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Tunisia, Ben Alì ferma gli agenti

La rivolta in Tunisia potrebbe portare ad uno sbocco politico anche se la tensione resta altissima in tutto il Paese nordafricano.

Dopo una giornata di scontri in tutto il Paese il presidente tunisino Ben Alì è apparso in televisione promettendo una svolta. Ben Ali, al potere dal 1987, che ha annunciato che non si ricandiderà alle elezioni presidenziali del 2014. Lo ha detto in un intervento alla televisione in cui ha anche ordinato alla polizia di non usare le armi contro i dimostranti. Ben Alì ha anche promesso libertà di stampa e la fine del blocco sui siti Internet. Appena concluso il discorso del presidente Ben Ali in televisione, la gente è scesa in strada scandendo slogan contro il governo, nonostante il coprifuoco iniziato da mezz'ora. «Abbiamo avuto quello che volevamo»- ha spiegato un ragazzo - «la libertà , la libertà di stampa, la democrazia». Alcune migliaia di persone si sono ormai raccolte in Avenue Bourghiba, dirette verso la piazza con la Torre dell'Orologio. 

Subito dopo l'annuncio in Tv del presidente tunisino Ben Alì poi, diversi siti Internet, da anni inaccessibili,sono stati sbloccati. Tra questi - come ha verificato l'Ansa - Al Jazira, Flickr, Youtube, Wat.tv, Daily Motion, il sito della radio di opposizione Kalima ed altri ancora.

La svolta è arrivata al termine di una giornata segnata ancora una volta da scontri e morti. L'esercito aveva lasciato in mattinata il centro della capitale dopo che mercoledì era stato decretato il coprifuoco notturno in seguito agli scontri che nella sola Tunisi avevano provocato almeno cinque vittime. Il coprifuoco però è stato ignorato da molti manifestanti, secondo testimonianze. Negli scontri avvenuti la scorsa notte alla periferia della capitale ci sarebbero stato otto morti. E nel primo pomeriggio in centro a Tunisi diverse centinaia di persone si sono raccolte davanti all'ambasciata di Francia e hanno tentato di marciare verso la città vecchia lungo il viale Bourguiba. Sono però intervenute le forze speciali della polizia, che hanno disperso la folla con un lancio di gas lacrimogeni. Gli agenti in assetto anti-sommossa hanno poi circondato e isolato il quartier generale della Ugtt, il principale sindacato tunisino.

Successivamente un manifestante è stato ucciso questo pomeriggio da colpi sparati dalla polizia nel quartiere di Lafayette, sempre in pieno centro di Tunisi, presso la centrale avenue Bourghiba. Secondo testimoni che hanno parlato con la France Presse, un altro manifestante sarebbe rimasto gravemente ferito e poi deceduto in ospedale. I colpi d'arma da fuoco sarebbero stati sparati nella avenue de Lyon. Anche un giornalista francese sarebbe anche stato colpito ad una gamba, riferiscono ancora le stesse fonti, ma i soccorritori non sarebbero riusciti a chiamare l'ambulanza, e quindi l'avrebbero portato in ospedale con i loro mezzi.

Secondo fonti ufficiali di governo le vittime sono 23 dall'inizio della rivolta, mentre l'opposizione e gruppi di difesa dei diritti umani parlano di 66 decessi. Tra le persone rimaste uccise anche un docente franco-tunisino a Douz e una cittadina con doppia nazionalità svizzera e tunisina. Oltre al tassista che sarebbe stato ucciso a Ettendhamen, ci sarebbero state vittime anche ad Amman-lif e Intilaka. Inoltre ad Hammamet i morti di mercoledì sarebbero due e non uno come si era precedentemente appreso.

Giovedì ci sono stati saccheggi anche a Biserta, con l'esercito schierato in strada che non è intervenuto. Testimoni hanno constatato che da un supermercato sono stati saccheggiati generi alimentari. Camionette dell'esercito sono arrivate sul posto, ma i militari non sono intervenuti. I soldati sono presenti in vari punti della città e hanno posizionato filo spinato davanti ad alcuni edifici strategici, fra cui le banche. Saccheggiata anche una birreria lungo la strada fra Tunisi e Biserta. Testimoni affermano che sempre a Biserta è stato saccheggiato e poi dato alle fiamme un altro supermercato. «Non vogliamo saccheggi, la polizia è andata via perché qualcuno li potesse fare», accusa un gruppo di persone radunate di fronte alla sede dell'Ugtt riportate dall'Ansa. «Non vogliamo saccheggi, sono atti premeditati. Noi vogliamo dignità e libertà». Secondo il giornalista tunisino Lufti Hajji, intervistato da al-Jazeera, saccheggi sono avvenuti anche nelle località turistiche di Hammam Chat, Solimen e Nabeul: «Sono stati presi d'assalto alcuni centri commerciali e sono stati dati alle fiamme diversi edifici pubblici». Anche in questi casi i soldati avrebbero assistito senza intervenire. «Gafsa versa in uno stato di anarchia completa con bande che stanno saccheggiando liberamente i negozi del centro», ha aggiunto Hajji «Questa mattina c'era stata una manifestazione sindacale caricata dalla polizia che è intervenuta con il lancio di gas, ferendo 4 persone. Subito dopo la polizia si è ritirata e sono giunte in città bande di incappucciati che stanno saccheggiando i negozi. Si tratta di bande organizzate e legate al governo che hanno come obiettivo quello di screditare il movimento di protesta e di portare il terrore tra i cittadini».

A Sousse, terza città tunisina, è stato indetto uno sciopero generale dai sindacati, mentre per venerdì sono previste due ore di sciopero generale a Tunisi. Il quotidiano francofono Le Temps segnala tre giovani morti a Degueche, nei pressi di Tozeur.