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Suini, il consorzio chiede l’intervento della Regione contro la peste suine: “Subito le regole e una legge di tutela”

Il Consorzio di produttori di suini di razza sarda(C.s.r.s.)  chiede l'intervento della Regione contro la peste suina. Ilmercato attraversa infatti un momento favorevole per la  riscoperta diquesto prodotto con la rivalutazione della filiera suinicola, ma adesso lapatologia che affligge gli animali rischia di mandare all'aria il lavoro fatto.

«La riscoperta del suino di razza sarda, la valorizzazione ela sua commercializzazione, in questi ultimi anni hanno portato all’avvio diuna filiera di qualità, a un incremento dei prezzi degli animali e dei prodottiderivati», spiega il presidente del consorzio, Valerio Ecca. Una filiera cheincoraggia gli imprenditori a investire su questi allevamenti, ma che vienedanneggiata  «dalle continue e velate accuse provenienti da più parti erivolte al mondo pastorale sardo sulle consuetudini millenarie di allevare deimaialetti».

Per contrastare questo andamento, il Consorzio chiede allaGiunta regionale un intervento celere per l'eradicazione della peste suina, «ascoltandoe applicando le proposte provenienti dal mondo agropastorale e sindacale», machiede anche la difesa delle vere produzioni sarde di qualità, «ancheapprovando al più presto la proposta di legge presentata di recente". LaRegione, inoltre, "deve adottare una norma per disciplinare leinformazioni commerciali da applicare ai prodotti autoctoni sardi e non». IlConsorzio, che si occupa di commercializzazione, invita invece gli allevatori amanifestare il proprio interesse a costituire un’associazione per la tutela delsuino sardo e di tutta suinicoltura regionale.

Per il consorzio, infatti, la Sardegna deve farsi valere dipiù, prendendo esempio dalle altre regioni italiane dove vengono allevati isuini autoctoni, e che per questo vengono invitate ai tavoli ministeriali comeprotagoniste per decidere le strategie del comparto. Regioni che propongonoprogetti e presentano idee che poi vengono approvati. «La suinicoltura inSardegna rappresenta un punto di forza su cui investire nel futuro", haaggiunto Ecca, "ora minata dalla peste suina che evidentemente conviene aqualcuno che sicuramente non ha niente a che fare con il mondo agropastoralesardo». Per questo il Consorzio invita a ricercare i motivi del mancato avviodelle disposizioni dettate dall’ordinanza del Presidente della Giunta Regionalen°28 del febbraio 2011, ovvero le misure sanitarie negli allevamenti suini perla lotta contro la trichinellosi e le pesti suine, così come il Decretoattuativo del piano di eradicazione della peste suina africana e della pestesuina classica anno 2012. «Si potrà scoprire che l’allevatore sardo e lasuinicoltura in generale sono vittime silenziose di un malfattore che ha piùdi trent’anni, favorito dai complici che devono e possono intervenire, ma nonlo fanno: l’aumento dei focolai di peste suina, hanno oramai avviato la mortedella suinicoltura nell'Isola». Anche gli allevatori, per il Consorzio, hannola loro responsabilità: «Chi non rispetta le regole compromette anni di lavorodi molte famiglie».

Altro aspetto sottolineato anche dal presidente di CopagriSardegna, Ignazio Cirronis, è il dato del 98% delle aziende di trasformazionesarde che in questi ultimi mesi hanno fatto di tutto per evidenziare la loroestraneità al blocco delle carni e derivati di suini allevati in Sardegnadicendo di lavorare solo carni nazionali. Un fatto che per Cirronis innesca"altri scenari di crisi del settore suinicolo sardo, perché a rimetterci,sono solo i soliti allevatori e trasformatori che hanno investito e che valorizzanole nostre produzioni sarde". "Come spiegheremo che le salsicce che domanisi troveranno negli scaffali dei supermercati non hanno niente a che vedere coni suini sardi nonostante la dicitura attesti siano salsicce sarde?". Com