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Sanità, De Francisci in consiglio: ddl utile per iniziare a riordinare rete ospedaliera.

“Il disegno di legge in discussione in Consiglio regionale non è né alternativo né sostitutivo al nuovo Piano sanitario, ma è un primo provvedimento utile a riordinare il nostro servizio sanitario regionale e necessario per non perdere 244 milioni di euro di finanziamenti. È uno strumento comunque aperto al contributo e ai miglioramenti che potranno arrivare da ogni parte politica”. Lo ha detto l’assessore regionale della Sanità, Simona De Francisci, nel corso della sua replica in sede di discussione del disegno di legge della Giunta 385/A “Disposizioni urgenti in materia sanitaria connesse alla manovra finanziaria”.

“Con questo provvedimento – ha spiegato l’assessore – intendiamo iniziare a mettere ordine sulla rete ospedaliera, vero punto nodale dell’assistenza sanitaria in Sardegna. È una leggina urgente visti i tempi strettissimi che, lo ribadisco anche in questa sede, è fondamentale approvare per consentire alla Sardegna di decidere in autonomia come e dove apportare le razionalizzazioni. Bocciare questa legge potrebbe voler dire far decidere ad altri, cioè al Governo e in forma di decreto, le sorti della nostra sanità. E questo è inaccettabile.

L’assessore è poi entrata nel merito del ddl, spiegando in particolare che il ruolo dei direttori generali non sarà mai egemonico, perché non oltrepasserà poteri e competenze della Regione. Sui piccoli ospedali, la cui sorte anche durante la scorsa estate è stata all’attenzione del Governo, l’assessore ha rinnovato l’invito all’Aula di discuterne insieme il futuro: “In ogni caso – ha aggiunto – non ci sarà alcun smantellamento”. De Francisci ha poi ricordato i provvedimenti per il contenimento della spesa farmaceutica e del disavanzo (“certificato dai ministeri delle Finanze e della Salute in 118,7 milioni, cifra ben lontana da quelle diffuse ieri da Confartigianato”).

Infine, sulla mobilità passiva (la “migrazione” dei pazienti verso altre regioni), l’assessore ha precisato come quella della Sardegna sia tra le più basse in Italia, circa il 5%, cifra peraltro da rivedere al ribasso considerato che molti emigrati tengono la residenza nell’Isola nonostante vivano in altre pareti d’Italia. Com