Mario Monti comprende il disagio di molti italiani maavverte che aumenti tariffari e fiscali, per quanto ''rozzi'', sono sempre piùaccettabili del rischio di ''finire come la Grecia''.
Di buon mattino il Prof. incontra Wen Jiabao a Pechino perpresentare il made in Italy con l'obiettivo di accrescere gli investimenticinesi nel nostro paese; poi tiene una 'lecture' nella culla del pensiero delpartito comunista dove denuncia gli eccessi del capitalismo; infine, inconferenza stampa, affronta le questioni interne: da quelle politiche (negando''passi indietro'' e smentendo vertici di maggioranza) a quelle fiscali,parlando, appunto, dei recenti aumenti. Monti approfondisce anche il tema dellalotta all' evasione fiscale, per dire che non servono nuove misure e,soprattutto, che su questo tema non serve il consenso degli evasori.
Insomma, il governo va avanti. Tant'e' che Corrado Passera,dall'Italia, di fronte ai dati dei redditi rialncia sostenendo che servono''norme migliori'' e chiedendo per gli evasori una ''sanzione sociale'' perche'la piaga sia risolta definitivamente. Anche la seconda giornata a Pechino diMario Monti e' stata lunga e densa di impegni diversi. Il premier si ritrova adindossare i tre 'abiti' professionali della sua carriera: quello di consulente(in questo caso dell'impresa Italia); del professore e del capo di governo conrelativa maggioranza.
Dei tre appuntamenti, però, è il primo quello a cui tiene dipiù. Viene accolto nel palazzo dell'Assemblea del Popolo con gli onori militaririservati ai capi di Stato, perché - spiegano dalla delegazione - dopol'incontro con Hu Jintao a Seul la missione e' stata elevata al rango di''visita ufficiale''. Nelle enormi stanze in stile maoista, Monti parla diPechino come di un ''partner strategico'' con cui l'Italia deve necessariamente''rafforzare'' i legami. Wen lo ringrazia, riconoscendo la ''solidità''dell'economia italiana.
Sul piano bilaterale, il capo del governo italiano, pur concautela, non nasconde passi avanti: parla di agenda ricca di progressi. Quantoal tema dei diritti umani e delle libertà individuali, resta sul solcotracciato dal presidente della Repubblica: fa sue le parole di GiorgioNapolitano, ''capire per giudicare'', che non significa non ''condannare'', masemplicemente abbandonare posizioni preconcette. È evidente, però, chel'approccio pragmatico secondo cui gli interessi in ballo sono tali da nonpoter essere sacrificati per battaglie utili in patria ma con pochi effetti inCina, ha la meglio.
Il secondo appuntamento è quello che, come riconosce luistesso, lo ''emoziona'' di più. Anche se gli 'studenti' sono funzionari quellache tiene alla Scuola centrale del partito comunista è pur sempre una lezione.In cui, un po' a sorpresa, il professor Monti bacchetta il capitalismo.''Vengono un po' i brividi a dire questo qui'', riconosce lui stesso, ma credoche pur essendo il modello migliore, da quando è diventato monopolista dopo ilcrollo del Muro abbia lasciato un ''eccessivo predominio dell'impresa e delcapitale''.
Nel terzo appuntamento, all'istituto italiano di cultura, ilprofessore torna ad indossare i panni del capo di governo e, inevitabilmente,del 'comunicatore'. E così, dopo essersi detto lieto che in Italia le ''acquesi siano calmate'', rimarca di non aver compiuto nessun ''passo indietro''perché non c'era stato nessun attacco ai partiti; nega incontri al Quirinale opressioni dal Colle, così come imminenti vertici di maggioranza e bacchetta ilCorriere della Sera, reo - a suo giudizio - di cercare una verità diversa daquella da lui offerta allo stesso quotidiano di via Solferino.
Sempre con il cappello da politico in testa affronta ancheil nodo caldissimo delle buste paga più leggere e delle stangate tariffarie:ricorda che parte di quegli aumenti sono stati decisi da governi precedenti, maper altri si assume, comunque, la completa responsabilità.