si minaccia, se si cerca di destabilizzare, si arriverà alla confusione, a Bin Laden, a gruppuscoli armati. Migliaia di persone invaderanno l'Europa dalla Libia. Bin Laden verrà ad installarsi nel Nord Africa e lascerà il mullah Omar in Afghanistan e in Pakistan. Avrete Bin Laden alle porte".