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Egitto, riprende la guerriglia urbana e ci sono altri morti negli scontri coi sostenitori di Mubarak

Ci sono nuovi morti in Egitto. La rivolta contro Mubarak costa altro sangue. Il giorno dopo il "milione in piazza" migliaia di manifestanti antiregime non mollano: hanno ascoltato l'appello dell'esercito di tornare a casa ma sono rimasti in piazza Tahrir, nel centro del Cairo, indifferenti anche all'annuncio di Hosni Mubarak di non volersi ricandidare alle presidenziali di settembre. Molti hanno trascorso la notte bivaccando lì, nel luogo simbolo della rivolta sotto gli occhi del mondo, nonostante il coprifuoco. Martedì la «marcia del milione» si era svolta senza incidenti, ma il movimento di protesta, iniziato il 25 gennaio e costato la vita ad almeno 300 persone secondo un bilancio non confermato, non si ferma. E anche negli scontri odierni ci sarebbero alcuni morti e molti feriti scatenati dall'arrivo dei manifestanti pro-Mubarak. Lo ha detto Al Jazeera.

In piazza Tahrir da quando un gruppo di manifestanti pro-Mubarak è entrato nel grande spiazzo, sul lato del museo egizio, è salita la tensione. Si sono verificati tafferugli di violenza crescente tra i manifestanti delle opposte fazioni: ci sono decine di feriti e, secondo Al Jazeera, anche alcuni morti. I sostenitori del presidente sono armati di spranghe e coltelli. Si tratta di gruppo di uomini a cavallo in borghese e altri su cammelli che hanno caricato i manifestanti nella zona nordorientale della piazza. Il gruppo viene dal lato della piazza dove erano raccolti i sostenitori di Mubarak. I manifestanti hanno reagito disarcionandoli e picchiandoli.

Intanto è stata sospesa l'attività della Camera e del Senato, in attesa che il tribunale del Cairo si pronunci in via definitiva sui ricorsi presentati da alcuni candidati non eletti nelle ultime consultazioni politiche. Lo ha annunciato la tv di Stato egiziana. Un provvedimento di questo tipo era stato già preannunciato martedì nel discorso del presidente Hosni Mubarak ed è volto a rispondere alle richieste dei partiti di opposizione che non hanno rappresentanti in Parlamento.

L'Egitto rifiuta gli appelli a una transizione immediata del potere: lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Hossam Zaki, dopo i ripetuti inviti in questo senso della comunità internazionale.

Intanto è stato ridotto da 17 a 14 ore il coprifuoco al Cairo, ad Alessandria e a Suez. Poco dopo l'appello con cui le Forze Armate egiziane hanno chiesto alla popolazione di «tornare alla vita normale» e rientrare «a casa per riportare la sicurezza e la stabilità nelle strade», è stato annunciato che d'ora in poi il coprifuoco nelle tre città scatterà alle 17 locali (le 16 in Italia), e rimarrà in vigore fino alle 7 ora del mattino. In precedenza il provvedimento aveva una durata compresa fra le 15 e le 8 successive (dalle 14 alle 7 italiane). Inoltre è stata parzialmente ristabilita la connessione a Internet, almeno al Cairo e ad Alessandria: i quattro provider del Paese sono ritornati operativi. I servizi on-line erano completamente interrotti in tutto il Paese da cinque giorni, dopo la mobilitazione popolare che aveva condotto per la prima volta all'occupazione di piazza Tahrir, nel cuore della capitale.

«Nessun dialogo con il vice presidente Omar Suleiman senza le dimissioni del presidente Hosni Mubarak». È questa, intanto, la posizione dei Fratelli Musulmani, che per bocca del loro dirigente Mohammed al-Baltanji hanno commentato l'apertura del vice presidente egiziano al dialogo con le opposizioni. Il dirigente islamico ha anche commentato gli scontri in corso in Piazza Tahrir, al Cairo, tra sostenitori di Mubarak e oppositori. «Si tratta di bande armate inviate dal governo - ha aggiunto - per attaccare i nostri militanti con azioni preordinate».