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Gheddafi ricompare e minaccia l’ex amico Berlusconi e dice: se lo ricordi, non sono finito ma io sono la Libia

Gheddafi esce dal bunker, passando al contrattacco: lancia un'offensiva militare per la riconquista di Marsa el Brega, importante snodo petrolchimico nel Golfo della Sirte, e appare nuovamente in pubblico per ribadire che la Libia "combatterà fino all'ultimo uomo e all'ultima donna" e che in caso di attacco americano o della Nato "ci saranno migliaia di morti".

Tutto nel giorno in cui la Corte penale internazionale ha aperto un'inchiesta formale sui presunti crimini commessi in Libia dal 15 febbraio scorso, giorno di inizio della rivolta a Bengasi e in altre città della Cirenaica. Una giornata, inoltre, in cui gli insorti ammettono di essere in difficoltà di fronte alle forze del rais e invocano dalla Comunità internazionale, sotto egida Onu, raid aerei di appoggio senza però un'invasione da terra.

Ma anche solo la creazione di una no-fly zone per proteggere gli insorti, hanno ammesso il segretario di Stato americano Hillary Clinton e il Pentagono, è 'lontana' anche perché richiederebbe un attacco aereo preventivo: e in ambito Onu la Cina ha fatto capire di escluderla. Verso la Libia comunque stanno convergendo fra l'altro tre navi da guerra americane e una portaelicotteri francese per ora con obiettivi dichiarati solo come umanitari.

Parlando a Tripoli in occasione del 34/o anniversario della proclamazione della Jamahiriya, il 'regime del popolo' voluto da Gheddafi dopo la rivoluzione del 1969, il Colonnello ha puntato l'indice contro l'Italia, affermando che "e' stata costretta a chiedere scusa per l'occupazione coloniale e a pagare miliardi per questo". "Abbiamo costretto l'Italia ad inchinarsi e ad ammettere i propri errori: è stato un fatto storico che ha aumentato il nostro prestigio.

E adesso l'Occidente si sente insultato perché l'Italia mi ha baciato la mano", ha detto Gheddafi, parlando nella sala congressi di un lussuoso albergo della capitale libica nel quale e' arrivato guidando una minicar elettrica a due posti circondato da una ventina di guardie del corpo che gli correvano attorno. Rivolgendosi al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che nei giorni scorsi aveva detto che Colonnello non ha più il controllo della Libia, Gheddafi ha detto: "Berlusconi ricordi che la famiglia Gheddafi è la Libia".

Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha risposto alle accuse di Gheddafi sostenendo che "la retorica anti-italiana è un segnale di debolezza" del leader libico. Sul fronte militare, la controffensiva verso est per riconquistare soprattutto Marsa Brega, sede del secondo complesso petrolchimico libico, è stata condotta con bombardamenti aerei e truppe di terra: vi sarebbero stati almeno 4 morti e 23 feriti ma il bilancio potrebbe essere più pesante (14 morti).

Mentre si combatteva, il rais ha anche sollecitato provocatoriamente l'invio in Libia di una commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite per investigare sui presunti crimini commessi contro la popolazione civile in rivolta. Secondo la Lega libica per i diritti umani, i morti sarebbero circa 6.000. Cifra respinta dal governo. "Non abbiamo mai usato e mai useremo la forza contro il popolo", ha ripetuto oggi Gheddafi, che oggi ha invitato i giornalisti stranieri presenti a Tripoli ad assistere alle celebrazioni della Jamahiriya.

"Ho aperto le porte alla stampa libera di tutto il mondo affinché possa testimoniare che la rivolta è guidata dai terroristi di Al Qaida", ha detto il rais nel suo discorso ai delegati dell'assemblea popolare, che lo hanno interrotto più volte cantando inni e slogan in suo sostegno. In sala era presente una delegazione del governo che non includeva i nuovi ministri di Giustizia e Sicurezza interna nominati oggi dopo le defezioni dei due predecessori, passati con gli insorti.

E proprio oggi l'ex responsabile della Giustizia, Mustafa Mohamad Abdeljalil, ha assunto la presidenza del Consiglio nazionale degli insorti, il 'governo provvisorio' della Libia orientale. Gheddafi ha anche insistito sulla presenza di Al Qaida tra gli insorti. "All'inizio della rivolta - ha detto - un ex detenuto di Guantanamo si è autoproclamato emiro di Derna e ha cominciato a giustiziare ogni giorno molte persone".

Ancora sul piano militare, intanto, resta incerta la situazione a Derna, dove le forze lealiste avrebbero lanciato una controffensiva per riconquistare la città portuale, punto di partenza per le esportazioni petrolifere. Le truppe governative hanno ripreso brevemente il controllo della cittadina a circa 800 chilometri a est di Tripoli, poi riconquistata dai ribelli che la controllano da alcuni giorni, riferiscono fonti degli insorti. Le informazioni sono però smentite categoricamente dalle fonti ufficiali, secondo cui le forze di Gheddafi avrebbero saldamente in mano il controllo dell'aeroporto e del porto.