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Casini, non sarà mai il successore di Berlusconi e lui mai presidente della Repubblica.

Il "patto di pacificazione", offerto dal leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, dalle colonne del Corriere della Sera, non avrebbe lasciato indifferente Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, infatti, ai suoi più stretti collaboratori non ha fatto mistero di aver apprezzato i toni e la proposta dell'ex presidente della Camera mettendo bene in chiaro pero' che la linea dell'esecutivo non cambia: Casini dimostra ancora il suo senso di responsabilità che pero', sarebbe il ragionamento, va testato nei fatti e cioè alla prova del voto in Aula. E comunque, avrebbe osservato sempre Berlusconi, l'obiettivo di rafforzare la maggioranza con l'innesto di nuove forze non cambia.

Ma il leader centrista precisa anche che sarebbe "fantapolitica" pensare ad un appoggio esterno all'attuale esecutivo. Così come stoppa qualsiasi indiscrezione su un sua possibile successione a Berlusconi: "Sarei un fesso a considerarmi suo successore, vuol dire che mi considerano poco". La ripresa dei lavori intanto chiama il presidente del Consiglio ad una serie di appuntamenti cruciali, su tutti il pronunciamento della Consulta sul legittimo impedimento. Che il capo del governo continui il suo lavoro alla ricerca di parlamentari in grado di formare quel gruppo di responsabilita' che possa costituire la 'terza gamba' della maggioranza lo dimostra l'incontro di domani con il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, tra gli azionisti di maggioranza del Terzo polo.

Nel corso dell'incontro non e' escluso che il Cavaliere possa offrire al presidente siciliano usa sorta di 'patto di non belligeranza' che prevederebbe l'azzeramento della giunta siciliana in favore di una guida Pdl-Terzo polo, in cambio verrebbe interrotto il pressing sui parlamentari Mpa per convincerli ad entrare nella maggioranza. Il braccio teso di Casini al Cavaliere viene visto comunque con favore dalla maggioranza anche se in piu' di qualcuno nel Pdl legge le parole dell'ex presidente della Camera come un discorso per tenere compatti tutti i centristi, ed in particolare quell'ala di partito non ostile ad un dialogo con il premier.

Un capitolo a parte è invece il giudizio su Gianfranco Fini, messo all'angolo, a detta di diversi parlamentari della maggiorana, proprio dal leader centrista. Con quell'intervista, è il ragionamento, si certifica che Casini è il leader del terzo polo con cui gli altri schieramenti devono dialogare. Il presidente della Camera, ironizzano i più maligni del Pdl, al massimo puo' fare il 'numero due'. Le parole di Pier Ferdinando Casini se è vero che piacciono al Pdl, almeno ufficialmente, accolgono l'assenso anche degli uomini di Futuro e Liberta'. "Le parole di Casini - osserva il capogruppo di Fli alla Camera Italo Bocchino - spazzano via le fantasiose polemiche sulle divisioni della nuova coalizione che si candida ad aggregare i moderati italiani, sofferenti per essere finiti in un'alleanza di centrodestra dove la politica - è imposta in maniera estremista dalla Lega".

Plaude alle parole dell'ex presidente di Montecitorio anche Andrea Ronchi che però ci tiene a sgombrare eventuali dubbi sulla collocazione del nuova alleanza: "Bene Casini - dice - ma solo se il cosiddetto terzo Polo diventera' lo strumento per declinare valori ed alleanze coerenti con il percorso culturale e politico del Ppe avrà un senso politico per ristrutturare e rafforzare il centrodestra italiano". A taccuini chiusi però nelle file di Futuro e Libertà non mancano i mal di pancia per il ruolo centrale che il leader centrista ha acquisito sulla scena politica. Tra i più maliziosi serpeggia anche il sospetto che ci sia un accordo segreto tra Casini e il Cavaliere.

Supposizioni che si rincorrono in attesa che Gianfranco Fini torni ufficialmente sulla scena politica. Pochi giorni comunque visto che da sabato il presidente di Montecitorio inizierà un tour per l'Italia (4 tappe tematiche da Nord a Sud) in vista del congresso fondativo di Fli in programma a febbraio a Milano. Ma l'attenzione è puntata anche sulla Lega Nord che continua il suo pressing per portare a casa l'approvazione del federalismo fiscale. Umberto Bossi non nasconde un certo ottimismo: "Calderoli che è già a Roma domani tasterà il terreno con Fini e Casini, ma mi pare che il terreno sia positivo". Anche in questo caso il leader centrista frena spiegando che così com'è il federalismo difficilmente la riforma avrà il voto dell'Unione di centro. Al ministro per la Semplificazione Legislativa Roberto Calderoli è affidata la mediazione con il Terzo polo ed il pd per arrivare ad "un'ampia maggioranza", in caso contrario la corsia delle urne anticipate resta quella preferenziale, ribadiscono i lumbard.