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Copagri sul prezzo del latte: “Se le condizioni sono migliori, non biasimiamo gli allevatori che vendono fuori dalla Sardegna”

«Se le condizioni sono più vantaggiose rispetto al prezzo di monopolio dell’industria privata sarda, non è da biasimare, né tantomeno da contrastare la fuoriuscita di latte dall'Isola, come hanno organizzato gruppi di pastori del nuorese e oristanese». Con queste parole Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri, interviene sulla nuova polemica sul prezzo del latte aperta dall’onorevole Paolo Maninchedda (e proseguita dall'onorevole Mario Diana) sulla recente delibera di Giunta che detta criteri per la concessione, secondo quanto previsto dalla legge regionale n.15/2010,  di un contributo “de minimis” ai pastori  che destinano latte per prodotti diversi dal Pecorino romano.

Per Cirronis «spetta all’organo ufficiale incaricato dal Ministero per il controllo della Dop accertare scrupolosamente la rintracciabilità delle partite di latte destinate al Pecorino romano. L’assessore dovrà garantire, in sede di attuazione e verifica che i contributi siano concessi secondo la norma».

«L'esigenza e la priorità è una seria programmazione dell’offerta di Pecorino romano all’interno del Consorzio di Tutela come reso possibile dal recente regolamento comunitario sulle nuove norme contrattuali nel settore del latte», aggiunge Pietro Tandeddu, coordinatore regionale di Copagri, «che rende vincolanti le scelte per i trasformatori».

Grida invece vendetta «il bando di Agea che ha stabilito di acquistare per gli indigenti una partita di Pecorino romano proveniente dal solo Lazio», prosegue Cirronis. «Questo è il frutto avvelenato di una scelta stolta, non contrastata a suo tempo dal Consorzio di tutela, di modifica del disciplinare per inserire tre sotto-denominazioni territoriali, tra cui la produzione laziale, dopo il precedente tentativo di consentire la “cappatura” nera al solo prodotto del Lazio». Com

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