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Nel frattempo che il capo del governo fallimentare liberi il paese dalla sua presenza dal ‘bunga bunga’, i redditi delle famiglie crollano

Il sistema paese è veramente allo stremo. Le famiglie da abbienti sono arrivate ad essere perdenti. E questo grazie al grande governo che in quasi venti anni si è occupato solo di salvare dalle patrie galere il premier e non fare il benessere dell’Italia. Promesso tante volte e mai fatto. Ma al momento ci sono ancora degli anziani che dormono ancora e pensano  di essere poi ricompensati con il “Viagra gratis per tutti” se solo si continua a votare il principe delle notti di “hardAcore”. Ma, purtroppo per noi, nel frattempo che il cavaliere si occupava di ‘giovin fanciulle’  con le quali pare si intrattenesse nottetempo e pagando, pare, come si legge in varie intercettazioni, per una notte quanto un operaio medio guadagna al netto, quasi in un anno, la crisi italiana taglia la ricchezza del suo popolo.

Nel 2009, infatti, secondo il rapporto dell'Istat sul «Reddito disponibile delle famiglie nelle Regioni» nel periodo 2006-2009, si è registrato un calo del 2,7% del reddito disponibile, che ha segnato così la prima flessione dal 1995. La recessione ha portato a «un progressivo ridursi del tasso di crescita del reddito disponibile nazionale», che nel 2006, cioè prima dell'esplosione della crisi finanziaria, aveva mostrato una crescita del 3,5%.
Il Nord protetto dal leghismo imperante l'impatto della crisi economica ha colpito duro soprattutto questa parte importante della nazione, mentre per le famiglie meridionali sembrano aver subito in misura minore gli effetti della recessione.

Nel 2009, precisa l'Istituto di statistica, l'impatto del calo del reddito è stato più forte nel settentrione (-4,1 per cento nel Nord-ovest e -3,4 per cento nel Nord-est) e più contenuto al Centro (-1,8 per cento) e nel Mezzogiorno (-1,2 per cento). Nel periodo 2006-2009 il reddito disponibile delle famiglie italiane si è concentrato, in media, per circa il 53 per cento nelle regioni del Nord, per il 26 per cento circa nel Mezzogiorno e per il restante 21 per cento nel Centro. Nel periodo considerato tale distribuzione ha mostrato alcune variazioni che hanno interessato principalmente il Nord-ovest, il quale ha visto diminuire la sua quota di 0,6 punti percentuali (dal 31,1 del 2006 al 30,5 per cento nel 2009) a favore di Centro e Mezzogiorno (+0,4 e +0,2 punti percentuali rispettivamente.