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Pcl con la sollevazione libica contro un regime sanguinario, sostenuto per 10 anni da centrodestra e centrosinistra.

La rivoluzione araba, iniziata a Tunisi, è giunta in Libia: mossa dall'odio contro l'oppressione politica, la corruzione di regime, la disoccupazione dilagante.

Ancora una volta la sollevazione popolare mostra la sua forza e il suo eroismo contro un regime dispotico, disgregandone la base tribale e dividendo il suo apparato militare. La reazione sanguinaria del regime libico, in queste ore, è direttamente proporzionale alla sua disperazione.

Il sostegno alla rivolta popolare contro Gheddafi è un dovere politico e morale di tutto il movimento operaio italiano. Ma è inseparabile dalla denuncia dell'ipocrisia dominante. La compromissione di Berlusconi con
Gheddafi ha sicuramente raggiunto vette insuperabili di indegnità e di cinismo. Ma quanto sta accadendo in Libia chiama in causa l'intera classe dirigente del nostro Paese.

La stessa borghesia tricolore che sfrutta i lavoratori italiani è stata ed è in prima fila nello sfruttamento della manodopera e delle risorse libiche.
Tutti i governi italiani di ogni colore sono stati per 10 anni i comitati d'affari delle imprese e delle banche italiane in Libia. Tutte le principali forze parlamentari hanno votato quel Trattato d'amicizia italo libico che ha
ricoperto d'oro Gheddafi al solo scopo di ottenere sontuose commesse per capitalisti e banchieri italiani. Tutte hanno cercato sino all'ultimo, in forme diverse, di
garantire la stabilità” del dispotismo libico, quale
gendarme e carceriere di migranti d'Africa.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, che non ha mai sostenuto i governi italiani, è coerentemente al fianco delle masse libiche, come delle masse tunisine ed egiziane. Contro Gheddafi, e per questo contro i capitalisti italiani suoi complici, a partire dai suoi diretti soci d'affari come Unicredit. Contro Gheddafi, e per questo contro il Sultanato di Berlusconi che l'ha acclamato, così come contro un partito democratico” che sino a ieri ne valorizzava “le radici popolari ( v. D'Alema su Sole 24 Ore di soli due giorni fa).

Siamo sino in fondo dalla parte delle masse arabe per la loro liberazione da ogni forma di dispotismo e di colonialismo: perché possano rovesciare le proprie borghesie corrotte, espropriare gli interessi imperialisti,
unificare la nazione araba sotto la direzione di governi dei lavoratori, dei contadini, delle masse povere della popolazione.

Siamo sino in fondo dalla parte delle masse arabe anche perché consideriamo la loro sollevazione un esempio: la forza di massa può rovesciare regimi pluridecennali apparentemente inespugnabili. Se è accaduto in Tunisia e in Egitto, se può accadere in Libia, perché mai sarebbe “impossibile in Italia contro il governo reazionario di Berlusconi, ben più debole del regime di Ben Alì o Mubarak, che si regge sulla corruzione e sulla menzogna? Com