Il presidente del Consiglio Mario Monti "in un modo o nell'altro resterà una risorsa". Ne è convinto il ministro per la Cooperazione internazionale Andrea Riccardi, a margine di un forum a Milano, dopo la proposta da parte di Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini di una grande lista civica per l'Italia che chiami a raccolta "le energie sane del Paese, senza personalismi" e riporti Monti a Palazzo Chigi dopo le elezioni. Ma Bersani dice: basta scorciatoie e ricette italiche. E anche l’antagonistica alla primarie del Pd afferma: se vinco le primarie, non sarà Monti il premier. Si apre, inevitabilmente, la 'campagna' per portare al Quirinale il successore di Napolitano. Che alcuni anti montiani delle ultime ore potrebbero indicare proprio in Mario Monti. Per evitare di ritrovarselo a Palazzo Chigi senza che si sia candidato alle elezioni 2013.
"Non credo -risponde Riccardi a chi gli chiede dell'appoggio annunciato all'ipotesi di un Monti bis da vari esponenti politici e della società civile- che l'idea del Monti bis nasca dall'appoggio dell'uno o dell'altro. Il presidente Monti si è rivelato una grande risorsa per il nostro paese. E' una risorsa importante, per quello che ha fatto e per quello che ha dato, per il linguaggio politico che ha inserito" nel dibattito pubblico.
"La sinistra corre un serio rischio: consegnare non tanto Monti ma i contenuti della sua azione di governo a un'ipotesi centrista - dice a Repubblica il sindaco di Firenze, sotto suggerimenti del berlusconiano di ferro, Giorgio Gori, ex direttore di canale 5 e socio in affari con Mediaset, candidato alle primarie del Pd - Sarebbe la sconfitta del Pd. Io vorrei – ha aggiunto ancora l’uomo che parla tanto e non dice mai nulla, come il primo Berlusconi che faceva tante promesse ma nessuna regola, che poi ha portato l’Italia e gli italiani al disastro - un centrosinistra che fosse capace di migliorare e innovare l'agenda Monti, senza tornare indietro.
Lo abbiamo già fatto una volta, durante il governo Prodi, abolendolo scalone sulle pensioni e buttando 9 miliardi. Io mi preoccupo che il Pd non vada verso un modello 'riserva indiana'. Le primarie sono proprio l'occasione per dare forza al centrosinistra, per evitare la Grande coalizione. Con tutte le conseguenze che già vediamo, basti pensare ai veti sull'anti-corruzione".
Il sindaco di Firenze replica anche ad Eugenio Scalfari, secondo cui il secondo candidato alla primarie Pd è più di centrodestra che di centrosinistra (mai affermazione fu così giusta e reale, perché traspare nella volontà dell’omino del ‘sottovuoto spinto’ di portare il Pd al disfacimento consentendo così al berlusconismo di non perdere il potere e di amministrarlo ancora alla ‘romana’): "Rispetto i giudizi di Scalfari, ha aggiunto il politichino. Ha fatto la storia del giornalismo. Continuerò a essere un suo lettore anche se lui non sarà mai un mio elettore. Però mi aspetterei da lui un approfondimento sui contenuti (che non si vedono affatto e, quindi, bisogna che Gori si faccia dare da Arcore un programma vero e non quello pubblicato su internet che di programma di governo non ha nulla) della mia campagna invece di un pregiudizio gratuito. E, ripeto, è ingeneroso non rendersi conto di quello che sta succedendo nel Paese: più partecipazione, in destra e sinistra".
Ma non soddisfatto il sindaco di Firenze gli è stato suggerito ancora di dire: "Non voglio relegare la sinistra nei confini del passato. Per essere chiari, sono più di sinistra, per me, le riforme che premiano il merito (allora questo giovane candidato di destra non ha futuro se si parla di merito, perché meriti suoi per essere dove è se non grazie alla sinistra e a Bersani, non sarebbe mai arrivato ad essere presidente di provincia e sindaco di una delle città più belle del mondo, Firenze appunto) ma tutelano rendite di posizione. In Italia abbiamo conosciuto le seconde più delle prime. L'Ocse ci dice che il figlio di un operaio italiano ha 4 volte in meno le possibilità di laurearsi del figlio di un operaio francese. Invertire questa tendenza è di sinistra". E conclude: "Il Pd è anche casa mia, non ne uscirò mai, nemmeno se mi cacciano. Ma se vinco voglio fa rivivere il sogno del Partito democratico che non è nato per accordarsi con i partiti moderati, non è nato per fare patti elettorali coni Casini di turno ma per sconfiggerli. Semmai la questione è un'altra: io prometto lealtà se perdo, mi aspetto dal gruppo dirigente una parola di lealtà nel caso di una mia vittoria anziché agitare lo spauracchio di una possibile divisione”.
"Se si passerà a un sistema a base proporzionale con possibilità di scelta per i cittadini dei propri candidati e un premio non spropositato al primo partito - dice Franco Frattini, intervistato dal Corriere- allora ogni forza potrebbe correre per proprio conto, sostenendo i propri programmi che avranno in parte una base comune", e a quel punto in Parlamento "sarebbe possibile e probabilmente naturale che a fare la sintesi tra i contributi di partiti e liste che si ispirano alla sua agenda sia Monti stesso".
E "sarebbe questo il passaggio attraverso il quale Monti, da tecnico che peraltro oggi non e' piu', diventerebbe capo di un governo politico".
Un altro dirigente PdL, Maurizio Lupi, commenta: "Sembra che siano tutti pronti a tirare la giacca al premier, ovviamente per i loro interessi, ma credo sia il miglior modo per non farlo candidare. Comunque, ci sono delle differenze: Fini e Casini rappresentano la vecchia politica, prima col tentativo di fare il Terzo polo, fallito senza elettori, ora con una nuova formula pensata per recuperare consenso". Lupi invece nel movimento di Montezemolo vede "la natura e l'origine della prima Forza Italia, non a caso ha dato un giudizio duro su Casini e su quell'area. Credo possa essere una risorsa per il centrodestra e anche per il Pdl".
"Mi auguro che Monti faccia un altro regalo all'Italia trovi cioè prima del voto i modi e le forme che ritiene opportuni per essere presente alle prossime elezioni. Mi auguro che diventi il punto di riferimento per tutti quegli italiani che, delusi dalle scelte populistiche di Berlusconi, non vanno più a votare", afferma, in un'intervista al Corriere della Sera, il deputato del Pd Beppe Fioroni, secondo cui "saranno le elezioni a stabilire se il capo del governo sarà l'attuale premier oppure Bersani, l'unico del Pd che è legittimato a farlo in quanto capo del primo partito".
"Arroccarsi in una posizione antimontiana ci fa correre il rischio del 1994 e della gioiosa macchina da guerra di Occhetto" avverte Fioroni spiegando che "non possiamo dire che non ci alleeremo mai coi moderati e che siamo contrari all'agenda Monti", quando invece "serve il buon senso di costruire un ponte verso il futuro che veda insieme Monti, Bersani, i riformisti e i moderati". Ma Vendola non ne vuole sapere di alleanze con i moderati... "Il Pd - ribatte - non può essere prigioniero di Vendola, che per partecipare alle primarie ci chiede di rinunciare all'accordo con i moderati e di pronunciare un'abiura sul nome di Monti".
Fioroni accusa l’antagonista di Bersani di "un dirompente antimontismo" ma nutre la speranza che "Monti in campo convinca tutti a riflettere. Il mio terrore è che il secondo turno delle primarie faccia esplodere la conflittualità tra un'area che ricorda la sinistra di tanti anni fa e un'altra che ricorda la vecchia Forza Italia", conclude, "il rischio è un'implosione del Pd, che costringa una parte a fare altre scelte".