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Gli insorti in Libia: “Abbiamo preso Misurata”

Dopo i sanguinosi combattimenti della notte a Misurata sono in corso scontri a fuoco in varie aree della capitale libica, con le forze di Gheddafi che hanno sparato sui manifestanti. Ci sono morti e feriti. Intanto l'aeroporto internazionale di Mitiga, a Tripoli è caduto nelle mani dei manifestanti. Secondo la tv araba Al Jazeera i militari che sono presenti al suo interno hanno aderito alla rivolta contro Muammar Gheddafi. Secondo il presidente della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) Foad Aodi, anche uno dei figli di Gheddafi sarebbe passato dalla parte degli insorti.

Una protesta contro il Colonnello è stata invece immediatamente repressa dalla polizia alla fine della preghiera del venerdì, nella moschea di piazza Algeria, a pochi passi dalla piazza Verde dove 200 manifestanti avevano cominciato a gridare slogan islamici e contro Gheddafi. Un dimostrante ha detto che manifestazioni analoghe si sono svolte in molte moschee della città.

Le forze di sicurezza pro-regime hanno poi portato via con la forza i giornalisti stranieri presenti nel centro di Tripoli, mentre centinaia di civili si riversavano nuovamente nella Piazza verde, cuore della capitale per la grande manifestazione. Lo ha reso noto un sito arabo dell'opposizione vicino ai rivoltosi.

Intanto i leader della rivolta libica starebbero inviando truppe per un'offensiva, mentre i residenti della capitale si preparano a tenere la loro prima manifestazione di massa contro il regime di Muammar Gheddafi. «Abbiamo un piano per far cadere Tripoli - ha detto al Wall Street Journal Tareq Saad Hussein, uno dei sette colonnelli che a Bengasi hanno preso il comando della rivolta, conquistando la seconda città del Paese - non ci fermeremo fino a quando non avremo liberato tutto il Paese». Secondo l'emittente araba Al Jazeera gli insorti libici si sarebbero di nuovo assicurati il controllo di al Zawia a ovest di Tripoli sulla costa.

All'indomani di quelli furiosi di giovedì a Zawia, le milizie anti-governative libiche avrebbero preso inoltre il controllo della città costiera Misurata, situata a meno di 200 km dalla capitale , dopo aver respinto una «violenta» controffensiva. Le informazioni sulla situazione della terza città del Paese sono state a lungo confuse. Gli oppositori di Gheddafi avevano annunciato mercoledì di aver preso la città; i residenti hanno detto che mercenari e soldati lealisti hanno lanciato una controffensiva, giovedì, ma che è stata respinta. «I manifestanti hanno sconfitto le forze di sicurezza e preso il controllo della città», ha raccontato Mohamed Senoussi, 41 anni, uno dei capi della rivolta, «la situazione adesso è calma dopo 4 ore di intensa battaglia avvenuta nella mattina. Gli abitanti celebrano la vittoria e cantano «Dio è grande». «I civili stanno adesso organizzando il traffico, ispezionando la gente per cercare armi; sono stati arrestati alcuni infiltrati che si ritiene provenissero da Tripoli». Alcuni testimoni hanno confermato che Misurata è stata abbandonata dalle forze rimaste fedeli al leader libico ed è controllata dai rivoltosi, ma violenti combattimenti si sarebbero registrati nei pressi di una base aerea in prossimità della città, facendo numerosi morti.

Dallo Zimbabwe, intanto, arriva la notizia che il dittatorere Robert Mugabe avrebbe inviato dei combattenti per dare man forte al colonnello Gheddafi. Il presidente dello Zimbabwe, che da anni soffre di un cancro alla prostata, avrebbe inoltre offerto asilo nel suo paese al leader libico.

E a Parigi si è dimesso l'ambasciatore libico. La decisione, arrivata dopo l'assalto della sede diplomatica della capitale francese, è stata presa per condannare «gli atti di repressione in Libia». Lo ha riferito un comunicato diffuso a Parigi sottolineando che anche il rappresentante libico all'Unesco ha preso le distanze dal regime di Gheddafi, schierandosi al fianco della «rivoluzione». La stessa posizione è stata assunta da tutto il corpo diplomatico libico presente in India, secondo quanto riferisce la televisione araba Al Jazeera.

Si muovono Onu e Nato in cerca della spallata finale a Gheddafi.

Come frenare la carneficina libica e accelerare la fine del regime di Gheddafi? Barack Obama parla di questo, al telefono, nella notte, con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, con il presidente francese Nicolas Sarkozy e con il primo ministro britannico David Cameron. Ufficialmente, Obama e i leader europei hanno convenuto sulla necessità di trovare modi "efficaci" per rispondere "immediatamente" alle violenze in Libia, ha spiegato la Casa Bianca. E il portavoce Jay Carney è più esplicito: "Stiamo esaminando tutte le opzioni possibili. E le sanzioni ne fanno parte".

Passano poche ore e il ministro degli Esteri francese Michèle Alliot-Marie fa sapere che Parigi e Londra hanno già messo nero su bianco un testo di risoluzione Onu che prevede "un embargo totale sulle forniture di armi" alla Libia, "delle sanzioni", e l'apertura di un dossier per crimini contro l'umanità presso il Tribunale Penale Internazionale. 

Pochi minuti dopo, è il segretario generale Nato Anders Fogh Rasmussen a convocare una riunione d'emergenza degli alleati sulla crisi libica, da tenersi nella giornata di oggi.

Non sembra sufficiente, insomma, lo scudo 'al Quaeda' inalberato anche ieri dal colonnello Gheddafi dal suo bunker, in un disperato messaggio audio sulla cui autenticità peraltro qualcuno avanza dubbi. Ci saranno anche jihadisti fra i rivoltosi, ma è tardi, ormai, per assurgere di nuovo al rango di paladino del del contenimento islamista, riconosciutogli per anni dall'Occidente.

Quello stesso Occidente, ora, gli volta le spalle. Il governo britannico congelerà nei prossimi giorni i beni da oltre 20 miliardi di euro del leader libico rintracciati nel Regno Unito. Secondo un'indagine condotta dal Tesoro britannico, e riportata oggi dal quotidiano Telegraph, Gheddafi avrebbe a disposizione oltre 23 miliardi di euro in liquidità, concentrati soprattutto a Londra, e una proprietà immobiliare da oltre 11 milioni di euro, situata sempre nella capitale britannica.

"La priorità ora è riportare i britannici a casa - ha detto una fonte di Whitehall - poi procederemo a intervenire sui beni di Gheddafi, la pratica è già stata avviata. E' già sotto controllo ai più alti livelli".

Il governo libico intanto ha aumentato gli stipendi, alzato i sussidi per il cibo e ordinato indennità speciali per tutte le famiglie. Lo riferisce la televisione di stato.

Gheddafi assediato: al-Qaeda droga il popolo-

Gheddafi sotto pressante e si spera definitivo assedio, probabilmente in un bunker sotterraneo, abbaia come un cane rabbioso contro al Qaida, che a suo dire vuole creare un emirato islamico in Libia, mentre le forze di opposizione già si 'autogovernano' in Cirenaica e conquistano posizioni da est a da ovest, scontrandosi con le milizie e i mercenari fedeli alla 'Guida della rivoluzione'. 

"Gli uomini di Bin Laden hanno distribuito droga agli abitanti di Zawia e i vostri figli vengono utilizzati per raggiungere uno scopo. Disarmateli e catturateli!", ha esortato il colonnello in una telefonata trasmessa dalla tv, rivolgendosi agli abitanti della cittadina a ovest di Tripoli teatro oggi di violenti combattimenti tra lealisti e anti-governativi. Dallo scoppio della rivolta, dieci giorni fa, Gheddafi era intervenuto altre due volte e sempre facendosi riprendere, a differenza di quanto è successo oggi, probabilmente per il peggiorare delle condizioni di sicurezza. 

"Io ho solo un'autorità morale, come la regina Elisabetta, che però è al potere da più tempo di me", ha detto ancora Gheddafi, i cui toni sono parsi meno sicuri e tracotanti rispetto a quelli impiegati nei due suoi precedenti discorsi. 

Difficile avere bilanci precisi delle vittime a Zawia, 50 chilometri da Tripoli, dove secondo fonti di esuli libici vi sarebbero anche italiani tra i mercenari assoldati da Gheddafi. Un ex ufficiale dell'esercito libico ha detto all'emittente al Arabiya che è in corso "un massacro" e testimoni parlando di decine e decine di morti e di ospedali pieni di feriti. Lo stesso Gheddafi, nella sua telefonata, ha detto che ci sono quattro morti fra le forze di sicurezza, mentre il giornale online Qurina, vicino a a suo figlio Seif, da' un bilancio di almeno 10 morti. In serata si è appreso che migliaia di persone stanno convergendo verso Zawia, per "liberare la citta"'. 

Anche a Tripoli sarebbe in corso una strage, riferiscono testimoni. Squadroni della morte sono entrati azione, stuprando, mutilando e sparando sui feriti negli ospedali, dicono le fonti. Il vice ambasciatore libico all'Onu, il dimissionario Ibrahim Dabbashi, ha detto alla Bbc che i mercenari hanno caricato su aerei i cadaveri di persone uccise e li hanno poi buttati nel deserto vicino a Sirte, la regione di Gheddafi. 

Al decimo giorno della rivolta in Libia, è incerto il bilancio delle vittime in tutto il paese, che oscilla fra le 300 dichiarate ufficialmente alle mille o duemila denunciate dalle organizzazioni umanitarie fino alle oltre 10mila indicate da altre fonti. 

Intanto i dimostranti anti-regime consolidano le loro posizioni e stringono il cerchio attorno a Tripoli, dove un gruppo di giornalisti italiani è stato fermato a un posto di blocco di miliziani governativi sulla strada dell'aeroporto e uno di loro e' stato malmenato. I reporter sono stati poi rilasciati. Le forze anti-Gheddafi hanno preso il controllo della città occidentale di Zuara, circa 120 km dalla capitale, vicino al confine con la Tunisia. Secondo testimoni, nella citt… non ci sono agenti e militari, e l'area Š controllata da "comitati popolari" con armi automatiche. In Cirenaica, nell'est, l'opposizione afferma che i principali terminal petroliferi, Ras Lanuf e Marsa El Brega, sono nelle sue mani, anche se oggi Gheddafi ha minacciato l'Occidente di bloccarli. 

Ora gli oppositori vogliono "liberare" Tripoli e la situazione rischia di precipitare. Gli Usa, ai quali oggi Gheddafi ha inviato un messaggio, hanno fatto sapere che "vogliono agire in fretta" e, secondo Le Monde, non è escluso un loro intervento militare. E c'è chi parla dell'imposizione di una 'no fly zone'. Il governo britannico ha parlato invece di un possibile invio di forze speciali per trarre in salvo un centinaio di suoi cittadini "in pericolo" nel deserto libico, mentre l'Ue di ce di essere pronta ad un "intervento militare umanitario".