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Commissione Bilancio: canoni demaniali su turismo nautico tema da approfondire

La Commissione Bilancio del Consiglio regionale, presieduta da Paolo Maninchedda (Ps d'Az) ha disposto un approfondimento sugli articoli 2 e 3 del DL 222 (Collegato alla Manovra finanziaria 2011-2013) relativi all'istituzione di un canone regionale sulle concessioni demaniali marittime con finalita' turistico-ricreative e sulla nautica da diporto. Dopo aver sentito l'assessore agli Enti Locali, Nicolò Rassu, e il dirigente del Servizio centrale del Demanio e Patrimonio, Giovanni Pilia, l'organismo consiliare ha deciso di avviare un confronto diretto con l'Assessorato e di ascoltare l'opinione delle categorie direttamente interessate nel ciclo di audizioni programmate dalla prossima settimana con le forze sociali ed economiche e con le amministrazioni locali, a cominciare dai sindacati e dalla Confindustria.

Esistono forti perplessità sull'impatto che il canone potrebbe avere sulla portualità turistica. Secondo Franco Cuccureddu (Misto), dopo una decuplicazione disposta nel 2007, questa norma "aberrante sotto tutti gli aspetti, sarebbe la mazzata definitiva alla nautica, settore non assistito e in crescita, dopo che siamo ridiventati la prima destinazione mondiale per yacht e maxiyacht".

L'assessore Rassu, dichiarandosi disponibile al confronto e pronto, se necessario, "a fare un passo indietro", ha spiegato che il canone annuale per le attività turistico-ricreative diminuirebbe da 4,16 a 3,08 euro a metro quadro, mentre crescerebbe da 3,51 a 5,26 euro a metro quadro per le strutture portuali e le pertinenze demaniali: "Si aumenta solo per chi, con strutture fisse, ha un maggior reddito dall'attivita' in concessione" ha precisato l'esponente della Giunta sottolineando che il 70% degli introiti dovra' andare ai comuni costieri per l'effettuazione dei servizi di tutela ambientale e di pulizia degli arenili.

Il capogruppo Udc, Giulio Steri, evidenziando l'estrema complessità della materia, ha suggerito che venga esaminata in un secondo momento inserendola in un disegno di legge organico. Preoccupazione sulle possibili conseguenze negative è stata espressa anche da Giorgio Locci (Pdl) e dal capogruppo del Popolo della Libertà, Mario Diana, che ha ricordato come l'obbligo per i concessionari portuali di versare un sovracanone previsto in Sardegna dal 2001, in realtà non sia mai stato applicato.

Un altro dubbio è nato durante la seduta per il rischio di creare disparità di trattamento tra i porti isolani. Il dirigente dell'Assessorato Pilia, pero', ha detto che sono tutti sotto gestione diretta regionale ad eccezione di Cagliari, Olbia e Porto Torres. Red