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I mercenari pagati dal dittatore libico causano decine di morti e con i loro carri hanno bombardato le case e tutto quello che vedono.

E' guerra vera alle porte di Tripoli dove Gheddafi ha dato la parola ai carri armati ed ai suoi fedelissimi. E' stata una giornata di aspri combattimenti e di sangue a Zawiya, la città vicino alla capitale che tra le prime era passata in mano ai ribelli e che ora è al centro di una drammatica battaglia tra i soldati fedeli al rais e gli insorti. In serata un bilancio approssimativo raccontava di decine di morti (50 per i ribelli, 30 per fonti mediche) e centinaia di feriti. Ma una stima reale e' impossibile in una realtà dove lugubri testimonianze riferiscono di gruppi di cadaveri portati via con i camion per ripulire la scena ed i giornalisti vengono accuratamente tenuti lontani con la scusa di voler "garantire" la loro sicurezza. 

I carri armati inviati da Muammar Gheddafi si sono fatti largo "sparando su qualsiasi cosa", anche su una moschea in cui poco prima avevano cercato rifugio centinaia di persone, come hanno raccontato le voci giunte dalla città bombardata, ma i ribelli a fine giornata hanno detto di essere riusciti a respingere i due attacchi delle truppe di Tripoli. Se rimane incerto il bilancio numerico diventa di ora in ora più chiaro che si è trattato di un "massacro", come l'ha definito un medico della città. In questo clima mentre il governo di Tripoli chiede la sospensione delle sanzioni contro il regime sostenendo di aver fatto solo un uso "modico" della forza contro gli insorti. 

Nonostante la strategica città di Zawiya sia dilaniata, dopo una giornata di combattimenti i ribelli hanno annunciato di aver preso il controllo della città portuale di Ras Lanuf, sede di un importante centro petrolchimico a soli cento chilometri da Sirte, città natale e roccaforte di Gheddafi. I governativi sono entrati a Zawiya già questa mattina con i carri armati dopo aver bombardato con i mortai il centro cittadino, dove erano asserragliati i ribelli. 
"Ci sono decine di morti, stanno sparando anche sulla moschea. Al Zawiya è una città martire", ha detto un abitante. 

La controffensiva è cominciata all'alba di ieri con una prima incursione delle forze di Gheddafi nel centro della città, durante la quale i lealisti sono andati alla ricerca casa per casa dei capi della rivolta e hanno piazzato numerosi cecchini negli edifici vuoti. I soldati si sono poi ritirati, facendo esultare gli insorti che credevano di aver respinto l'attacco. Dopo alcune ore, invece, i soldati, che nel frattempo si erano radunati alla periferia, hanno ricominciato a bombardare la città ed hanno fatto nuovamente ingresso nel centro con molti carri armati. "Sono entrati con una ventina di carri armati. Sparano su tutto e tutti, sulle case e anche sulla moschea, dove sono rifugiate centinaia di persone. 

Non possiamo nemmeno soccorrere i feriti perché sparano in maniera indiscriminata", ha detto alla Reuters un residente. 
Un altro, contattato al telefono dalla tv satellitare araba Al Jazira, ha raccontato che le forze fedeli al regime "non hanno pietà… e sono estremamente brutali. C'è un gran numero di feriti e un sacco di gente ammazzata nelle strade". Il testimone dice che i soldati "non hanno pietà… nemmeno nei confronti dei civili". La piazza centrale di Al Zawiya appare devastata dalla furiosa battaglia e uno degli edifici e' completamente bruciato. Ci sono segni di proiettili di grosso calibro anche sul minareto della moschea.

La controffensiva diplomatica e' stata intanto affidata al ministro degli Esteri, Mussa Kussa, che in una lettera inviata al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha sostenuto che le sanzioni imposte contro Gheddafi, i suoi familiari e alcuni alti dignitari del regime sono ingiuste e ne ha chiesto la sospensione. A Tripoli, intanto, la situazione appare calma: dopo le proteste e gli scontri di ieri davanti ad alcune moschee al termine della preghiera del venerdì, molti negozi hanno oggi riaperto i battenti e le strade sono affollate. 
Spari si sono uditi nella notte, quando vige una sorte di coprifuoco non dichiarato. In serata il regime annuncia: "la situazione a Al Zawiya è calma e pacifica stasera e speriamo che domani la città torni alla normalità”, ha detto il vice ministro degli Esteri libico Khalid Kaeb, in una conferenza stampa per i giornalisti stranieri a Tripoli confermando indirettamente che la citta' non è ancora del tutto sotto controllo dei governativi. 
Per quanto riguarda la situazione a Ras Lanuf e Brega, il vice ministro ha precisato che "sono in corso duri combattimenti" e che l'esercito "si sta riposizionando".

I residenti della città libica di Misurata, 200 km a est di Tripoli, hanno smentito oggi le notizie di fonte governativa negando che sia stata riconquistata dalle forze pro Gheddafi. "La città è sotto il pieno controllo dei rivoluzionari - hanno detto alcuni abitanti al telefono con la Reuters - Lo è da circa due settimane. Ora c'è calma e non ci sono combattimenti". La stessa fonte ha detto tuttavia di aver sentito "spari questa mattina presso l'aeroporto... Le brigate (di Gheddafi) sono la, ma sono circondate dai ribelli e hanno sparato a caso per terrorizzare le persone".

Prima i colpi di armi automatiche e di artiglieria, poi l'esplosione di gioia in città, con le strade invase di auto che suonano i clacson e sventolano bandiere verdi della Jamahiriya. E' cominciato così il giorno a Tripoli, dove la televisione di stato ha annunciato poco dopo l'alba che l'esercito ha riconquistato numerose città ribelli, tra cui Al Zawiya, Misurata, Ras Lanuf e Tobruk, e marcia ora verso Bengasi. 
Secondo voci non confermate raccolte a Tripoli, nella notte sarebbe stato raggiunto un accordo tra Gheddafi e i capi di alcune tribu' per la fine delle ostilità. 
Le stesse fonti sostengono che il leader libico in persona farà un annuncio in tal senso nelle prossime ore. La tv di stato libica mostra incessantemente immagini di centinaia di persone in festa sulla piazza Verde, simbolo della rivoluzione gheddafiana. Scene di esultanza anche davanti all'albergo che ospita i giornalisti stranieri, nella zona sud di Tripoli, dove il traffico e' completamente bloccato dalle auto che suonano i clacson e sventolano bandiere verdi. Si sentono ancora numerosi colpi di armi automatiche sparati in aria.

 "Io vorrei che una commissione d'inchiesta delle Nazioni unite o dell'Unione africana venisse qui, in Libia - ha detto Gheddafi -. Noi permetteremmo a questa commissione di andare a vedere sul campo, senza alcun ostacolo". Gheddafi ha aggiunto che "se la Francia volesse coordinare e dirigere la commissione d'inchiesta, io sarei favorevole". Il leader libico ha ribadito che le sue truppe non hanno sparato sui civili e ha respinto il bilancio di 6.000 morti nella repressione della rivolta, fornito dal portavoce della Lega libica per i diritti dell'uomo, Ali Zeidan.

 Gli insorti in Libia hanno smentito oggi che la città di Tobruk sia stata riconquistata dalle forze governative del colonnello Muammar Gheddafi. La notizia della ripresa di Tobruk, come di Ras Lanuf, era stata data dalla tv di stato libica questa mattina. "E' solo propaganda" ha detto uno di loro.

Carri armati entrano a Zawiya e sparano sui manifestanti

In una conferenza stampa, vice ministro degli Esteri libico, Khaled Qaid, ha detto che "il 99%" di Zawiya e' sotto il controllo del governo e ha aggiunto: "Speriamo che entro domattina la vita sara' tornata alla normalità".

E' stata una giornata di aspri combattimenti e di sangue a Zawiya, la città vicino alla capitale che tra le prime era passata in mano ai ribelli e che ora è al centro di una drammatica battaglia tra i soldati fedeli al rais e gli insorti.

In serata un bilancio approssimativo raccontava di decine di morti (50 per i ribelli, 30 per fonti mediche) e centinaia di feriti. Ma una stima reale è impossibile in una realta' dove lugubri testimonianze riferiscono di gruppi di cadaveri portati via con i camion per ripulire la scena ed i giornalisti vengono accuratamente tenuti lontani con la scusa di voler "garantire" la loro sicurezza.

I carri armati inviati da Muammar Gheddafi si sono fatti largo "sparando su qualsiasi cosa", anche su una moschea in cui poco prima avevano cercato rifugio centinaia di persone, come hanno raccontato le voci giunte dalla città bombardata, ma i ribelli a fine giornata hanno detto di essere riusciti a respingere i due attacchi delle truppe di Tripoli. Se rimane incerto il bilancio numerico diventa di ora in ora piu' chiaro che si è trattato di un "massacro", come l'ha definito un medico della città.

"Ci sono carri armati dappertutto, e stanno aprendo il fuoco sulle case", ha denunciato uno degli abitanti della cittadina, raggiunto telefonicamente da Al Jazira a Bengasi, roccaforte dell'insurrezione.

"Ne ho appena visti sette accelerare sotto alle mie finestre, e il bombardamento prosegue senza sosta. Pregate per noi", ha mormorato l'uomo, prima che la linea cadesse di colpo. Un altro testimone oculare, un medico, al telefono ha raccontato di essere "intrappolato in mezzo al fuoco" delle artiglierie.

Secondo il sito on-line all'indirizzo www.almanaralink.com, vicino agli insorti, a Zawiyah sarebbero almeno quaranta i mezzi corazzati penetrati nel centro, e sparerebbero incessantemente sui civili. 

Ieri la tv ufficiale libica aveva annunciato che le forze governative avevano ripreso il controllo della città. Un testimone, un residente ad al-Zawiya, contattato al telefono da Al Jazira, racconta con tono concitato che "ci sono pesanti bombardamenti sulla citta' con carri armati, armi pesanti e mortai mentre i ribelli stanno cercando di resistere con mezzi di fortuna. Loro (le forze fedeli al regime) non hanno pietà e sono estremamente brutali. Cioè un gran numero di feriti e un sacco di gente ammazzata nelle strade". 

Il testimone dice che "non c'è pietà nei confronti dei civili". Il consiglio nazionale dei ribelli, che oggi ha tenuto la sua prima riunione, si e' dichiarato il "solo rappresentante" della Libia.