Press "Enter" to skip to content

Le registrazioni del 113 e il pm Fiorillo hanno fatto accelerare l’inchiesta e farle cambiare rotta.

La svolta del caso Ruby su Silvio Berlusconi segnala che evidentemente, sulla scorta di sopravvenute acquisizioni, in seno alla Procura milanese ci deve essere stato un cambio di valutazione circa la procedura con la quale nella notte tra il 27 e 28 maggio 2010 la 17enne marocchina fu affidata dalla polizia alla consigliere regionale pdl Nicole Minetti, il cui arrivo come «delegata per la Presidenza del Consiglio» era stato preannunciato ai funzionari della Questura da una telefonata di Berlusconi sul cellulare del suo caposcorta.

Nei giorni immediatamente successivi all'emergere della vicenda a fine ottobre 2010, e cioè nelle more dell'aspro confronto tra il Pm della Procura dei minorenni Annamaria Fiorillo («La Questura ha aggirato le mie disposizioni, non ho mai autorizzato l'affidamento alla Minetti della ragazza») e il ministro dell'Interno Roberto Maroni («La polizia ha operato con assoluta correttezza nel rispetto di tutte le procedure previste e delle prassi»), il 3 novembre il procuratore della Repubblica milanese Edmondo Bruti Liberati aveva dichiarato che, allo stato degli atti di quel momento, «la fase conclusiva della procedura di identificazione, fotosegnalamento e affidamento della minore è stata operata correttamente. Non sono previsti ulteriori accertamenti sul punto».

Ma nel prosieguo delle indagini sono emersi elementi che hanno convinto i Pm del fatto che la ragazza sarebbe stata effettivamente affidata in maniera indebita alla Minetti, in violazione delle direttive impartite dal pm minorile Fiorillo, e su induzione della pressione esercitata dal premier Berlusconi con la telefonata notturna al capo di gabinetto della Questura: telefonata nella quale caldeggiava un rapido disbrigo della pratica relativa alla ragazza, che il Cavaliere affermava gli fosse stata segnalata come «nipote» o comunque «parente del presidente egiziano Mubarak». Tre elementi, soprattutto. L'identificazione della ragazza non sarebbe stata completata prima della sua uscita dalla Questura. Non sarebbe stata valutata nel concreto l'affidabilità teorica (in quanto consigliere regionale) dell'affidataria Minetti, in realtà solo uno schermo visto che poi rimise subito la minorenne marocchina nelle mani di una prostituta brasiliana. E molto avrebbe pesato la ricostruzione delle prescrizioni date alla polizia dal Pm minorile Fiorillo, puzzle messo insieme non soltanto attraverso le varie relazioni scritte dei protagonisti, ma anche e soprattutto attraverso le prime conversazioni quella sera tra poliziotti e poliziotti e poliziotti e Pm: telefonate che, come tutte quelle che intervengono sul «113», vengono registrate a differenza di quelle sui cellulari dei funzionari.