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Nell’Africa del Nord si muore per un pezzo di pane.

Almeno quattro persone sono state uccise e altre sei sono rimaste gravemente ferite da colpi d'armi da fuoco in scontri avvenuti nella notte tra manifestanti e forze dell'ordine a Tala, nell'area centro-occidentale della Tunisia.

Nella serata di ieri si sono riaccese le proteste anche in diverse regioni dell'Algeria. Nuove manifestazioni sono scoppiate in Cabilia ma anche ad Annaba e Tipaza, mentre la capitale è presidiata dalle forze dell'ordine. Fino ad oggi, tre manifestanti sono morti e 400 persone sono rimaste ferite.

Secondo Belgacem Sayhi, un sindacalista della scuola, le vittime sono state uccise dalla polizia quando le forze dell'ordine hanno aperto il fuoco sui manifestanti nel centro di Tala, un paese vicino a Kasserine.

Tra i feriti, sei sono in gravissime condizioni e sono stati trasferiti in un ospedale di Kasserine, la capitale della regione dove, in altri scontri, sarebbe stato ucciso un bambino di 12 anni. Quest'ultima notizia, pero', non e' stata confermata dalle autorita' locali.

Un altro venditore ambulante tunisino si e' cosparso il corpo di benzina e si e' dato fuoco oggi a Sidi Bouzid, dove un giovane fruttivendolo aveva compiuto lo stesso gesto il 18 dicembre, morendo il 4 gennaio.

Moncef Ben K., 50 anni, sposato e padre di famiglia, e' in ospedale e le sue condizioni sono giudicate gravi. Nelle stesse ore di questa nuova tragedia della disperazione, "lavoro, liberta', dignita' ", "pane, liberta', dignita' " erano gli slogan piu' scanditi a Tunisi dai manifestanti radunati per la protesta indetta dall'Unione Generale Tunisina del Lavoro (Ugtt).

Slogan che hanno riecheggiato il profondo malessere e la rabbia che, dal 18 dicembre quando Mohamed Bouazizi si cosparse il corpo di benzina e si diede fuoco a Sidi Bouziz, pervadono la gioventu' tunisina. Una gioventu' che in troppi casi non vede uno sbocco sicuro per il proprio futuro anche se, stando alle cifre di istituzioni internazionali, il loro e' uno dei Paesi emergenti e piu' affermati del continente africano.

I manifestanti hanno osservato un minuto di silenzio, di raccoglimento, "in memoria dei martiri", cioe' dei cinque morti (due colpiti dai proiettili della polizia, tre suicidatisi) dei giorni scorsi e, come ha sottolineato l'Ugtt, anche in segno di "solidarieta' con le popolazioni di Sidi Bouziz e con l'insieme delle regioni dell'interno", che chiedono legittimamente "una migliore qualita' della vita" ed "un modello di sviluppo che garantisca l'eguaglianza delle possibilita', il diritto ad un lavoro decente e a opportunita' di sviluppo".

Lavoro e sviluppo che, nelle zone interne nelle quali e' compreso Sidi Bouziz, per molti e' un sogno ancora irrealizzabile. Non va infatti dimenticato che la parte dinamica della Tunisia, che ospita un notevole numero di industrie straniere anche per via del ridotto costo del lavoro e delle tante agevolazioni fiscali loro concesse, e' praticamente incentrata sulla costa. Le cifre dicono infatti che le zone costiere accolgono il 95 per cento del flusso turistico, ospitano il 70 per cento degli impianti industriali ed il 63 per cento della popolazione.

Ora, a seguito degli eventi di Sidi Bouziz, in tali zone interne del Paese si registrano impegni di alcuni gruppi industriali, nazionali e non, con la prospettiva di diverse migliaia di posti di lavoro. Ed anche il governo, da parte sua, annuncia nuovi sostanziosi provvedimenti anche economici. Mentre l'Uniond Tunisina dell'Industria, Commercio e dell'Artigianato (Utica) ha rivolto un pressante invito ai suoi associati affinche' accelerino la creazione di nuovi posti di lavoro e procedano al piu' presto al reclutamento di diplomati degli studi superiori per farne almeno il quattro per cento del loro personale, "dando la priorita' ai disoccupati da molto tempo ed ai giovani di famiglie bisognose".

Basteranno queste prospettive a far allentare la pressione, il disagio, il malumore specie dei giovani? 

Potrebbe forse essere un passo positivo l'eventuale accoglimento dell'appello dell' Ugtt per "la liberazione delle persone arrestate, l'annullamento delle azioni giudiziarie nei loro confronti, cosi' come la rimozione del blocco di sicurezza a Sidi Bouziz e nelle altre regioni ed il ricorso al dialogo come meccanismo appropriato di qualsiasi forma di movimento", oltre all'individuazione ed alla punizione "di chiunque abbia colpa della morte di vittime innocenti". Ma, almeno per ora, non vi sono segnali in tal senso.