Press "Enter" to skip to content

Mora smentisce Ruby sull’incontro con il premier

Ruby dichiara di avere incontrato Silvio Berlusconi il 14 febbraio 2010. Lele Mora, invece, sostiene di aver presentato la giovane marocchina al Cavaliere
nel 2009. La contraddizione traspare dalle contro interrogazioni raccolte dai legali del presidente del Consiglio, Piero Longo e Niccolò Ghedini, ora depositate in giunta per la Autorizzazioni della Camera.

"Sì, ricordo bene Ruby - dice l'agente dei vip Lele Mora - l'ho conosciuta la prima volta proprio ad Arcore nell'occasione di una cena dal presidente Berlusconi a Villa San Martino. Credo che ciò sia accaduto nel 2009, non sono in grado di ricordare il mese".

"Io ero già in casa - ricorda Mora - e Ruby arrivò con due ragazze, accompagnate da due ragazzi". "Ruby - afferma - voleva lavorare nel mondo dello spettacolo e mi chiese, conoscendo la mia professione, di darle una mano. Seppi poi, dal personale della mia agenzia, che si era già presentata presso i miei uffici per cercare lavoro".
L'esponente del mondo dello spettacolo riferisce quindi di avere dato "un anticipo di 3 mila euro" alla ragazza, come acconto "sulle future collaborazioni o lavori", visto che la sua agenzia "investe normalmente in giovani emergenti".

Secondo Mora, Ruby non mostrò mai i documenti e chiese continuamente "aiuti economici".

Solo dopo la lite tra Ruby e la sua coinquilina, l'agente dei vip venne a sapere che si trattava di una minorenne. "Mi arrabbiai moltissimo - rammenta - ma poiché mi faceva tenerezza mi interessai di lei". Così prima le inviò un avvocato e poi propose alla figlia Diana di prenderla in affido.

"Ruby mi ha raccontato di essere stata sentita più di venti volte - conclude Mora - da un magistrato della Procura di Milano che a suo dire le continuava a fare domande personali e intime.

Escludo categoricamente una attività di prostituzione posta in essere da lei".

Quando ho conosciuto l'on. Berlusconi gli ho detto di essere figlia di una nota cantante egiziana e nipote del presidente Mubarak, che pure non avrebbe avuto buoni rapporti con mia madre". A confermare questa versione è Karima el Marough, ormai nota come Ruby, controinterrogata dai legali del premier Piero Longo e Niccolò
Ghedini.

La dichiarazione di Ruby è nelle memorie difensive che gli avvocati di Berlusconi hanno presentato in giunta per le Autorizzazioni della Camera. Sempre secondo quanto riferisce Ruby a Longo e Ghedini rispondendo a quesiti posti per iscritto in
una lettera del 2 novembre 2010, la giovane marocchina avrebbe detto al Cavaliere di essere in condizione di "difficoltà per  essere stata ripudiata" dalla sua famiglia di origine dopo che lei si era "convertita al cattolicesimo".

Ruby riferisce anche di avere conosciuto Berlusconi il 14 febbraio del 2010. "Quel giorno - ricorda la ragazza - sono stata invitata da Lele Mora a presenziare a una cena presso l'abitazione di una persona che non mi fu indicata". "Lo stesso Mora - prosegue il racconto di Ruby - aggiunse che sarei stata accompagnata da un'auto, che sarebbe passata a prendermi presso la mia abitazione. Così accadde: l'auto si reco verso Milano 2 dove salì a bordo anche Emilio Fede. Poi prosegui"'.

Karima riferisce quindi di avere saputo che si trattava della residenza di Berlusconi solo quando l'auto stava per entrare nel giardino della grande villa. E a dirglielo fu Emilio Fede. "Nessuno - prosegue - ne Berlusconi ne' altre persone, mi ha mai prospettato o anche solo suggerito la possibilita' di ottenere denari o altre utilità in cambio di una disponibilità ad avere rapporti sessuali con Berlusconi". Da lui, sottolinea Ruby, "ho ricevuto come forma d'aiuto, vista la mia particolare situazione di difficoltà, alcune somme di denaro (nonché qualche regalo).

Mai visti spogliarelli o donne che avevano atteggiamenti di natura sessuale nelle feste di Arcore. E' quanto ha dichiarato Mariano Apicella nel corso nell'interrogatorio difensivo che i legali del premier Niccolò Ghedini e Piero Longo hanno fatto per conoscere "le modalità di svolgimento delle riunioni conviviali tenutesi nelle abitazioni dell'onorevole Silvio Berlusconi nel corso degli anni 2009-2010, con la partecipazione di ospiti femminili".

Apicella descrive le serate come "cene normalissime con familiari, imprenditori e politici e a volte anche amici" a cui partecipavano spesso "10-15" donne. Tra le partecipanti Apicella cita Maria Rosaria Rossi, Nicole Minetti, Barbara Guerra, Barbara Fagioli e "una certa Cristina di cui non so il cognome". Il musicista afferma inoltre che secondo lui gli unici minorenni presenti "alle colazioni o alle cene di famiglia" erano "i nipoti". Quanto a Ruby, prosegue "ho un vago ricordo del nome ma non del viso".

Nell'interrogatorio Apicella mette a verbale che il Cavaliere non rimaneva mai solo nella discoteca di Arcore, di non aver "mai" visto ne' spogliarelli "parziali o integrali" ne' "scene di attivita' etero o omosessuale". L'atteggiamento di Berlusconi, conclude, era "normale, socievole e di dialogo".

Le feste di Arcore erano solo degli incontri conviviali tra familiari, politici, imprenditori e amici. Si svolgevano ad Arcore prevalentemente nel fine settimana e non ci sono mai stati spogliarelli ne parziali, ne integrali". È quanto afferma il cameriere di villa San Martino nel controinterrogatorio fatto dai legali del premier Piero Longo e Niccolò Ghedini, ora depositato in giunta per le Autorizzazioni della Camera.

Luigi Pontillo, assunto da Berlusconi dal primo dicembre 2001, dichiara infine di non ricordare nessuna donna di nome "Ruby".

Gli avvocati del premier Niccolò Ghedini e Piero Longo iniziarono a raccogliere le dichiarazioni degli ospiti delle cene di Silvio Berlusconi ad Arcore quando
ancora il caso Ruby non era scoppiato sui giornali. Lo si evince dai verbali trasmessi alla giunta delle autorizzazioni della Camera Le prime richieste di colloquio per le indagini difensive risalgono al 21 ottobre del 2010. Il Fatto Quotidiano scrisse per primo delle dichiarazioni sulle serate ad Arcore il 27 ottobre.

A quella data, gli avvocati avevano già sentito 25 delle 29 persone le cui dichiarazioni sono state inviate a Montecitorio.