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“Gheddafi, addio per sempre”: Bengasi festeggia la liberazione

A Bengasi i luoghi simbolo della rivolta sono già diventati tappe di pellegrinaggio. Nella città post Gheddafi non c'è più un solo poliziotto. Sono fuggiti tutti o passati dalla parte dei vincitori. A ogni angolo di strada, i ragazzini offrono il loro contributo alla rivoluzione, dirigendo il traffico con piglio marziale e distribuendo ai passanti le stellette strappate da divise dismesse in fretta e furia.

Ma il primo sacrario cittadino è la piazza dove, domenica, sotto il piombo dell'esercito sono cadute 300 persone. Da allora è presieduta giorno e notte da folti drappelli di giovani che, facendo sgommare i loro potenti pick-up, inneggiano a un futuro di libertà. Quella che era l'aiuola centrale è oggi arata da diverse buche dai bordi bruciacchiati e profonde un metro e mezzo circa. Sono le buche scavate dalle granate lanciate dall'esercito contro gli oppositori al regime.

L'altro ieri, i nuovi padroni di Bengasi l'hanno precettato per rifondare la televisione e la radio locali. Di fronte al suo nuovo ufficio, nereggia una delle caserme della polizia appena data alle fiamme dagli insorti. All'interno del commissariato, tra i detriti del saccheggio, alcune travi ancora esalano fumo.

Sono le quattro del pomeriggio e la città comincia a riempirsi di macchine strombazzanti, di uomini armati e sorridenti, di famigliole vestite a festa. Sui carri armati abbandonati in mezzo alle strade c'è chi si fa fotografare per immortalare la gioia del trionfo. Il servizio d'ordine è in mano ai ragazzi. Sono anche loro giovanissimi, come quelli che abbiamo incrociato ai numerosissimi posti di blocco lungo la strada che collega Bengasi al confine orientale del Paese. Forse qualcuno la chiamerà la "rivoluzione dei teenager". Da alcune macchine c'è chi manifesta il suo tripudio sparando in aria colpi di kalasknikov. Nel traffico convulso che va creandosi c'è anche chi sosta tra le auto incolonnate con un cartello in mano, una vignetta satirica, un pupazzo del Colonnello con un laccio al collo. Si percepisce un'euforia da folla sportiva.

"La gente si rende finalmente conto di aver vinto, di essersi liberata per sempre di quel macellaio di Gheddafi, che per più di quarant'anni ci ha terrorizzati". Sfila anche un corteo composto unicamente da donne, sia pure circondato da un cordone di guardie del corpo che sono mariti, figli e fidanzati. Le pasionarie di Bengasi saranno 300 e anche loro chiedono la testa del Colonnello. Deve trattarsi di una prima, poiché ai lati del corteo tutti le filmano con il cellulare, non senza nascondere qualche colpevole sghignazzo.