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Mauro Pili al governo: Sardegna a rischio, prevenire l’assalto dal nord africa

“Il governo deve predisporre con urgenza un piano di emergenza per evitare che la Sardegna sia travolta da una vera e propria invasione di profughi dai paesi del Nord Africa. La distanza, l’assenza di adeguati controlli sulle coste, la totale assenza di centri prima accoglienza possono trasformare la Sardegna  in uno dei principali punti di approdo dei migranti provenienti dalla polveriera del Magreb”.

Lo sostiene in un’interrogazione urgente al Governo presentata stamane dal deputato sardo Mauro Pili nella quale sollecita “un intervento immediato e non più rinviabile”.

“Siamo dinnanzi ad un’emergenza umanitaria senza precedenti – ricorda Pili - e occorre con urgenza  predisporre un piano di dettaglio che consenta da una parte di prevenire e dall’altra di contenere e limitare al massimo il pericolo di uno sbarco rilevante di profughi in Sardegna. Serve un piano per l’ordine pubblico, per l’assistenza umanitaria e per l’accoglienza in strutture idonee a verificare e censire i profughi”.

“Se da una parte si stanno rafforzando le strutture di prevenzione e di controllo sulle coste siciliane questo risulta – sostiene Pili - ancora inesistente per le coste sarde, sprovviste di mezzi e uomini adeguati ad una simile e molto probabile invasione dai paesi nord africani”.

“Proprio l’attenzione e le premure rivolte alle coste siciliane potrebbe indurre i flussi migratori a rendere più facilmente utilizzabile la rotta dal Nord Africa verso la Sardegna. Questo – sostiene Pili – avverrebbe nella più totale impreparazione ad affrontare un simile incremento degli sbarchi in Sardegna. Risulta,infatti, smantellato per ragioni di sicurezza il CPT di Elmas, centro di permanenza temporanea, e non risultano disponibili allo stato attuale strutture adeguate ad un simile potenziale fenomeno migratorio”.

“I 250 chilometri tra la Sardegna e l’Algeria rappresentano – ricorda Pili – il principale tragitto già attivato tra l’isola e il Nord Africa. I migranti in partenza dalla costa tra Annaba, Sidi Salem, Oued Bukrat e El Bettah,  è dimostrato dal pregresso, hanno facile approdo sulle coste del Sud Sardegna. E che la rotta sia divenuta centrale nel collegamento tra il Nord Africa e l’Europa  lo dimostra l’incremento di sbarchi seguito al primo registrato il 30 agosto 2006 quando una barca con 17 passeggeri approdò tra i turisti sulla spiaggia di Santa Margherita di Pula. Da allora la rotta – ricorda Pili nell’interrogazione - è sempre più battuta. 189 arrivi nel 2006, 1.500 nel 2007 e 1621 nel  2008”.

L'utilizzo di questo tragitto – sostiene Pili - potrebbe essere facilitato tra le altre considerazioni dall'intenso pattugliamento lungo le coste occidentali algerine, tra Ghazaouet e Mostaganem, nella provincia di Oran, noto punto di imbarco per le coste spagnole”.

“Dai dati in possesso dell’agenzia Europea Frontex, lungo le rotte tra l'Algeria e la Sardegna hanno perso la vita almeno 110 persone. Dunque – ribadisce Pili nell’interrogazione – è indispensabile evitare che la Sardegna sia del tutto impreparata a questa drammatica eventualità”.

“Occorre proprio in un momento così delicato stabilire insieme all’Unione Europea le procedure di pattugliamento delle coste europee del Mediterraneo inserendo la Sardegna tra quelle maggiormente soggette a questo pericolo. Occorre predisporre un’ampia azione di monitoraggio di sbarchi sulle coste sud della Sardegna. E risulta indispensabile – sostiene il deputato sardo – attivare tutte le strutture necessarie ad evitare che questa possibile ondata di sbarchi risulti incontrollabile e non censibile. I centri di prima accoglienza e di centri di identificazione ed espulsione (CIE), prima denominati centri di permanenza temporanea (CPT), sono strutture previste dalla legge italiana e risultano oggi indispensabili proprio per fronteggiare questo fenomeno e costituiscono veri e propri terminali delle politiche migratorie italiane ed europee”.

“La Sardegna – conclude Pili – non può affrontare questo potenziale fenomeno migratorio senza un intervento deciso e consistente dello Stato e dell’Unione Europea che hanno il preciso dovere di prevenire una situazione che mette a rischio la sicurezza dell’ordine pubblico e sociale di un’intera regione”. Red