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La Giunta per le autorizzazioni della Camera sull'affaire Ruby che ieri avrebbe dovuto votare la richiesta della Procura di Milano di perquisire gli uffici del ragioniere del premier Giuseppe Spinelli, ha votato la proposta del Pdl che chiede invece il rinvio degli atti ai magistrati milanesi.

Con 11 voti a favore, 8 contrari e 2 assenti nell'opposizione, l'organismo parlamentare ha adottato la tesi della maggioranza che propone un cambio di strategia nella 'difesa' del premier, scegliendo di seguire la strada dell'incompetenza di Milano, e cioe' del rinvio di tutti gli atti alla Procura con l'idea, in caso di contrasto con le toghe lombarde, di sollevare poi conflitto di attribuzione.

Per i parlamentari della maggioranza, in sostanza, la competenza a decidere sul caso sarebbe del Tribunale dei ministri, in quanto il premier, telefonando al capo di gabinetto della Questura di Milano Piero Ostuni avrebbe agito in qualita' di presidente del Consiglio perche' credeva davvero che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Si tratterebbe, insomma, di un reato di natura ministeriale.

Che, se riconosciuto, potrebbe anche portare, alla fine, alla nullità di tutti gli atti messi in essere dalla procura di Milano. Intanto, l'Aula di Montecitorio, che dovra' votare la relazione della Giunta, lo farà a voto palese. La maggioranza in questo modo può evitare le insidie del voto segreto mentre puo' confidare sulla posizione assunta dal finiano Giuseppe Consolo che, ancora prima della decisione della Giunta, aveva sostenuto la competenza del Tribunale dei Ministri a giudicare.

"Il cambio di strategia dimostra due cose: che hanno le idee confuse e che temono il voto segreto" dice il finiano Nino Lo Presti ricordando che il voto sulla competenza del Tribunale dei ministri, cosi' come prevede l'art. 18 del Regolamento della Camera, avviene senza la copertura della segretezza. Ma questa nuova linea assunta dalla maggioranza viene contestata dall'opposizione: "la giunta ha votato un provvedimento assolutamente illegittimo che serve solo ad inasprire lo scontro con la magistratura e rischia di alimentare un vero e proprio conflitto istituzionale" sostiene la capogruppo Pd in Giunta, Marilena Samperi.

Dal canto loro i parlamentari del terzo Polo ritengono che sulla restituzione degli atti per incompetenza funzionale della procura di Milano "la Camera puo' giudicare la propria incompetenza, non quella altrui, che potra' essere oggetto di rimedi giurisdizionali". Il premier, dicono i centristi Pierluigi Mantini e Armando Dionisi con il finiano Lo Presti, "non ostacoli le indagini ma chiarisca dinanzi ai giudici la sua posizione nel quadro allarmante di prostituzione, droga, ricatti, che danneggia l'Italia e la sua immagine".

Anche l'Idv, con Di Pietro che grida al "golpe", rimarca la decisione di oggi "espone al ridicolo il premier" mentre, sostiene il componente dell'organismo, Federico Palomba, "accertare se un reato e' ministeriale o meno e' compito della giustizia e non della politica". La nuova strategia della maggioranza punta invece a giocare il tutto per tutto, anche a costo di sostenere una tesi imbarazzante per il premier: se venisse deciso che la procura di Milano non è competente ad indagare sul 'Ruby-gate' gli atti dell'inchiesta compiuti fino ad ora potrebbero passare al Tribunale dei Ministri ma rischiano anche di essere annullati. Un pericolo, questo, che potrebbe verificarsi se, chiamata in causa per un eventuale conflitto sollevato dalla Camera o dalla Presidenza del Consiglio, a decidere sulla competenza fosse la Consulta.