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Le rivelazioni fatte da Ruby ai Pm smentiscono categoricametne il premier e i suoi difnesori.

Ieri dai verbali dell’interrogatorio di Ruby è emerso che il principe delle notti di “HardArcore” sapeva della minore età della marocchina fuggita di casa e da varie case famiglia e quindi ha mentito a tutti. Agli italiani, ai suoi dipendenti che continuano a difendere l’indifendibile ma in privato gli danno addosso e, purtroppo per loro, non possono prescindere dal suo volere. Se non eseguono alla lettera gli ordini di scuderia sono esclusi da ogni incarico e poi dalle future liste. Quindi, questi, chiudendo gli occhi e turandosi il naso, fanno dichiarazioni pro-premier e contro, (come da copione scritto e mandato giù a memoria, perché solo così si capisce come questi replicanti possano ripetere univocamente le stesse cose ed anche esplicitarle con gli stessi accenti e foga), la magistratura, che a noi ci invidiano nelle altri parti del mondo, perché ritenuti faziosi, mossi dalla invidia personale e tutto il resto noiosamente sentito nel corso di questi quasi 4 lustri di insana presenza nel mondo politico di Berlusconi e del berlusconismo. Inoltre, su alcuni esponenti del governo, come il ministro della giustizia che, prima di ogni attacco alla magistratura va a prendere ordini dal suo inventore e capo indiscusso, bisogna stendere un velo pietoso. Ma tornando alle dichiarazioni della ragazza marocchina, nei verbali esaminati prima del rinvio a giudizio dice: «Berlusconi mi consegnò una busta con 50mila euro». È la notte del 14 febbraio del 2010, la ragazza marocchina è «nell'ufficio» di Silvio Berlusconi ad Arcore. A raccontare la storia ai Pm di Milano è Ruby, al secolo Karima El Mahroug, la marocchina che tra il 14 febbraio e il 2 maggio dell'anno scorso, quando era ancora minorenne, avrebbe avuto rapporti sessuali con il premier dietro una ricompensa in denaro o sotto forma di altre utilità. Proprio lei, tra una esagerazione e un'omissione, scrive Repubblica, spiffera ai Pm in cosa consiste il suo rapporto con Berlusconi. E le sue parole diventano nero su bianco sulle carte decisive dell'inchiesta.

In queste ci sono anche i cinque verbali di interrogatorio di Ruby, tra cui i due datati 3 agosto scorso, decisivi per il rinvio a giudizio del premier. «Fino a quel momento, Berlusconi sa che ho 24 anni. La volta successiva, mi ricordo era in marzo, l'autista di Emilio Fede viene a prendermi in via Settala, dove abitavo allora. Torno ad Arcore e là, parlando con le altre ragazze invitate, vengo a sapere che chi stava con lui, con Silvio, poteva avere la casa gratis. Alcune ragazze mi dissero di avere avuto a Milano 2 un appartamento con cinque anni di affitto pagati».

Così al momento di ottenere anche lei l'appartamento Ruby dice al Cavaliere la verità: «A Berlusconi avevo detto falsamente di avere ventiquattro anni e di essere egiziana. Quando mi propone di intestarmi quella casa, dovevo dirgli come stavano le cose. Non potevo più mentire. Gli dissi la verità: ero minorenne ed ero senza documenti». A quel punto Berlusconi secondo le indiscrezioni di Repubblica lancerebbe l'idea : «Dirai a tutti che sei la nipote di Mubarak così potrai giustificare le risorse che ti metterò a disposizione». Sarebbero questi i passaggi che «inguaiano» Berlusconi. Le «prove evidenti» che dimostrerebbero che la telefonata in Questura fatta dal Capo del governo, nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi, sarebbe stata una pressione per far liberare la giovane trattenuta negli uffici per via di un furto e impedirle così di svelare le notti di Arcore.

In generale la ragazza, pur sostenendo di non aver mai avuto rapporti con il premier, avrebbe raccontato di quanto accadeva nei dopo cena a villa San Martino a base di «bunga-bunga» e di performance hard. E poi ancora ci sono una serie di testimonianze inedite, tra le quali quelle dei genitori di Ruby sentiti dalla pg a Letojanni, il piccolo centro in provincia di Messina da dove «Rubacuori» è fuggita in cerca di una nuova vita «scintillante» a Milano. A tutto ciò si aggiungono l'interrogatorio di Nicole Minetti e alcune intercettazioni mai rese note, nelle quali Emilio Fede e Lele Mora farebbero riferimento all'organizzazione delle feste oppure commenterebbero le serate ad Arcore.

A questo punto per i Pm le accuse sono fondate, i fatti sono dimostrati e la prova è evidente. Così Silvio Berlusconi, imputato a Milano per concussione e prostituzione minorile, finisce a processo direttamente davanti al Tribunale senza passare attraverso l'udienza preliminare. E, destino ha voluto, che a giudicarlo a partire dal prossimo 6 aprile sarà un collegio composto da sole donne: Giulia Turri, Carmen D'Elia e Orsola De Cristofaro.