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Il Nord Africa in fiamme per l’aumento del 20% dei beni prima necessità

Rivolte e scontri nei paesi del Nord Africa per gli aumenti dei generi di prima necessità e la corruzione delle classi di potere,  sono scoppiate prima in Tunisia e ora anche in Algeria. La Commissione europea ha espresso «preoccupazione» per le violente proteste e l'agitazione sociale che hanno avuto luogo in Tunisia e Algeria e «deplora l'uso della violenza e la perdite di vite umane» e «chiede di non fare ricorso all'uso della forza e di rispettare le libertà fondamentali», ha affermato una portavoce del commissario all'Allargamento Stefan Fuele.

Una violenta battaglia tra polizia e manifestanti sarebbe in corso in uno dei quartieri centrali di Algeri, mentre nella periferia orientale sarebbe stato incendiato il deposito della nuova linea tramviaria ancora in costruzione, secondo quanto riferito all'Ansa. Nel centro della capitale, giovani manifestanti si stanno scontrando con agenti in tenuta anti sommossa. Il fumo dei lacrimogeni sparati dalla polizia ha invaso tutto il quartiere. Colonne di fumo si stanno alzando da varie zone della capitale. Nessun bilancio degli scontri è stato diffuso da fonti ufficiali, mentre la stampa locale parla di decine di feriti in tutto il Paese. In Algeria il 4 gennaio è iniziata la protesta dopo gli ultimi aumenti dei prezzi di prodotti alimentari di largo consumo. In diversi quartieri di Algeri - specie i più poveri - sono avvenuti scontri tra polizia e manifestanti che hanno incendiato auto e saccheggiato negozi. Gruppi di giovani armati di barre di ferro, pietre e coltelli si sono scontrati con le forze di polizia in tenuta anti sommossa. Nel quartiere di Bab al-Ouad, ex roccaforte del disciolto Fronte islamico di salvezza (Fis), i manifestanti hanno tentato di dare l'assalto al commissariato di zona: la polizia ha sparato in aria e ha arrestato venti persone. Il numero due del Fis, Ali Benhadj, è stato arrestato tra mercoledì e giovedì. Migliaia di giovani sono scesi nelle strade anche nelle altre principali città del Paese. In serata erano bloccate tutte le strade che portano nell'ovest. Venerdì la polizia ha presidiato le principali moschee della capitale dove si temevano nuove manifestazioni dopo la preghiera islamica del venerdì. Dopo le proteste, il ministero del Commercio ha deciso di abolire la tassa sui prodotti alimentari. Secondo quanto ha reso noto l'agenzia di stampa ufficiale algerina, il provvedimento dovrebbe riportare i prezzi ai livelli pre-tassa e porre fine alle rivolte. Gli ultimi rincari hanno fatto aumentare, per esempio, del 20% i pressi di zucchero e olio. Per evitare ulteriori problemi, la Lega algerina calcio ha annullato tutte le partite del campionato in programma venerdì e sabato.

In Tunisia le proteste sono iniziate prima di Natale, ma il regime del presidente Zine al-Abidine Ben Ali, il più autoritario del Nord Africa secondo solo a quello di Gheddafi, ha impedito il lavoro dei giornalisti e le notizie e le immagini sono filtrate con il contagocce. Hamada Ben-Amor, rapper 22enne noto come «Il Generale», autore di un brano dal testo critico verso il governo è stato arrestato giovedì sera a Sfax. La scorsa settimana aveva messo su YouTube una sua nuova canzone, dal titolo Presidente, il tuo popolo sta morendo, che nel testo fa riferimento ai problemi dei giovani e alla disoccupazione nel Paese. La canzone è subito divenuta la colonna sonora della rivolta dei disoccupati di Sidi Bouzid, che da lì si è estesa in tutta la Tunisia. Due blogger sono stati arrestati all'indomani di attacchi informatici ai siti governativi. La rivolta è scoppiata il 17 dicembre, quando Mohamed Bouaziz, un giovane laureato che per vivere faceva l'ambulante abusivo a Sidi Bouzid, si è dato fuoco per protestare contro la polizia comunale che gli aveva sequestrato la merce, morendo alcuni giorni dopo. Il 6 gennaio migliaia di avvocati hanno aderito a uno sciopero della categoria indetto in tutte le città contro il governo. I legali hanno denunciato «un uso senza precedenti» della forza e hanno affermato il dovere di «difendere la libertà di espressione» e «il diritto degli abitanti di Sidi Bouzid e di altre regioni all'occupazione, alla dignità». A Jbeniana la polizia ha disperso una manifestazione di liceali. Le forze di sicurezza sono intervenute anche a Tala. Il presidente Ben Ali la scorsa settimana ha effettuato un rimpasto di governo e rimosso il governatore di Sidi Bouzid. L'esempio di Bouaziz, in una Tunisia attanagliata dalla corruzione di governo e dall'altissimo tasso di disoccupazione giovanile, ha trovato emulatori. A Chebba un muratore di 52 anni, padre di due laureati disoccupati, si è impiccato. L'uomo era malato e aveva disperato bisogno di aiuti per curarsi e dar da mangiare alla famiglia. Un giovane si è suicidato nella città mineraria di Metlaoui, dove già erano scoppiati disordini nel 2008, mentre sono molte le notizie di tentativi di togliersi la vita. A Parigi duecento persone si sono riunite nel quadro di una giornata internazionale di solidarietà con la rivolta sociale in Tunisia, altre hanno protestato in Canada davanti al consolato tunisino a Montreal. Gli Stati Uniti hanno convocato venerdì l'ambasciatore tunisino a Washington per esprimere la loro «preoccupazione» e hanno chiesto il rispetto delle libertà individuali, in particolare sulla questione del libero accesso a Internet.