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Scontro finale tra la procura di Milano e il premier.

Scontro finale e si spera definitivo affinché questo porti alla scomparsa della grande sciagura italiana che sono stati i governi del cavaliere e il berlusconismo? Forse si. IIl 28 febbraio a Milano riprende il processo per i diritti Mediaset; il 5 marzo, processo Mediatrade e l'11 marzo processo Mills. E ora, il processo immediato per Ruby, naturalmente a Milano. L'assedio della Procura milanese al premier scatena la reazione a caldo del permier, che parla di "vergogna", "schifo", "finalità eversive", "causa allo Stato".

Ma mentre persino Luciano Violante sul Corriere della Sera invoca una riflessione sull' "intreccio malato tra indagini e informazione" , su La Repubblica il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati respinge ogni critica di abusi o eccessi: 
"Le intercettazioni effettuate sono costate alla collettività 26mila euro. Quelle che riguardano l'onorevole Berlusconi sono quattro o cinque e non sono state neanche trascritte. La loro rilevanza è praticamente nulla - assicura - tanto che non chiederemo l'autorizzazione parlamentare per il loro utilizzo. Queste conversazioni, dunque, saranno distrutte". 

Bruti Liberati si assume per intero le responsabilità dell'inchiesta sul Rubygate, che qualche divisione in seno alla Procura l'ha causata, e replica all'avvocato del
premier, Niccolò Ghedini il quale accusa il suo ufficio di aver violato la Costituzione, sottraendo il giudizio su Berlusconi al Tribunale dei ministri: "E' una sua opinione".

"Non abbiamo adottato la stessa strategia per gli altri indagati (Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, ndr) perché la loro iscrizione è antecedente i 90 giorni e il codice non lo prevede. Era materialmente impossibile. Per il resto, questo ufficio ha ritenuto di non doversi discostare dalla linea costantemente seguita a Milano (e in altri distretti giudiziari) in tema di richiesta di giudizio immediato anche per i reati
connessi, essendo pienamente assicurate le garanzie di difesa".

Berlusconi però sostiene da giorni di aver fatto la telefonata in questura nelle vesti
di responsabile dell'esecutivo per motivi di diplomazia internazionale: "Il presidente del Consiglio non ha nessun potere specifico diretto a una forza di polizia. Il contesto ci dice che questo intervento non ha comportato nessun abuso di funzione, ma un abuso di qualità. Nella richiesta di giudizio immediato abbiamo confermato la tesi che non si tratta di un reato ministeriale dopo aver preso in considerazione anche gli atti pervenuti dalla Camera in cui il relatore ha proposto la restituzione del fascicolo e le memorie difensive. Inoltre, va esclusa la competenza territoriale del tribunale di Monza sull'accusa di prostituzione minorile perché la connessione con il reato più grave di concussione commesso invece a Milano trasferisce anche la competenza territoriale".

La difesa del Cavaliere ha fatto già intuire che su questi punti si appellerà alla Corte Costituzionale: "Un eventuale conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato davanti alla Corte non avrà comunque tra i suoi effetti quello di sospendere il processo", dice Bruti Liberati.

Nel PdL allo studio ci sono diverse ipotesi per fronteggiare l'azione della procura milanese: a partire da un decreto legge per frenare l'abuso delle intercettazioni. Berlusconi al termine dell'ufficio di presidenza ieri sera ha spiegato di voler sottoporre il testo di un decreto legge sulle intercettazioni al Capo dello Stato.

Nella riunione c'è stato chi, come Alfredo Mantovano, ha invitato a
partire dal provvedimento firmato dall'allora Guardasigilli Mastella, ma molti hanno rimarcato la necessità di un intervento più forte.

Il premier vuole poi parlare del 'caso Ruby' con il Capo dello Stato, ma il Quirinale si è affrettato a precisare che non e' previsto alcun incontro. Il presidente del Consiglio ieri mattina aveva annunciato l'intenzione di intentare una causa allo Stato "visto che i magistrati non pagano mai". Concetto che, riferiscono fonti parlamentari, avrebbe provocato non poco disagio in alcune cariche istituzionali. La causa, insomma, non ci sarà. 

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