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Decretato lo stato d’emergenza in Tunisia.

Il presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali ha deciso di sciogliere il suo governo e indire elezioni politiche anticipate entro sei mesi. Lo ha annunciato la Tap, l'agenzia di stampa ufficiale. E' stato quindi decretato lo stato d'emergenza in tutta la Tunisia. Lo si apprende da fonti ufficiali. "C'è bisogno di un governo di unità nazionale contro i rischi di un bagno di sangue": lo ha detto il capo del Partito democratico progressista (Pdp) all' opposizione in Tunisia, Mohammed Nejib Chebbi, parlando mentre a Tunisi era in corso la manifestazione di fronte al ministero dell'Interno.

"Non c'è alternativa - ha detto Chebbi - nonostante Ben Ali abbia voluto mostrare di voler venire incontro alla gente. Ma la gente non ha più fiducia in lui. Per questo serve un governo di unità nazionale, per evitare un bagno di sangue. E se non basterà c'è il rischio di una situazione di tipo birmano".

"Il Paese è come un ambiente saturo di gas - ha aggiunto il capo del Pdp, che non ha rappresentanza in parlamento - Basta un fiammifero per farla esplodere".

Questa mattina, l'ipotesi di un governo di unità nazionale era stata definita "del tutto fattibile" ed "anche normale" dal ministro degli Esteri Kamel Morjane, intervistato dalla radio francese Europe 1. 

 Non è bastato il discorso in tv del presidente, ieri sera. Non sono bastate le concessioni ai dissidenti, l'apertura dei siti internet, il licenziamento dei consiglieri economici. Il 'lascia o raddoppia di Ben Alì, come titola oggi Le Figaro pare dall'esito sempre più incero perché anche oggi un corteo a Tunisi ha raggiunto il ministero dell'Interno, in avenue Bourgiba.

Sono stati uditi alcuni colpi d'arma da fuoco nei pressi della sede del ministero dell'Interno di Tunisi, dove è in corso una manifestazione antigovernativa.
Secondo la tv araba 'al-Jazeera', i colpi sono stati sparati dopo il tentativo di alcuni manifestanti di assaltare la sede del ministero.
Secondo i giornalisti presenti sul posto, sono stati lanciati lacrimogeni e ed esplose granate davanti al ministero.

Qui i manifestanti sono stati raggiunti da un altro corteo composto da avvocati e da un altro proveniente da piazza Barcellona, dove si trova la stazione. La tappa di fronte a questa importante sede governativa, il tempio del governo ma soprattutto della sicurezza imposta da 23 anni dal regime, ha un evidente valore simbolico: "Ministero del terrore", è uno degli slogan dei giovani.

A poche centinaia di metri, nell'Avenue Bourghiba, i negozi sono chiusi per lo sciopero proclamato dai sindacati, anche se per il resto la vita nella capitale sembra tornata alla normalità.

E' di 13 morti il bilancio delle vittime delle proteste ieri a sera a Tunisi e dintorni, secondo quanto riferiscono fonti ospedaliere sul posto.

Nonostante il discorso di ieri del presidente Ben Ali, è stato confermato lo sciopero indetto per stamani alle 11 a Tunisi dalla centrale sindacale dell'Ugtt. Ci sono anche voci, non confermate, di altre vittime in scontri che sarebbero avvenuti nella notte in alcuni quartieri periferici della capitale.

 "La creazione di un nuovo governo di unità nazionale è un'ipotesi possibile". E' quanto ha affermato il ministro degli Esteri del governo di Tunisi, Kamel Morijane, citato dalla tv satellitare 'al-Arabiya'. Il capo della diplomazia tunisina non esclude quindi che l'opposizione possa entrare nell'esecutivo e considera questa eventualità come "una cosa normale".

Ieri era stata la leader dell'opposizone, May Eljeribi, a chiedere "che si formi subito un nuovo governo di unita' nazionale che si occupi dei temi piu' urgenti". In un'intervista ad AKI, il segretario generale del Partito democratico progressista, ha poi chiesto che "il governo garantisca subito il ritiro dell'esercito dalle città, la scarcerazione dei manifestanti arrestati, il ritorno alla calma ed elezioni anticipate, in modo da scegliere un parlamento che rappresenti davvero il popolo ed esaudisca le sue richieste".

Lo dice in un'intervista al quotidiano tedesco Welt il ministro degli Esteri, Franco Frattini, secondo il quale vi sono "buoni motivi" per la protesta che da giorni scuote il paese maghrebino. "Purtroppo la comunità internazionale - dice il capo della diplomazia italiana - non ha reagito finora in modo adeguato".

Secondo Frattini "l'Unione europea deve fare di più per rendere possibile i soggiorni ai giovani provenienti da paesi come la Tunisia (...) gli studenti dei paesi del Sud del Mediterraneo devono avere la possibilità di venire nelle università europee". In generale, sostiene Frattini, "esiste solo un modo per allentare la tensione: questi Paesi deve essere avvicinati di più all'Europa"