"Quello che avete cominciato non si deve fermare". I manifestanti raccolti da ore in piazza Tahrir non hanno bisogno di farselo dire, anche se a pronunciare l'appello e' uno dei principali leader dell'opposizione. Mohammed El Baradei si presenta in serata nella grande piazza, diventata ormai il simbolo della protesta popolare contro il regime di Hosni Mubarak, e ad ascoltarlo sono migliaia le persone che per la terza giornata consecutiva sfidano apertamente il coprifuoco.
E ad unirsi a loro per la prima volta sono stati anche religiosi di Al Azhar, centro sunnita prestigioso e soprattutto molto vicino al governo. Un segnale seguito anche da una parte della redazione di Al Ahram, quotidiano filo-governativo, che oggi si e' schierata per la fine del regime Mubarak, come hanno fatto decine di giudici che sono scesi in piazza con i manifestanti. "Il popolo vuole fare cadere questo presidente", scandivano mentre El Baradei rispondeva di avere ricevuto il mandato dalle opposizioni di avviare un governo di salute pubblica.
Fra i sostenitori di questa posizione i Fratelli Musulmani, che hanno cosi' ricucito uno strappo con l'ex capo dell'agenzia atomica internazionale quando quest'ultimo scelse, non seguito, di boicottare le elezioni legislative dello scorso anno. Ora il fronte si sta ricompattando, dopo che la confraternita ha deciso di aderire apertamente alle manifestazioni di piazza, acquistando un ruolo maggiore nella protesta contro il presidente egiziano.
"I Fratelli sono un gruppo islamico conservatore, ma non hanno niente a che vedere con l'estremismo" ha detto El Baradei in una intervista alla Cnn, tentato di rassicurare sul ruolo del movimento islamico, illegale in Egitto. Proprio oggi una decina di affiliati dei Fratelli e' fuggito da un carcere nel quale erano detenuti, cosi' come sono riuscite a scappare decine di altri prigionieri, molti dei quali delinquenti comuni.
Il problema dell'ordine pubblico e della sicurezza e' stato uno dei principali argomenti delle riunioni che i nuovi vertici egiziani hanno avuto nel corso della giornata. Il principale e' stato fra il rais, il suo numero due Omar Suleiman e il nuovo primo ministro Ahmed Shafik. La priorita' numero uno, hanno deciso, e' quella di ristabilire la calma e la sicurezza. Una delle prime decisioni operative adottate e' stata quella di riportare nelle strade del Paese la polizia, i cui agenti erano letteralmente spariti, non appena sono scesi in strada i blindati dell'esercito due giorni fa.
L'altro provvedimento adottato in serata riguarda l'estensione di un'ora del coprifuoco, che da domani sara' in vigore dalle 15 locali alle 8 del mattino, Una misura che non e' riuscita a scoraggiare i manifestanti, che non si sono nemmeno fatti intimidire quando due caccia dell'aviazione militare hanno sorvolato a bassissima quota piazza Tahrir appena e' scattato il coprifuoco, oggi pomeriggio. Ma Anche oggi, malgrado l'ordine di essere duri, i soldati non hanno reagito davanti ai manifestanti.
Piazza Tahrir, che questa mattina era blindata e inaccessibile anche ai passanti, nel pomeriggio e' stata riaperta, in presenza dei carri armati che la presidiano da ieri mattina. Le continue proteste di piazza stanno inducendo molti Paesi a fare rientrare i propri concittadini in patria. Usa e Turchia hanno messo a disposizione voli per il rientro in patria mentre anche gli italiani, soprattutto dipendenti di compagnie italiani con le loro famiglie, dovrebbero fare rientro in Italia a partire da domani.
Lo spettro del caos in un Paese di ottanta milioni di persone, strategico per collocazione geografica e per ruolo nella regione, ha fatto dire al segretario di Stato Hillary Clinton che gli Usa vorrebbero vedere "una transizione ordinata in modo tale che nessuna riempia un vuoto". "Ci vuole un piano ben pensato che porti ad un governo democratico e inclusivo", ha detto il capo della diplomazia americana.