Ha ottenuto un trasferimento temporaneo dal “Badu ‘ e Carros” di Nuoro al carcere “Le Sughere” di Livorno Alfio Freni, l’ergastolano catanese di 40 anni che chiede insistentemente, dopo 20 anni di detenzione, di avvicinarsi alla famiglia e che non effettua un colloquio con la madre da 2 anni. Sulla vicenda, dopo una drammatica lettera-denuncia dell’anziana donna alle massime autorità dello Stato, al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, all’associazione “Socialismo Diritti Riforme” e al Garante dei Detenuti di Nuoro. Nella missiva aveva espresso preoccupazione per le condizioni del figlio che non può incontrare per motivi di salute e non avendo disponibilità economiche per affrontare un lungo e dispendioso viaggio.
L’uomo, che per protesta nei confronti del DAP aveva effettuato uno sciopero della fame, aveva avuto diverse crisi subendo, secondo quanto affermato dalla madre, un trattamento “disumano nonostante fosse debilitato dalla prolungata astinenza dal cibo”. In venti anni di detenzione, Alfio Freni, padre di due figlie e nonno di un nipotino, ha girato numerosi carceri della penisola senza mai usufruire di un permesso. Ristretto a Bad’e Carros dal gennaio 2010, nel luglio scorso, dopo incomprensioni per ottenere la cella singola per motivi psichiatrici ed un computer per scrivere aveva chiesto il trasferimento.
“E’ evidente – sottolinea Maria Grazia Caligaris, presidente dell’Associazione che da diverso tempo segue la vicenda – che il responsabile del Dipartimento ha colto l’assoluta incompatibilità del detenuto con il carcere di Bad’e Carros ma che ha ritenuto fondata la necessità di accogliere positivamente il principio della territoralizzazione della pena. L’auspicio è che dopo la temporanea presenza a Livorno, Alfio Freni possa essere assegnato ad un carcere vicino ai familiari in modo che anche l’anziana madre possa ogni tanto fargli visita. I continui rifiuti ad avvicinare i detenuti ai familiari non solo ignorano il principio costituzionale della rieducazione della pena ma sono controproducenti per il Dipartimento. Si esaspera infatti la convivenza all’interno degli istituti favorendo episodi di contestazione spesso con tragiche conseguenze. Sulla vicenda dell’ergastolano catanese, la parlamentare radicale Rita Bernardini aveva presentato un’interrogazione.