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Ancora tensioni a Tunisi ma nel frattempo nasce il governo di salvezza nazionale.

Ieri in Tunisia il primo ministro ha annunciato il nuovo 'governo di unità nazionale', l'esecutivo che inaugura l'era post-Ben Ali tra conferme, aperture e con molte promesse. E che con queste tenta soprattutto di riportare la calma nel Paese per condurlo alla elezioni, entro sei mesi. Quelle che sanciranno la vera risposta alla 'rivolta del gelsomino'.

Confermati undici ministri del vecchio governo, e in posizioni chiave come Difesa e Interno. Ma per la prima volta entrano nell'esecutivo anche tre esponenti dell'opposizione con in testa il leader della partito democratico progressista, Najib Chebbi. Ci sono dunque le promesse e gli impegni, il vero messaggio al popolo della protesta: la liberazione di tutti i prigionieri politici, la totale libertà di stampa e l'immediata abolizione del ministero dell'Informazione, additato per anni come lo strumento del regime per imbavagliare il Paese.

Poi l'intenzione di aprire inchieste su chi possiede ricchezze 'dubbie' ed è sospettato di corruzione. Quindi la legalizzazione di tutti i partiti e della Lega per la Difesa dei Diritti Umani. Come prima decisione, in serata, il neo-governo ha silurato il governatore della Banca Centrale Thoufi Bakkar, verosimilmente per la vicenda dell'oro trafugato dalla moglie di Ben Ali', Leila Trabelsi. "Se è un uomo onesto manterra' la parola - dice una giornalista tunisina commentando l'annuncio del premier- garantire la libertà di stampa è un obbligo, è quello che il Paese chiede, che a questo punto non si può piu' ignorare".

Ma il vero cambiamento va costruito, per questo, riferisce un giornalista de La Realite', "le elezioni vanno preparate, le persone vanno preparate per potersi presentare". E va preparato anche un Paese, in preda ancora alla tensione e all'incertezza. L'atteso annuncio del primo ministro Mohammed Gannouchi e' giunto dopo giorni di scontri e in una clima ancora teso. E' stato preceduto da una manifestazione nel centro di Tunisi organizzata dall'opposizione dispersa dall'intervento massiccio della Polizia con colpi sparati in aria e lanci di lacrimogeni. Oltre al rincorrersi di voci sulla presenza di cecchini in piu' parti della citta' e di scontri a La Goulette dove sorge il porto turitico di Tunisi.

Nel primo lunedi' dall'uscita di scena del presidente fuggito venerdì scorso, la citta' si era svegliata con una grande voglia di normalita': negozi aperti, anche se solo fino alle 15 perché il coprifuoco e' sempre in vigore. Pieni i tavolini dei bar e la Medina sembrava riacquisire il suo consueto ritmo. Per poco pero', perchè l'atmosfera può cambiare rapidamente. Lo ricordano i posti di blocco, le transenne sulla centrale avenue Bourghiba da giorni presidiata dall'esercito.

Lo ricordano anche i morti: 78 secondo il ministero dell'Interno che per la prima volta oggi ha fornito un bilancio dei disordini. Novantaquattro i feriti; 46 posti della Guardia nazionale, 85 posti di polizia, 43 banche e 66 spazi commerciali distrutti e 1,6 miliardi di euro di danno per l'economia. Il ministro dell'Interno Ahmed Friaa è comparso per la prima volta in pubblico e, in una dichiarazione trasmessa dalla televisione nazionale ha rivolto un appello a 'consegnare le armi': "riportatele nelle caserme e nei posti di polizia più vicini e non sarete perseguiti", ha detto. L'appello e' alla 'calma' nel Paese, ma con esiti tutti da verificare.

Intanto oltre i confini tunisini la 'rivolta del gelsomino' frutto del gesto estremo di Mohamed a Sidi Bouziz, il giovane ambulante che il 17 dicembre si è dato fuoco scatenando la protesta, ha un potenziale effetto domino in Algeria, in Egitto e in Mauritania. In Algeria e' salito a sei il numero delle persone che hanno tentato emulare Mohamed. Uno in Egitto, un altro in Mauritania.

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