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Tassa di Soggiorno. Confindustria Sardegna assolutamente contraria: una misura iniqua e dannosa

“Siamo assolutamente contrari all’introduzione di una tassa di soggiorno” così ha esordito il Presidente Putzu a commento delle notizie di questi giorni sulle trattative in corso sul decreto sul federalismo municipale.

“A parte l’ammontare e i sistemi di calcolo a dir poco bizantini di questo ennesimo balzello a carico delle imprese del settore – e per fortuna che ci troviamo di fronte al ministero per la semplificazione –“ ha proseguito il leader degli industriali sardi “mi sembra che ancora una volta si guardi all’industria turistica come a una vacca da mungere alla bisogna, una sorta di bancomat dal quale attingere per far fronte alle cattive gestioni che negli anni hanno lasciato vuote le casse delle pubbliche amministrazioni”.

“Si tratta di una misura iniqua che grava pesantemente su un comparto già duramente colpito dalla crisi attuale e che quotidianamente fa i conti con la cattiva gestione delle risorse e dei servizi pubblici a livello locale come dimostrano le vicende di un’altra tassa, la TARSU”.

“Ma soprattutto ci troviamo di fronte ad una misura che, se introdotta, ci posizionerebbe in maniera totalmente avulsa dal contesto con il quale le nostre imprese si trovano a concorrere. Va detto infatti che in nessuno dei Paesi con i quali ci confrontiamo esiste qualcosa di simile, e quando anche sono presenti strumenti in qualche modo comparabili, questi fanno parte di un contesto dove si guarda con grande attenzione alla competitività dell’impresa turistica e si prevedono politiche specifiche di sostegno, per esempio sul fronte fiscale, oltre a destinare le risorse raccolte per interventi di rafforzamento del settore e non per integrare la fiscalità generale”.

“Personalmente credo che le cose vadano chiamate con il loro vero nome. E’ ora di finirla con definire questa una tassa di soggiorno, siamo in presenza di una “tassasugli alberghi”, e deve essere chiaro che questa non è neutra per i turisti, ma costringe le imprese del settore ad assorbirne i costi per poter mantenere la propria competitività, questo avrà sicuramente ricadute estremamente negative sul fronte dell’equilibrio finanziario e dell’occupazione diretta ed indiretta”. Red