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Anche nel Pdl i “servi sciocchi” del cavaliere ogni tanto hanno un rigurgito di decenza.

Pare,  come è emerso, che anche i “servi sciocchi” del cavaliere,  ogni tanto nella loro mente si inserisce un barlume di decenza, nell’infinito mondo delle leggi fatte per salvare il super imputato loro indiscusso capo. Ieri, per primo, l’ “azzecca garbugli” Messer. Avv. On. Ghedini, ha detto questo è troppo e lo sconcio di legge ammazza, in modo totale e definitivo, i processi contro il satrapo italiano e di altri milioni di imputati non ancora condannati e, quindi incensurati, anche se hanno magari violentato una minorenne e che per tale reato e per i cittadini normali scatta immediatamente l’arresto e poi il resto lo fanno i compagni di carcere che di solito puniscono in modo quasi esemplare i reati di violenza carnale, deve essere ritirata. Alla decenza, appunto anche da quelle parti, anche se poco credibile, ha un limite.

Ma, comunque, a testa china e senza timore alcuno, i proni dipendenti del premier alla Camera ed al Senato per cercare di compiacere e distinguersi, inventano leggi su misura di reato per salvare il loro datore di lavoro da ogni punizione terrena cucendogli addosso salvacondotti che nessun ordinamento giuridico al mondo prevede. E di fronte ad un premier imputato di tali e tanti reati che, se non fosse stato assolto dalle sue leggi, sarebbe ora dove dovrebbe essere. Ma in queste ore nel mare di fango nauseabondo che permea il Pdl dove condannati, imputati e rinviati a giudizio, occupano le poltrone più importanti, si lavora alacremente per cercare di far “evadere” dalle leggi dello Stato italiano, che il primo ministro non rispetta e non ha mai rispettato ma al massimo se non le piacciono o prevedono condanne e macchie indelebili per lui, le fa cambiare, c’ è stato qualcuno che per mettersi in luce ha scritto una leggina per il suo padrone che lo avrebbe tolto da ogni responsabilità e con lui migliaia di malfattori che pure si erano macchinati di reati orrendi e non sarebbero stati puniti solo perché erano incensurati o aveva oltre 65 anni.

Ieri poi, l’altro giovane ministro dell’ “ingiustizia” italiano, l’ubbidiente Alfano ha detto ieri che la riforma della Giustizia messa a punto da lui sarà esaminata dal Consiglio dei ministri del prossimo 10 marzo. Mentre sulla prescrizione breve si apre un 'giallo' in casa Pdl. 

La decisione di fissare una data per far vedere la luce alla riforma tanto annunciata sarebbe stata presa dopo il confronto dei giorni scorsi tra i tecnici di Via Arenula e quelli della Lega e del Pdl. Un'intesa di massima sembra sia stata raggiunta sul testo e sul suo articolato. Ma, mentre sta per delinearsi un approdo per norme ritenute fondamentali dalla maggioranza come quella che impone la separazione delle carriere per i magistrati o come quella che divide in due il Csm, tra i berlusconiani si registra un dissenso sulla linea difensivo-giudiziaria imposta dal legale del premier e presidente della Consulta Giustizia, Niccolò Ghedini.

Sono molti i 'tecnici' del partito che non condividerebbero più da tempo la sua strategia legislativa. E così, in entrambi i rami del Parlamento, si sarebbe deciso di presentare proposte di legge 'autonome', senza cioè 'l'imprimatur' ufficiale del Consigliere giuridico del Cavaliere. La cosa, ovviamente, risulterebbe poco gradita ai piani alti del partito. Ma le voci in dissenso non si placano. 

Un ultimo esempio di questa tensione interna, si spiega in ambienti parlamentari della maggioranza, sembra si possa leggere nella proposta di legge annunciata a Montecitorio dal deputato del Pdl ed ex sottosegretario alla Giustizia, Luigi Vitali. Nel provvedimento, di cui l'Ansa e' stata in grado di anticipare il testo non ancora pubblicato ufficialmente, non solo si ripropongono alcuni temi da sempre cari al centrodestra come tempi processuali molto più lunghi per la difesa e introduzione del legittimo sospetto tra i casi di rimessione del processo, ma si propone un modo per tagliare drasticamente i tempi della prescrizione per gli incensurati e gli ultrasessantacinquenni.

Una misura che l'opposizione ha definito subito come "fatta apposta per le esigenze del premier". Riproponendo il meccanismo delle attenuanti che avrebbero dovuto prendere obbligatoriamente il sopravvento sulle aggravanti, di fatto per gli incensurati e coloro che hanno compiuto i 65 anni, la pena sarebbe stata ridotta e la prescrizione si sarebbe rivelata brevissima. 

Ma il provvedimento, si è commentato subito nel centrodestra, non avrebbe fatto parte delle 'mosse' concordate a livello 'ufficiale'. Così, nel giro di qualche ora, Vitali ha precisato che la norma si sarebbe dovuta 'riscrivere', mentre Ghedini ne ha chiesto, stavolta sì ufficialmente, direttamente il ritiro seguito a ruota dal Guardasigilli che tramite il suo portavoce spiega che "il governo non sosterrà la proposta di legge dell'on. Luigi Vitali". Lo stesso Berlusconi sembra poi preso in contropiede: "non ne so nulla" assicura ai giornalisti che gli chiedevano delucidazioni in proposito. 

La prescrizione breve che si intenderebbe presentare formalmente, invece, dovrebbe cominciare il suo iter (pare) al Senato o con un provvedimento ad hoc. O, addirittura, secondo altre indiscrezioni, potrebbe essere inserita con un emendamento forse anche nel testo sul processo breve. 

Intanto, il governo si concentra sulla riforma della giustizia voluta da Alfano. Anche se per ora sembra si continui a parlare solo di bozze e di 'enunciazioni di principi'. Le cose certe le spiega direttamente il ministro: non ci sarà alcun intervento sulla Corte Costituzionale o su eventuali maggioranze qualificate cui aveva fatto riferimento lo stesso Berlusconi per dichiarare l'illegittimità della legge. Si invece all'Alta Corte di disciplina come organo esterno al Csm con più laici che togati e si' (sembra) al principio di responsabilità dei magistrati inserito in Costituzione. Per tutto il resto meglio attendere il Cdm del 10 marzo dal quale dovrebbe uscire finalmente il testo definitivo.