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Nel poligono militare del Salto di Quirra c’è l’uranio arricchito

Nel Poligono Interforze di Perdasdefogu-Salto di Quirra (Pisq) è stato accertato che  c'è uranio 238, cioè uranio arricchito. La svolta nell'inchiesta è arrivata sabato, al termine delle ispezioni ordinate dal procuratore Domenico Fiordalisi in due magazzini nella base e a Capo San Lorenzo, dopo che la pioggia aveva fatto affiorare dal terreno parti di missili e di radiobersagli.

Sono state sequestrate cinque cassette metalliche dove i rilevatori hanno registrato valori di radioattività cinque volte superiori alla norma e l'intero deposito dove erano custodite. Sono stati portati via anche tutti i documenti (disposizioni interne, ordini di servizio, turni di lavoro, regolamento dei magazzini) con i quali si potranno accertare responsabilità, soprattutto sul fatto che sia all'ingresso del magazzino, sia sopra le casse, non erano stati posti i segnali necessari a distinguere la presenza di materiale radioattivo. Sabato mattina una squadra di poliziotti e vigili del fuoco specializzati, accompagnati dalla dottoressa Maria Antonietta Gatti (responsabile del Laboratorio dei biomateriali del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Modena e Reggio Emilia) e dal fisico nucleare professor Paolo Randaccio hanno fatto un sopralluogo nella base militare facendo la scoperta che forse apre definitivamente uno squarcio sull'intera vicenda. Il materiale è ora nel bunker dell'Università di Cagliari.

Da un primo esame, il materiale potrebbe essere stato usato dall'Aeronautica tedesca durante esercitazioni effettuate negli anni '60-'70 e poi interrato dopo la bonifica, ma spetta ora agli specialisti analizzare più approfonditamente i reperti. Due settimane fa il procuratore Fiordalisi aveva ordinato il sequestro probatorio dei fondali marini davanti all'area di addestramento marino del Salto di Quirra. Sul fondale i subacquei avevano individuato numerosi ordigni a pochi metri di profondità. L'inchiesta è stata avviata per accertare se vi siano relazioni fra le esercitazioni militari effettuate nella zona e i casi di tumore e malformazioni.

I controlli nei due magazzini sarebbero stati decisi dopo le deposizioni testimoniali di due militari, un siciliano e un campano, che hanno lavorato per due anni al Pisq, con mansioni di magazzinieri nei depositi dei materiali speciali. I due si ammalarono di linfoma non Hodgkin quando erano ancora in servizio. Sottoposti a chemioterapia, erano rientrati in servizio ma sono stati riformati dopo una recidiva delle malattia. I due ex militari avrebbero segnalato agli inquirenti anche i nomi di altri colleghi colpiti dalla stessa malattia dopo il servizio al Pisq.

Secondo Indipendentzia Repubrica de Sardigna, nonostante gli appelli a sospendere ogni attività per consentire lo svolgimento dell'inchiesta, nel poligono di Perdasdefogu-Salto di Quirra, si continua a sparare. Il movimento indipendentista sostiene di aver ricevuto allarmate segnalazioni dagli abitanti della zona di Quirra su numerosi tiri effettuati martedì 22 febbraio da un grosso cannone navale dal porto a mare di San Lorenzo. Anche nei giorni successivi sarebbe proseguita l'attività di sperimentazione, secondo gli indipendentisti condotta dall'Oto Melara, leader mondiale nella produzione delle artiglierie navali e veicoli blindati, munizioni guidate e sistemi antiaerei.

Sindrome di Quirra, la magistratura apre un'inchiesta sul poligono della morte

Dopo la pubblicazione di una relazione dell'Asl di Cagliari sullo sproporzionato aumento di casi di tumore fra gli allevatori della zona e sulle gravi malformazioni che hanno colpito i loro animali, la procura di Lanusei ha aperto un fascicolo per capire le conseguenze sul territorio del poligono interforze nel sud della Sardegna

Stop ai bombardamenti. Da una settimana non si spara più nel poligono interforze Salto di Quirra, la più importante base europea di sperimentazione di armi belliche, a nord est di Cagliari. Ora si indaga per omicidio plurimo, omissione di atti di ufficio e inquinamento ambientale. Ma soprattutto si sta cercando finalmente la verità sul reale impatto per la popolazione e l'ambiente legati alla presenza del centro militare dove esercito italiano e aziende private collaudano armamenti, mezzi e dispositivi utilizzati in diverse guerre del pianeta. Alla base dell'inchiesta della magistratura, un fascicolo aperto contro ignoti dal procuratore capo di Lanusei, Domenico Fiordalisi, in seguito alla pubblicazione, lo scorso 13 gennaio, di una relazione della Asl di Cagliari sullo sproporzionato aumento di casi di tumore fra gli allevatori della zona e sulle gravi malformazioni che hanno colpito i loro animali.

"Il 65% del personale, impegnato con la conduzione degli animali negli allevamenti ubicati entro il raggio di 2,7 km dalla base militare di Capo San Lorenzo a Quirra, risulta colpito da gravi malattie tumorali" si legge nella relazione dell'azienda sanitaria locale, la prima che ha monitorato tutti gli allevamenti della zona. "Nel decennio 2000-2010, sono dieci le persone che risultano colpite da neoplasie tumorali su un totale di diciotto. Si evidenzia una tendenza all'incremento, negli ultimi due anni sono quattro i nuovi casi di neoplasie". La "sindrome di Quirra", come ormai è stata ribattezzata da cittadini e comitati locali che da anni si battono per sapere quale è il reale prezzo da pagare per ospitare la struttura nella loro terra.

Agnelli che nascono con sei zampe o senza occhi, malformazioni fetali, e un numero anomalo di casi di tumori e leucemie fra gli abitanti dei piccoli centri a ridosso del poligono che si estende per 120 chilometri quadrati in aree naturali aperte al pascolo oltre che sul mare. A Quirra, frazione di appena centocinquanta residenti, dal 2001 gli abitanti hanno contato più di 30 casi mentre almeno la metà sono stati registrati nei limitrofi centri di Villaputzu, Muravera e San Vito. Emblematico secondo la Asl, il caso di una famiglia di allevatori nella zona di Tintinau, tre dei quali hanno sviluppato un tumore nell'arco di pochi anni, mentre a Escalaplano, paese di 2.500 anime nell'entroterra, ci si interroga ancora sulla causa della nascita, nel corso degli anni ottanta, di nove bambini con gravi malformazioni.

Una sindrome che colpisce indistintamente giovani e anziani e che presenterebbe somiglianze con le patologie contratte dai militari di ritorno dai Balcani, dall'Afghanistan o dall'Iraq, alimentando il sospetto che l'alto tasso di malattie fra la popolazione possa essere riconducibile all'utilizzo, all'interno della base, di munizioni contenenti uranio impoverito o alla presenza di nano particelle di metalli pesanti, depositate nell'ambiente in seguito alle sperimentazioni di razzi, missili e altri dispositivi sulle quali la base garantisce il segreto militare e industriale.

Un sospetto su cui la Procura di Lanusei sembra ora voler andare a fondo. Dopo aver disposto il sequestro di tutti i bersagli utilizzati durante le esercitazioni e l'acquisizione di documenti sulle attività del poligono, è stata ufficializzato mercoledì a Roma l'ingresso all'interno del pool di ricerca sulla "sindrome di Quirra" di Antonietta Morena Gatti, esperta di nano particelle e consulente della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, che nei suoi studi ha messo in evidenza similitudini fra i microresidui pericolosi ritrovati negli agnelli malati nati nei dintorni di Salto di Quirra e quelli presenti nei tessuti di soldati colpiti da tumore al ritorno dalle missioni di guerra.

Prossima tappa dell'inchiesta un grande monitoraggio con il coinvolgimento della popolazione, riguardo al quale la dottoressa avrà l'incarico di "analizzare tutti i reperti relativi a soggetti residenti o operanti nell'area del poligono che abbiano contratto tumori o linfomi negli ultimi anni", e ciò al fine di verificare la presenza di correlazioni fra le sostanze ritrovate nei tessuti e quelle presenti sui bersagli e nell'ambiente dell'area militare.

"Accogliamo in modo estremamente positivo questa nuova inchiesta– dichiara a ilfattoquotidiano.it Mariella Cao del comitato Gettiamo le Basi, che da anni si batte contro le attività del poligono. "Finalmente si vede che c'è una strage in corso, finalmente qualcuno prende atto dei morti e dei malati che nessuno ha mai voluto vedere. Abbiamo molte speranze, ma non dimentichiamo che non è la prima volta che si aprono inchieste poi finite nel porto delle nebbie. In questo momento il controllo dal basso rimane fondamentale".

Mentre in Sardegna si aspetta la verità, l'elenco delle morti sospette continua a crescere. L'ultima vittima si chiamava Alessandro Bellisai, militare deceduto per tumore a 28 anni il 14 gennaio a Cagliari, dopo essere rientrato nell'aprile scorso dall'Afghanistan. In passato aveva anche trascorso un periodo di addestramento al poligono interforze Salto di Quirra.