"Il governo Monti non prende nessuna posizione per quanto riguarda Finmeccanica e io mi chiedo perché. Cosa c'è che glielo impedisce?". Osvaldo Napoli, Pdl, è solo l'ultimo a intervenire nella vicenda dell'inchiesta che rischia di travolgere i vertici di Finmeccanica. Che da caso giudiziario, ormai, è caso politico.
"E il Governo non ha preso posizione non solo in questi giorni ma neppure in tutti questi mesi" sottolinea Napoli a La 7."Oltretutto i mercati internazionali oggi hanno paura a trattare con Finmeccanica perché una telefonata di qualsiasi genere va sui giornali e quindi ogni trattativa commerciale si ferma", fa notare l'esponente Pdl.
"C'è l'urgenza di un ricambio ai vertici e anche l'urgenza di un'indicazione di politica industriale", dice invece Andrea Orlando. "La crisi che sta colpendo l'assetto dei vertici dell'azienda rischia di preludere a uno shopping a basso costo - mette in guardia l'esponente del Pd - perché abbiamo già visto in altre fasi storiche come queste tempeste abbiano portato a una svendita del patrimonio pubblico". E conclude: "Penso che Finmeccanica sia ancora un grande soggetto nazionale e penso che il Governo debba prendere una decisione e io mi auguro che lo faccia difendendo Finmeccanica e mantenendo il suo ruolo e la sua funzione. Ciò che invece non può fare è girarsi dall'altra parte".
La campagna elettorale è iniziata, nulla di male, direbbero i saggi. Ma il problema per il governo Monti nell'immediato resta. E nel ciclone giudiziario che sta travolgendo Finmeccanica ormai da più di un anno, il numero uno Giuseppe Orsi che resta ancorato alla guida del gruppo, sentendosi forte della mancanza di prove rispetto alle accuse di corruzione internazionale e finanziamento illecito ai partiti che gli contesta la magistratura, fa discutere.
Aumentano le "pressioni", "da un ambiente che sta mirando a far si che dia le dimissioni", aveva detto il legale del manager una settimana fa. E a queste si aggiungono le sollecitazioni al Governo a intervenire per sostituire il capo azienda, arrivate in particolare da Idv e Verdi. Ingredienti che hanno prodotto ipotesi secondo cui l'Esecutivo starebbe per convocare il manager per affrontare la questione. Ma mancano conferme. Come del resto non sembra vero che nella lettera inviata qualche giorno fa al premier, Orsi si sia detto disponibile a fare un passo indietro. Anche la cancellazione della convocazione dei vertici di Finmeccanica da parte di Monti per il 16 ottobre scorso è stata spunto per ipotizzare ricostruzioni sulla sua successione e sui possibili candidati alla sua poltrona di presidente e amministratore delegato.
Nel Governo non c'è una sola voce che si esprima sulla vicenda. Dall'azionista Tesoro (30,2%) con il titolare Vittorio Grilli, al ministro dello Sviluppo Corrado Passera che ripete di non avere novità sul dossier, e che bisogna essere seri visto che si tratta di un'azienda quotata.
Quello dell'andamento in Borsa è uno degli aspetti su cui impatterebbe una successione al vertice del gruppo di aerospazio, difesa e sicurezza. Che e' alle prese con un piano di riorganizzazione avviato da Orsi per rimettere in sesto i conti (2,3 miliardi di rosso nel 2011) e la struttura (con la cessione degli asset civili). Una riorganizzazione che passa anche per una linea "etica", aveva tenuto a sottolineare il manager. Un cambiamento viene giudicato una mossa pericolosa anche dal punto di vista industriale e dell'immagine.
La Fim Cisl, per ultima oggi, ha osservato che è "necessario evitare il logoramento continuo dell'immagine del Gruppo", che bisogna tutelare il patrimonio industriale del primo grande gruppo di alta tecnologia italiano fatto di 75.000 lavoratori di cui 16.000 ingegneri e altrettanti tecnici specializzati". Finmeccanica "è ad un passo dal precipitare nella 'black-list' dei paesi che oggi sono clienti di importanti commesse, oltre a rendere sempre più difficoltoso il rapporto con gli istituti di credito", ha sottolineato il sindacato. "Resterà al suo posto, salvo che il governo non decida altrimenti", aveva detto il difensore di Orsi, Ennio Amodio, confermando che "si difenderà a tutto tondo per dimostrare la sua estraneità” alla vicenda dell'acquisto dei dodici elicotteri AgustaWestland da parte del governo indiano "in cui Orsi si è comportato con correttezza". E, dunque, non pagando alcunché ad intermediari ne alla Lega Nord che si ipotizza sia stato lo sponsor della sua alla guida di Finmeccanica.
Nella bufera era finito il suo predecessore, Pier Francesco Guarguaglini, che aveva sostenuto senza sosta la propria innocenza e alla fine si era dimesso, nel dicembre 2011, perché - secondo quanto risulta - in disaccordo con tutto il Cda sul piano strategico.